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4 Gennaio 2024 - 5 anni dopo

Anika

Mi svegliai di soprassalto quando l'aereo scivolò sulla pista di atterraggio in modo così brusco, che sbattei la testa contro il finestrino su cui avevo dormito per tutta la durata del volo.

Gemetti appena per il dolore mentre mi massaggiavo la tempia. Tutti i passeggeri iniziarono ad applaudire il pilota e io mi guardai attorno spaesata.

Ma esattamente, lo applaudivano per quale motivo? Stavo per avere un trauma cranico a causa di quell'atterraggio, accidenti!

<<Oh bene, ti sei svegliata cara.>> al mio fianco, Rosa stava già iniziando a slacciarsi la cintura. <<Siamo arrivati persino in anticipo. Speriamo che gli Sheridan siano già in aeroporto.>>

<<Già, speriamo...>> mi sforzai di sorridere e mi slacciai la cintura a mia volta.

Dire che ero tesa e terrorizzata per ciò che stavo per affrontare era riduttivo.

Rosa era un'assistente sociale. Dopo avermi strappato via da mia madre e da una vita disastrata a Belltown, Seattle, si era fatta in quattro per trovare una famiglia adatta a occuparsi di me. Proprio in quel momento erano comparsi gli Sheridan, che si erano proposti di prendere sotto la propria ala un qualche ragazzino bisognoso.

Beh, il "ragazzino bisognoso" ero io. E così era cominciato il mio viaggio fino a Los Angeles, per raggiungere la mia nuova famiglia affidataria.

<<Ecco la tua valigia, cara.>>

<<Ti ringrazio.>>

Mi alzai dal sedile e presi il mio bagaglio, un trolley con una ruota mancante e quindi impossibile da trainare. Era anche di piccole dimensioni. Non che mi servisse molto spazio, visto che non possedevo troppe cose: qualche cambio di vestiti, roba intima, un pigiama e un peluche a forma di orsetto che mi aveva regalato mia madre quando ero ancora piccola.

<<Pensi che piacerò agli Sheridan?>> chiesi mentre scendevamo le scalette dell'aereo.

Il vento mi sferzava il volto e mi scompigliava i riccioli biondi, arruffandoli ancora di più di quanto già non fossero.

<<Ma certo, ti adoreranno!>> mi rassicurò mentre mi circondava le spalle con un braccio. <<Perché non dovrebbero?>>

Forse perché ero un disastro, o perché mia madre era una prostituta. Forse perché avevo visto a cinque anni uno dei suoi amanti nascondere della droga dentro ai miei giocattoli, o perché ogni sera l'avevo cercata per tutta Belltown negli ultimi anni, per poi trovarla ubriaca in qualche locale.

Ero cresciuta troppo in fretta, avevo visto troppe cose.

Feci spallucce alla sua domanda ed evitai di rispondere. Meglio non dirle quali fossero i miei dubbi, o l'avrei fatta preoccupare inutilmente.

<<So che sei un po' spaventata Anika, ma non devi. Andrà tutto bene. E poi, verrò a trovarti ogni tanto per assicurarmi che sia tutto apposto.>> le sorrisi a quelle parole.

Avrei tanto voluto una Rosa come mamma, le cose sarebbero andate decisamente in modo diverso.

Uscimmo dall'area degli arrivi e subito ci guardammo attorno, fino a scorgere un cartello con su scritto il mio nome e cognome: Anika Moore. Era un uomo vestito come un pinguino a sollevare quel cartello, con un paio di occhiali da sole calati sul naso e un auricolare.

Accanto a lui scorsi una donna che indossava un tailleur bianco e una camicetta nera, i capelli castani erano perfettamente acconciati in uno chignon basso e portava i tacchi. Sorrideva mentre tormentava con una mano la grossa collana di diamanti che portava al collo, sembrava piuttosto felice ed emozionata ma anche un po' nervosa. La capivo perfettamente.

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