3-Confusion.

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'E se ti va potremmo essere l'uno per l'altra, bruciare in fretta come un pezzo di carta.
Restare al buio senza dirci niente, senza la necessità di farcelo presente.
Dovrei sentirmi male, impotente, non corrisposto, ma è solo una piccola prova a cui questa vita mi ha sottoposto.
Dei tuoi pensieri a basso costo e delle persone che prendo a calci per entrarci in competizione, io me ne frego, mi fanno schifo.
Non hanno il senso e lo spazio dell'infinito.
E quindi dimmelo tu, non voglio essere come gli altri.
Dimmelo tu, che sono scarti e tu puoi salvarti.
Qua non conta l'età se non la spontaneità con cui mi guardi, ho un'ansia che arrivi tardi.
E resto con le mie domande per trovare un nesso, a regalarmi un altro istante, se mi è concesso.
Sto diventando grande come lei e tra le nuvole, dove si sdraiano gli Dei, ho visto che ci sei.'

Era il gran momento.
Le luci della grande arena erano già accese e la gente iniziava piano a riempire gli spalti intorno al famoso e grande ring.
Randy era nel suo camerino, di certo non si allenava per il suo match della serata, che come al solito era il main event, anzi era tranquillamente seduto sul divano la bella Summer seduta comodamente sulle gambe; per lui quello era il divertimento perfetto.
Però a disturbare la sua festa ci pensò John, che entrò nel suo camerino e fece cenno alla bionda di uscire.

«Ci divertiremo un mondo, dopo!» la ragazza accarezzò il suo petto e sculettando in modo sensuale, li lasciò soli.

John sembrava a dir poco disgustato dal modo di fare del suo migliore amico, ma dopo anni aveva capito quanto fosse inutile parlare e dirgli che tutto quello era sbagliato, che non poteva rovinarsi la vita in quel modo; tutto inutile.
Randy finiva col dargli sempre e solo la solita risposta: Da quel giorno non ho più una vita.

E di fronte a quella frase il povero John nulla ormai poteva fare, capiva il suo comportamento e lo capiva perché lo aveva visto lui stesso in lacrime quel dannato giorno e semplici parole non servivano, non bastavano a fargli cambiare idea.

«Non fare quella faccia, John.» si sollevò dal divano. «Sai che non mi piace.» versò del liquore nel bicchiere che portò subito alle labbra.

«Non posso farci nulla.» si giustificò. «Sai che quello che ho visto non piace a me.» si versò anche lui del liquore.

Randy odiava essere criticato, sapeva che tutto quello era sbagliato, non era stupido.
Sapeva anche che quello che John diceva era la verità, stava buttando il restante della sua vita ma non era importante. Nulla aveva più senso e poco gli importava darglielo.

**

Era pronta.
Si guardava allo specchio con un sorriso felice in volto, anche se solo in apparenza, sorrideva e quel sorriso nascondeva in esso un filo di tristezza che portava con sé da anni. Avrebbe tanto voluto che suo padre fosse stato lì a dirle che era perfetta e che sarebbe stata grandiosa con la sua voce armoniosa e bella.
Ma no, non era possibile e ne era perfettamente consapevole. Non poteva che guardare il cielo, fissare la stella più luminosa e dirle 'ciao papà'.
Almeno quello era sufficiente a farla sorridere per un po'.

«Sei favolosa, Helena!» un biondino tutto pimpante comparì al suo fianco facendola sobbalzare.

Si girò sperando di non incontrare quegli occhi e fu felice di non averlo fatto. C'erano solo delle iridi azzurre come il mare a guardarla e un sorriso smagliante che caratterizzava da sempre Nick Nemeth.

«Grazie, Nick. Sei gentile.» ricambiò il sorriso ma pian piano si accorse che quello di lui stava sparendo.

«Hai gli occhi lucidi.» gli fece notare allungando una mano verso la guancia della ragazza.

In My Veins.||In Revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora