7-The Desire that i would not.

6.8K 332 57
                                    

'..Non so niente di te lo sento quando mi rispondi così..
Non so niente di te né tu di me..
È una continua agonia lasciarsi vivere e non crederci più..
E mi chiedo cos'è..
Che ci allontana e ci avvicina così..
Non so stare con te né senza te..
E' la leggera apatia che spegne il sole di ogni mio desiderio..
Prova a portarmi dove sei..
Mandami un segno che non si sa mai..
Prova a gridarmi come stai..
Prendimi la mano che non so chi sei..
Prova a portarmi dove sei..
Prendimi per mano che non so chi sei..
Come se non ci fosse al mondo niente più di me..'

Era mattina presto di una calma domenica fresca.
Helena era nel suo letto e stringeva forte le coperte al petto mentre guardava il soffitto con aria pensierosa.
I ricordi della sera precedente erano ancora vivi nella sua mente completamente confusa.

Il locale, quella vipera di una bellezza disarmante e quello sguardo che immobilizza, il ballo, i loro corpi attaccati, lei che non riusciva a staccarsi da lui ed infine quel marchio.
Sembrava tutto così tremendamente incredibile e surreale.
Lei trovava fastidioso quell'uomo eppure non si ritraeva a lui.

Perché..?

Quello era il suo programma per la giornata.
Restarsene a letto in pigiama, con i suoi pensieri disordinati e cercare di riordinarli per poi continuare ad andare tranquillamente avanti con la sua vita.

Ovviamente quel suo piano venne rovinato dal suono fastidioso di un campanello, il suo campanello.

«Mmm... no!» si lamentò premendosi il cuscino sulla faccia e mugugnando qualcosa di incomprensibile.

Inutile fu, non cessava.
Spazientita si alzò dal letto e si diresse alla porta senza nemmeno darsi una sistemata.

Aprì la porta già pronta ad esplodere contro chi l'aveva disturbata dal suo relax totale ma quando guardò di fronte a sé l'unica cosa che fece fu spalancare gli occhi e richiuderla in fretta.

**

Da poco si era svegliato. Anche lui con mille pensieri anche se del tutto diversi da quelli della mora.
Era comodamente affacciato al balcone con una sigaretta fra le mani, lo rilassava fumare di prima mattina. Aveva solo un asciugamano a coprirlo e dal suo petto ancora piccole goccioline ogni tanto scivolavano lungo il corpo.
Il sorrisetto spavaldo era presente sul suo volto ogni volta che voltava il capo e notava qualche ragazza mettersi in mostra il più possibile o semplicemente guardarlo incantata.

Scosse il capo con un smorfia e si apprestò a rientrare per vestirsi.

Non aveva in programma nulla di particolare, sicuramente avrebbe chiamato una delle tante per divertirsi un po'.
Eppure non ne aveva nessuna voglia quel giorno.

Era stanco della solita routine.
Quella che lo aveva portato ad essere perfino stanco della sua vita, del suo essere.
Era del tutto consapevole che quello non era lui ma doveva esserlo, doveva convincersi che ormai era diventato così e nessuno avrebbe mai potuto cambiarlo o almeno così credeva.

Si diresse in camera per vestirsi intento già ad organizzare qualcosa magari con John ma un viso balzò nella sua mente.
Un viso che lo costrinse a bloccarsi nel bel mezzo del corridoio.

Un viso piccolo e angelico che lo mandava in bestia con una semplice occhiata. Lei era l'unica a fronteggiarlo e questo lo spingeva ancora di più a voler andare avanti con quella scommessa.

Sorrise e si affrettò ad entrare in camera, fece scivolare l'asciugamano bianco sul pavimento e indossò un paio di boxer.

«Vincerò cara Helena.» mormorò indossando i jeans. «E tu non potrai fare nulla.» continuò infilandosi la maglia e le scarpe.

In My Veins.||In Revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora