11-On My Own.

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'..Sei la canzone che non so cantare..
Quella ferita che non so guarire..
La cioccolata che mi fa godere..
O forse l'uva a cui non so arrivare..
Sei l'abitudine che non voglio avere..
Delle mie vite tu la peggiore..
Proprio per questo sei fondamentale..
Io lo so che sguardo naviga..
Al largo di quegli occhi..
So che scioglierà come fumo L'incantesimo...
Ma poi mi brucia dentro..
La tua sete... il mio tormento..
Sei l'unica voglia che non vorrei..
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse..
E questo fa paura..
Tanta paura..
Paura di star bene..
Di scegliere e sbagliare..
Ma ciò che mi fa stare bene..
Sei tu..'

Era particolarmente di buon umore quel giorno.
La sera precedente non aveva dormito molto a causa dei soliti pensieri che l'attanagliavano continuamente.
Era rimasta sveglia fino a tardi nel percorrere ogni secondo della mattinata passata con Randy.
Era stata stranissima, lui era stato diverso.
I suoi occhi avevano una luce completamente diversa da quella fredda e distaccata che aveva sempre avuto fin dal primo giorno.

Non sapeva spiegarselo.
Lui si era sempre comportato da stronzo con lei e invece il giorno prima si era perfino divertita a stare con lui.

Qualcosa stava cambiando..
Eppure non sapeva esattamente cosa..
Sapeva solo che le scale di quella federazione le stava facendo velocemente per fare il più presto possibile.
Già.
Ma per cosa..?

Era l'ora di Smackdown.
Tutti gli atleti erano già pronti e riscaldati.
Ovviamente non tutti.
John Cena se ne stava seduto insieme a Nick nel camerino della vipera.

I due non avevano ben capito che cosa fosse successo per far sì che il suo umore fosse meno peggio del solito.
Avevano però intuito che in qualche modo c'entrava Helena.

E questo anche Randy lo sapeva.
Era consapevole che non gli era dispiaciuto passare del tempo con lei.
Le piaceva stuzzicarla, il giorno prima si era perfino accorto che ogni volta che sul viso della mora nascesse una smorfia le comparivano delle rughette sulla fronte.
Si era ritrovato a sorridere dopo essersene accorto e non andava bene, non andava bene per niente.
Lui doveva solo vincere una scommessa, tutto qui.

«Allora..» iniziò il biondo attirando un'occhiata della vipera. «Ieri eri così...no, allegro no..» sostò un attimo.

«Come dire..non stronzo.»lo aiutò John provocando una mezza risata all'amico.

«Grazie, amico.» fece lui l'occhiolino. «Allora... ci dici come mai?» chiese cauto aspettando una risposta.

E che cosa poteva dirgli?
Nemmeno lui sapeva spiegare a parole che cosa era in grado di fare quella ragazza.
I brividi l'avano scosso ogni volta che la loro pelle si era anche solo sfiorata e quando l'aveva avuta sotto di sé i suoi istinti si erano subito accesi.
No, di certo non poteva dire ciò.
Era orgoglioso e riservato lui, inoltre non era il tipo da confessare le proprie cose come un gruppo di ragazzini idioti.

«Non sono tenuto a dirvi nulla.» affermò freddo e acido come sempre.

Uscì dal suo camerino a passo svelto lasciando i due con la bocca aperta, intenti a ribattere.

«Nah!» esclamò il biondo alzandosi. «É sempre stronzo.» annuì facendo a John un cenno.

Lo seguirono per cercare di cavargli qualcosa ma le loro capacità a nulla servirono perché dalla bocca di Randy nessuna spiegazione uscì.

In My Veins.||In Revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora