29-Runnin.

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'..Acciao sulle mie labbra che tremano..
Come avrà fatto la notte a diventare in questo modo?
Un colpo e il whisky va giù, giù, giù..
Arrivo al fondo della bottiglia svegliando la mia mente..
Mentre la rabbia mi acceca..
Il mio cuore batte più velocemente..
So quello che sto cercando..
Sono stato in piedi tutta la mia vita..
Ho visto tutto due volte..
Ora è tempo di rendermi conto che sto girando intorno..
Sto strisciando su questa strada..
Salvami perchè sto cadendo..
Ora sembra che non riesca a respirare bene..
Perché continuo a correre, correre e correre..
Correre via dal mio cuore..
Giro e giro in tondo..
Drogato dal torpore vivo nel gelo..
Il picco, l'abisso, il fondo più in fondo del fondo..
Stanco di essere esausto e malato.. Pronto per un altro tipo di cura..
Il danno mi sta condannando all'abisso..
Il mio cuore batte più forte..
Ora so cosa sto inseguendo..'



Sette lunghi giorni.
Tutti passati a cercare un modo per smettere di pensarlo.
Di pensare ai suoi occhi, al suo ghigno ed al suo tocco inconfondibile.
Sette lunghi giorni che avevano portato alla sua mente solo un'unica conclusione.
Le mancava.
Nonostante l'avesse presa in giro lei sentiva incessantemente il bisogno di vederlo, di sentirlo, di vedere quegli occhi azzurri e perdersi in essi per l'ennesima volta.
Sentiva il bisogno del suo tocco così protettivo e rassicurante.
Sentiva il bisogno persino di vedere quel suo solito ghigno sfacciato sul suo volto.
Le mancava lui. Tremendamente.

Non era una normale mancanza, quella.
Sentiva un vuoto al petto.
Sentiva un piccolo foro attraversarle il cuore.
Un buco nero che solo lui poteva riempire.
Un tale bisogno di lui che la stava logorando dentro.

Se ne stava seduta a guardare il cielo cambiare lentamente colore mentre si godeva il fresco venticello del tramondo appena calato.
Si voltó verso la camera e vide che Saraya dormiva beata con il cellulare tra le mani.
Nessuna delle due aveva dormito molto negli ultimi giorni, entrambe si sfogavano e tendevano a liberarsi delle loro preoccupazioni.
Inutile dire che i loro pensieri erano indirizzatii unicamente a Randy e Colby.
Così la mora si era concessa un lieve pisolino, se due ore potevano considerarsi lievi, certo.
Al contario di Saraya però, Helena non si era mossa di casa nemmeno un momento. Perché anche se non lo aveva dato a vedere, Jon l'aveva spaventata non poco.
Si sentiva così vulnerabile in quel momento che temeva il peggio se fosse capitato ancora.
Scosse la testa per non pensarci e alzó il capo verso quel cielo da qualche minuto completamente pieno d'acqua.
Si prospettava una terribile tempesta.
Amava la pioggia e l'odore che emamava, almeno non era l'unica a piangere.

Anche il tempo sembrava soffrire con lei..
Ed il cielo le avrebbe fatto compagnia..

«Aiutami papà.» mormoró portando una mano alla catenina che portava al collo. «..Se sei lì..con la mamma, digli che ho bisogno di lei..ho bisogno di entrambi...» i suoi occhi si fecero subito lucidi.

Una folata di vento le scompiglió leggermente i capelli e lei sorrise per un pó asciugando quell'unica lacrima che era colata a bagnarle il viso.
Quando stava male si rivolgeva sempre al cielo e parlava con i suoi genitori e sentire subito dopo un colpo di vento, era per lei il suo modo di sentirli vicini. Le mancavano, non aveva mai avuto davvero una famiglia e questo aveva influsso nel suo carattere costringendola a difendersi da sola, a respingere le cose più grandi di lei e quello che provava per Randy la spaventava.
In più c'era il fatto che lui, quella vipera velenosa l'aveva avvicinata solo per una stupida scommessa fatta con il bioro e più ci pensava, più cercava di odiarlo.

E più cercava di odiarlo e più lo amava..
Senza rendersene conto stava permettendo al sentimento che provava per lui, di crescere sempre di più..

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