20-Little Me.

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' Capita di credersi una quercia di una grande e ricca foresta..
Poi scoprirsi una pianta in un giardino di campagna..
Capita di perdersi anche quando si conosce a memoria il percorso..
E ritrovar la pace
solamente tra le braccia tue..
Cullami..
Come hai fatto con le bambole..
Ti ricordi quelle favole?
Che mi raccontavi quando io fingevo di dormire..
La tua guancia bianca sulla mia..
Mi ritorna in mente la poesia di una notte che cade..
Mentre il tuo sorriso splende
eternamente..
Capita di credere di aver tutto a portata di mano..
E invece no..
Quello di cui tu hai più bisogno è al di là del recinto..
Capita di arrendersi al ricordo di un amore negato..
Ma ora so ritrovar la pace..
Solamente tra le braccia tue..
E mi ritorna in mente la poesia..
Di una notte che cade mentre il tuo sorriso splende..
Eternamente..
E non c'è niente che faccia male..
Ora che c'è amore..'

Non l'aveva più vista dal giorno prima.
L'aveva lasciata lì dopo quella domanda.

Non riusciva a non baciarla.
'Perché?'
Quella semplice domanda era stata capace di metterlo in difficoltà a tal punto da costringerlo ad andarsene.

A scappare, a strisciare come una vera vipera sa fare..

Era seduto su una panchina della palestra.
Una semplice tuta, un asciugamano sulle spalle che ricadeva sul petto senza alcuna maglia e lo sguardo assente di chi aveva gli occhi accecati dal veleno.

Una vipera troppo tranquilla quella mattina e questo risaltó agli occhi di quasi tutti i presenti tra cui un certo Jonathan Good che l'osservava con sguardo di sfida mentre il sottoscritto usava l'indefferenza.

Nei suoi pensieri solo Helena c'era.
Poche settimane e quella ragazzina impertinente e sfacciata aveva fatto sì che la vipera, che il predatore supremo si riducesse a conquistarla per una maledetta scommessa.

Lui che poteva avere tutte le donne che voleva con un semplice schiocco di dita.
Lui che con un semplice sguardo le attirava tra le lenzuola.
Lui che stava fallendo con Helena.

«Di male in peggio, ogni mattina eh?» si sedette accanto a lui, Nick con uno sguardo preoccupato.

«Cosa vuoi, Nemeth?» chiese semplicemente senza aprire gli occhi, non voleva vedere nessuno.

«Avanti, Randy. Non fare l'antipatico.» lo canzonó. «Vedo come la guardi.»

Il biondo era astuto, dal primo momento aveva capito che Helena avrebbe causato molti problemi alla vipera seduta al suo fianco. Quello schiaffo dato con tanta sfacciataggine era una sorta di sfida. Nick era a conoscenza del suo passato ed era sempre stato convinto che una donna che gli si lanciasse ai piedi in meno di due secondi non avrebbe mai potuto fare breccia nel suo cuore.

E infondo aveva ragione..

«Io non guardo proprio nessuno.» lo congedó alzandosi infastidito.

«Sbaglio o dovevi portartela a letto, amico?» Colby rise arrotolando le fasce intorno alle mani. «Possiamo anche annullare la scommessa se no-..» provó a dire ma la voce infastidita della vipera lo fece tacere.

«No.» alzó il tono di voce. «Ho detto che me la sarei portata a letto e così sarà.» asserì nervoso.

Non voleva di certo risultare debole davanti agli altri.
Non doveva risultare debole davanti agli altri.
Lui che pensava prima alla sua immagine che al vero se stesso.
Chi era Randy veramente?
Nemmeno lui sapeva rispondere a quella domanda, forse perché si stava man mano autoconvincendo che quello arrogante, sfacciato e menefreghista fosse il vero se stesso.
Forse perché non credeva più in qualcosa o qualcuno che avrebbe potuto salvarlo da se stesso, quello sbagliato.

In My Veins.||In Revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora