5- Another Time.

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'..Ho perso troppe volte e sono io
A fare a pugni nella notte per il nome mio..
E questa qua, lo so, non è la vita che vorrei..
Buttare il tempo per rischiare ma non più con lei..
Ho perso troppo tempo e forse ho una maledizione..
Ti porti via la rabbia dentro, come un'emozione..
Sapessi il tempo che ho lottato per avere un mondo..
Che non ho visto e mi hai levato in meno di un secondo..'

Poche ore e Smackdown sarebbe iniziato.
La dolce Helena era nel camerino di Saraya, che si stava preparando per il suo match contro Nikki.

Era già quasi una settimana che lavorava in quella federazione, era un lavoro davvero stancante ma essendo la sua passione riusciva benissimo a tenere il ritmo.

«Allora...» Saraya indossò il suo giubotto di pelle. « Stasera cosa metterai?»

«Non ricordo di aver detto che sarei venuta.» incrociò le braccia al petto.

«Ma io già ti ho scelto il vestito!» trillò lei scuotendola tanto da farla ridere.

«Perché me lo hai chiesto allora?» rise uscendo dal camerino.

Erano le uniche già pronte in quella federazione casinista e confusa.
Infondo mancava ancora tempo ma Helena aveva espressamente chiesto a Saraya di starle sempre accanto per non rischiare di restare sola con.... Orton.
Aveva paura che quegli occhi avrebbero potuto scombussolarla ancora una volta.
Meglio evitare.
Anche se in quei tre giorni non li aveva incontrati da nessuna parte, si erano come nascosti.
Si diede della stupida da sola.
Lei non aveva assolutamente paura di nessuno.
Doveva smetterla immediatamente.

«Mi stai ascoltando?» chiese ma ovviamente la risposta era un 'no' secco.

La mora era stata trascinata dai suoi pensieri, tanto da non essersi accorta di essere arrivate nella sala relax.

Saraya sbuffò fermandosi.
La osservava scrutandola di sottecchi e la vedeva guardarsi intorno a disagio, cercava di capire che cosa fosse successo ma optò per la seconda opzione.
Ovvero, scoprirlo in seguito, perché lo avrebbe scoperto sicuramente.

«Helena!» urlò con le mani sui fianchi. «Ascoltami!»

La mora sobbalzò e corse verso l'amica rimasta indietro di alcuni passi.
Stava degenerando tutto, ogni suo pensiero era rivolto verso quella vipera, e non andava affatto bene.

«Sei impazzita?» Si guardò intorno. « Perché urli?»

«Sembra essere l'unico modo per farmi ascoltare.» incrociò le braccia al petto.

Lei mortificata abbassò lo sguardo. Ancora una volta si era lasciata trasportare dal pensiero di quegli occhi, quindi ancora una volta diede la colpa a quella vipera.

«Hai ragione, hai ragione.» si scusò. «Dimmi, ti ascolto.» fece in fine.

Saraya sbuffò ma decise di lasciar perdere per il momento.
Anche perché qualcuno di molto fastidioso le si avvicinò senza essere invitato.
Quel ghigno inconfondibile, la dolce Saraya, l'amava.

«Ma come siamo carine stasera, eh?» l'affascinante Lopez accarezzò la sua spalla con un ghigno sulle labbra.

«Ma guarda! Come siamo stronzi stasera, eh?» si beffò di lui ridendo.

La mora li guardava confusa.
Non riusciva a capire cosa c'era tra i due.
I loro occhi esprimevano desiderio ma battibeccavano in continuazione.
Sorrise.

Era quello che forse si poteva definire odio e amore.
Quello che finisce con l'essere puro e vero amore.

I suoi pensieri stavano di nuovo vagando verso quella vipera dagli occhi di ghiaccio ma un biondino le si avvicinò da dietro e la sollevò abbracciandola, costringendo la mora a lasciare un urlo.

In My Veins.||In Revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora