River

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il dolore, la mancanza sono qualcosa che non si può spiegare.

Li porti dentro come un enorme spazio vuoto e pesante, nel mio caso però questo spazio vuoto si fa più buio e freddo col passare di ogni anno .

io che vivevo di fiducia nel futuro e negli altri non riesco più ad averne. Non riesco più a credere che mio padre tornerà da me, fa troppo male farlo: illudersi, per poi sbattere brutalmente contro la realtà. Quello che per me è più doloroso da accettare è che lui non è morto, ha semplicemente scelto di vivere lontano da me. Dopo tredici anni passati a fingersi il padre perfetto e una vita passata con mia madre, ha scritto due righe su un foglio per annullare tutto.

Mia madre non superò mai quel periodo e si lasciò andare fino a morire di un tumore mentre io non facevo altro che fregarmene di tutto. Compreso di lei.

Sto camminando da sola per le strade deserte di un paesino sperduto nel Nevada. Non so esattamente dove sono, ricordo di aver preso un pullman dopo aver fatto visita alla tomba di mia madre. Non ho più motivo di rimanere nella mia grande casa in california. Non c'è nessuno a riempirla, nessuno che potrebbe sentire la mia mancanza, ed è troppo sopportare la vista dei volti sorridenti dei miei genitori all'interno delle cornici che mi ricordano puntualmente della loro assenza.

Bevevo perchè mi piaceva il torpore con cui riempiva il mio vuoto,

Quando mi sono resa conto dei miei errori ho cercato di rimediare. Mi sono trovata un lavoro e ho ripreso a vivere una vita tranquilla dando l'idea di essere tornata la ragazza felice di un tempo mentre in realtà non lo sarò mai più. È meglio che le persone mi stiano lontane perchè sento che se mi aggrappassi a loro cercando di stare a galla le porterei giù con me.

La solitudine è silenziosa. Può sembrare inquietante ma ormai sono abituata al silenzio e qui è talmente tranquillo e perfetto che respirarando mi sembra di far troppo rumore.

Leggo su un cartello il nome del paese in cui mi trovo: River.

Mi fermo un attimo a ragionare su questo nome come facevamo sempre e io e mio padre. Lui diceva che dal nome del paese e da come suona quando lo dici puoi capire se ti piacerà o no. Faccio un respiro profondo cercando di soffocare il ricordo di mio padre e dei viaggi che abbiamo fatto insieme quando ancora non mi aveva abbandonata, cosa che sto diventando bravissima a fare nonostante il dolore che comprta.

Ragiono sul nome del paese. River vuol dire fiume quindi è praticamente certo che qui nelle vicinanze ne scorra uno e io adoro l'acqua. In più suona bene, ha una nota rassicurante e decisa e poi da quando sto camminando non ho ancora visto passare una macchina cosa che mi dice che si tratta di un paese tranquillo, l'esatto contrario del paese in california da cui sono appena scappata.

Supero il cartello e cammino fino all'inizio delle case. Qui iniziano ad esserci delle persone, ma sono poche e solitarie, a parte un gruppetto di tre ragazze che avranno più o meno la mia età.

Le case sono abbastanza vicine una all'altra, separate solo da un piccolo cortile privato.

Gli unici negozi che vedo sono di alimentare o di souvenir anche se stento a credere che dei turisti vogliano fermarsi in un paesino così piccolo.

Passo difronte a una scuola, a un parco giochi, ad un paio di locali chiusi ma di un hotel o di un motel non ce ne è traccia.

Si sta facendo buio e potrà sembrare stupido e banale ma il buio non mi piace. Non so chi o cosa mi circonda e questo mi rende vulnerabile, cosa che non sarò più. L'ultima volta che lo sono stata sono quasi morta, decidendo di fidarmi del ragazzo con cui stavo. Ero felice, o almeno credevo di esserlo finché una sera iniziò a picchiarmi talmente tanto che credetti di morire, così sarebbe stato se i vicini non avessero chiamato la polizia.

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