Capitolo 3

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-'perchè ha questa foto?'- chiedo voltandomi di scatto verso Marcus.

sia lui che Jake mi guardano con uno strano sguardo.

-'la foto di mio padre! perchè è qui!?'- continuo alzando il tono di voce.

jake stacca la foto dal muro e sembra che stia ragionando, lo sento sussurrare qualcosa per poi andare verso Marcus e prendere il libro che ha in mano, lo capovolge per leggere qualcosa sulla copertina.

-'R.A...tuo padre è Richard Anderson?'- mi chiede confuso.

Annuisco in preda al panico.

-'credo proprio che questa storia sia più complicata del previsto'- commenta marcus.

Non so cosa pensare o cosa dire. Rimango impalata senza sbattere le palpebre e senza smettere di riempirmi il cervello di domande. Cosa ci fa la foto di mio padre qui dentro? Perchè insistono con la storia delle anime? Perchè io sono qui?

-'credo sia meglio che tu non rimanga da sola, almeno finchè questa situazione non sarà chiarita.'- aggiunge senza scollare gli occhi dalla foto e da me come se stesse cercando una somiglianza.

-'non ho bisogno di nessuno. Non credo a una parola di quello che mi avete detto e non ho la più pallida idea del motivo per cui abbiate quella foto o del perchè mio padre mi avrebbe lasciato un libro ma sono più che certa che ora me ne andrò da questo posto.'-

detto questo esco dalla stanza e scendo le scale quasi correndo.

jake mi segue.

-'c'è qualcosa che non ti è chiaro?'- mi chiede raggiungendomi in un attimo.

-'e a te?'- chiedo fermandomi di colpo e voltandomi per guardarlo.-'ho detto che non mi interessa far parte di questa specie di setta! Magari vi siete informati sulla famiglia, avete scoperto che mio padre mi ha abbandonata da piccola e avete messo su questo teatrino ma io non sono scema! Quindi stammi lontano o giuro che te ne penti.'- dico tutto d'un fiato.

-'sai credo che tu sia stupida. Credi davvero che tutto questo sia finto? Ma soprattutto: come pensi di farmene pentire?'-

si avvicina e per la prima volta vedo quanto è alto e muscoloso e di quanto vicino a lui sembro una bambolina di porcellana.

I suoi occhi marroni sono fissi su di me e fanno nascere dei brividi lungo la mia schiena.

Mi volto e finisco le scale con pochi balzi per poi passare davanti al gruppo in salotto e sbattere la porta d'ingresso alle mie spalle.

Probabilmente a jake è stato dato l'ordine di non seguirmi perchè finalmente sono sola e cerco di ricordarmi come tornare alla strada mentre dentro di me i pensieri giocano agli autoscontri. Ci sono talmente tante coincidenze che forse dovrei davvero credere alla loro storia ma non voglio. Non sono il tipo che crede a certe cose.

Meglio dimenticare tutto.

Per miracolo riesco a ritrovare la casetta della presunta Camille. Cerco di ragionare su cosa fare: potrei andarmene e dimenticare questa storia assurda ma sarebbe come scappare e io non ho intenzione di farmi intimidire, oppure potrei rimettere a posto la casetta, trovarmi un lavoro e cominciare una vita qui come nei miei programmi senza farmi spaventare da un gruppo di psicopatici ben informati.

La seconda scelta mi sembra la migliore e decido di mettermi subito all'opera per non pensare.

Sradico, con più vigore del necessario le piante cresciute tutte intorno alla tendina della doccia esterna, levo il celofan da water e bidet, cerco di aggiustare il letto inutilmente e decido di andare al supermercato per prendere qualcosa per pulire.

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