capitolo 40

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Ilresto della settimana passa in fretta, la mia mamma mi viene atrovare e sono davvero felice di averla vista, parlare un po con leinon ha fatto altro che migliorare impercettibilmente il mio umore,durante il giorno sono sempre impegnata a badare a Matteo e staredietro alla frenesia di Giada, è la notte la parte peggiore di tuttala giornata, la notte buia e silenziosa, che non mi permette diprendere sonno ma mi costringe a rivivere in continuazione quelletremende scene. Siccome domani arriveranno i parenti di Giada quiallo chalet dobbiamo andarcene e cercare un altra sistemazione. Giadasi rimette al volante e mi dice che dobbiamo di nascosto fermarci aNovara, deve prendere cose essenziali per il posto in cui stiamoandando. La cosa mi spaventa e mi rende nervosa, non vorrei rischiaredi vederlo, perchè dopotutto io lo amo e di certo non mi sonodimenticata di lui in questa settimana di lontananza, so che se soloincontrerò i suoi magnetici occhi cederò, so che se lo guarderò,mi piegherò al suo volere, quindi non deve succedere, e Giada mi hapromesso che non accadrà nulla, mi fido di lei e stremata daipensieri notturni e questi che si sono accavallati mi addormento.
Almio risveglio il mio incubo inizia ad avverarsi, siamo ad 1kmdall'abitazione di Giada e quindi vicino anche a quella di Ian dovevivevamo, i ricordi si fanno più intensi e una lacrima solitariasolca il mio volto, decido di essere forte, per me e per Matteo, devoresistere. Giada parcheggia l'auto sotto casa, mi dice di mettermialla guida, così per ogni evenienza io riuscirei a cavarmela, Giadacome un proiettile entra dal portone, sale in casa, prende tuttoquello che le serve e mette dentro ad un borsone il tutto, in dieciminuti, che io stessa ho contato è sotto, ora non mi resta chescendere e scambiarmi di posto con lei, preferisco sia lei a guidareper ora, anche perchè solo lei sa dove stiamo andando, ed è propriomentre Giada carica in baule il borsone e io scendo dal posto guidache lo vedo, lo riconoscerei tra mille, solo che è diverso, luisubito non mi nota ma io rimango li impalata a fissarlo, ha uncompleto grigio con una camicia bianca, leggermente aperta suldavanti in modo che si vedano i primi peli del petto, il vestito comesempre è impeccabile, ma la sua faccia, i suoi capelli, si vede ènotevolmente dimagrito, trascurato, i capelli che gli ricadono sullafronte tutti spettinati ma allo stesso tempo molto sexy, camminasenza quella sua aria sicura e testa alta, infatti ha la testa bassa,sembra una frazione di secondo lui alza il capo, mi vede e sistrofina gli occhi pieni di lacrime tutti rossi, io mi giro salgo inmacchina nel modo più rapido possibile e incito Giada a fare lostesso ma sembra non sentirmi mentre controlla di aver preso tutto,Ian si accorge e inizia a correre verso di noi, non posso non devoparlargli, me lo continua a ripetere come fosse un mantra, ma le miesperanze sembrano cedere quando Ian cerca di aprire la mia portiera,Giada si accorge, si fionda in macchina e cerca di partire masorprendentemente Ian si mette davanti all'auto. E continua agridare, passano circa 5/6 minuti e poi in lontananza si sentono lesirene, mano a mano si avvicinano e si fermano proprio davanti a noi,due poliziotti scendono e vanno verso Ian lo prendono e poi siavvicinano a me dicendomi: " buongiorno signora, abbiamoricevuto una chiamata di disturbo della quiete pubblica e dimolestie, è stata lei a fare quella telefonata?" guardoallibita il poliziotto e vedo la faccia di Ian che si abbassa e notole sue lacrime. Prendo coraggio e dico " no, agente, le assicuroche non è partita alcuna segnalazione da me, inoltre il signore èil padre di mio figlio, non farei mai una cosa del genere, nemmeno auno come lui" l'agente mi dice quindi che siccome la chiamataera stata fatta e loro avevano visto che Ian comunque stava urlando,o lo affidavano a qualcuno o lo dovevano arrestare, nella mia mentesi iniziarono a schierare due diverse opzioni: la prima:salvare Iandal carcere, fare in modo che la fedina penale rimanesse pulita inmodo da non distruggere la sua carriera oppure la seconda: lasciareche andasse in prigione e soffrisse così che ne impari ilsignificato della parola.
La mia mente aveva già deciso cosafare, non avrei mai lasciato l'uomo che amo che per una stupidatafinisse in carcere, certo in questo momento lo odiavo e di certo nonsarei stata li ad assisterlo ma avrei evitato comunque a lui lagalera. Così presi parola e chiamai l'agente e gli dissi: "agente lo rilasci, chiamerò personalmente qualcuno che si possaoccupare di lui, in quanto io non posso farlo"l'agente allora midisse:" ok, signorina, lo rilasceremo, ma se le dovesse dareancora fastidio non esiti a chiamarci" " ok" risposi.Liberarono Ian dalla loro macchina e si allontanarono velocemente.Con tutta la forza che mi era rimasta in corpo scesi dalla macchina egli dissi" va a casa e smettila di cacciarti nei guai!" aquel punto Ian fece una cosa al quanto bizzarra e inaspettata sibuttò in ginocchio ai miei piedi e mi disse" ti prego, non tichiedo nient'altro, ma almeno stammi a sentire" continuava asupplicarmi e implorare di ascoltarlo per soli cinque minuti econtinuava a dire" ascoltami ti supplico, poi se qualcosa non ticonvince io, non ti tratterrò, ma a quel punto so che avrò fattotutto il possibile!" non comprendevo molto bene le sue parole,ma alla fine anche se la mia mente non voleva sentire nemmeno unaltra parola proferita da quell'uomo il mio cuore aveva giàrisposto, e dalla mia bocca uscì un flebile, ma deciso SI, ok.Decidemmo di salire in casa, la strada non era il posto più adattoad un discorso serio, prima di salire però mi disse: " hoancora un'altra piccola richiesta, ti prego fammi tenere in braccioMatteo!" a quella richiesta non so il motivo ma mi misi apiangere, lo presi dal suo seggiolone e lo porsi a Ian che lo strinseforte al petto e lo riempì di baci, quella scena me la sareiricordata per sempre. Salimmo in silenzio fino all'appartamento, eappena entrati, vidi una marea di casino, sedie a terra, vasi rotticocci dappertutto, mi girai verso Ian per chiedere spiegazioni, malui mi precedette e disse solamente " ho perso il controlloquando sei andata via" , volevo ribattere e iniziare a urlarglicontro ma avevo deciso di ascoltarlo e così feci mi misi sul divanoe lui iniziò a raccontare......



heyyyy ecco la fine di un altro capitolo spero vi piaccia, ebbene devo comunicare che siamo quasi giunti alla fine del libro, insomma manca davvero poco non vedo l'ora di finirlo e sapere cosa ne pensate

baciniiiiii 

jessica

Il destino dell'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora