CAPITOLO SETTIMO

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Mentre Emma posava la borsa a tracolla a terra nel salone,Christopher era salito al piano di sopra.

"Che diavolo stai facendo?"quasi urlò Emma non appena vide il ragazzo stendersi sul suo letto.
"Mi corico"disse chiudendo gli occhi e mettendo le braccia forti sotto la testa.

La maglietta nera si sollevò leggermente facendo intravedere la leggera peluria che partiva da sotto l'ombelico e terminava sotto l'elastico dei boxer.
Emma si morse il labbro a quella visione e sentì una strana sensazione al basso ventre.

"Hai intenzione di guardarmi ancora per molto ?"rise Chris.
La ragazza si fece rossa in viso e abbassò la testa.
"Non ti stavo fissando"

Il ragazzo non le rispose,si alzò e iniziò ad esplorare la camera.
Conosceva a memoria quella stanza,ogni piccolo dettaglio era impresso nella sua mente.
Poi sfiorò con il dito un acchiappa sogni posto sopra una foto di suo fratello.

Emma si sbrigò a raggiungerlo e si mise davanti a lui per impedirgli di toccare quell'oggetto a lei tanto caro.
"Non toccarlo"affermò sicura e per la prima volta riuscì ad essere minacciosa.
"Perché?"
"Potresti stare zitto e non obbiettare sempre?"
"Potrei dire la stessa cosa.Ora rispondi.Perché non lo posso toccare?"

Chris bloccò la ragazza contro il muro e con il naso sfiorò appena il collo pallido di Emma.
"È di mio fratello"
"E dov'è tuo fratello?"chiese lui sapendo già la risposta.

Voleva metterla alla prova,voleva capire se lei stesse iniziando a fidarsi di lui o meno.
"Spostati"disse lei guardandolo freddamente e per Chris fu come ricevere una pugnalata in pieno petto.
Non voleva dirglielo,non si fidava.
"Non finché non me lo dici"disse spingendola ancora di più contro il muro.
"Lasciami e te lo dico"
"Non mi fido"
"Neanche io"

Christopher lasciò la presa e si andò a sedere sul letto,seguito da Emma.
Lei si sedette a poca distanza da lui e mentre si torturava le mani,il ragazzo parlò:
"Sai Emma,oggi mi è dispiaciuto vederti in quel modo"
"Quale modo?"
"Vederti così fragile,non devi farti vedere debole,Emma"

Ora i due si guardavano negli occhi e non riuscivano a distogliere lo sguardo.
Un filo li teneva uniti e non si spezzava.
Negli occhi di lei c'erano la paura,la tristezza e la rassegnazione.
Negli occhi di lui compassione e anche rabbia per tutte quelle persone che se la prendevano con i meno forti.

"Se ti fai vedere debole quelli saranno felici di vederti in quel modo e non la smetteranno più.
Però io credo che tu sia forte dentro perché solo i forti riescono a convivere con la solitudine.I deboli cercano di riempirla con chiunque si trovino davanti"
"Io non sono forte Chris"disse debolmente Emma interrompendo il contatto visivo.
"Non sono forte perché odio stare da sola costantemente e poi sono patetica.Chi si porterebbe in giro la foto del fratello solo per far finta che lui non sia lontano?"
"Una persona che non ha amore non lo farebbe mai.
Emma credimi quando dico che sei forte e lo hai dimostrato quando hai detto che odio stare da sola,perché anche se non sopporti l'idea di non avere amici convivi con la solitudine"disse dolcemente Christopher.

Lei sorrise e disse flebilmente:"Grazie".

Il ragazzo dai capelli corvini si alzò in piedi e porgendole una mano, disse:"Indovina?Hai un nuovo amico"

Emma guardò la mano poi la faccia buffa di Chris e scoppiò a ridere.
Una di quelle risate improvvise, cristalline che ti scaldano il cuore.
All'udire quel dolce suono,Christopher sorrise e si incantò.
Non aveva mai sentito un suono più bello di quello e per impedire che finisse,si buttò sulla ragazza ed iniziò a farle il solletico.

Emma rise ancora di più e tra le risate pregava il ragazzo di smetterla.
Improvvisamente uno sbattere di porta fece scoppiare la bolla creatasi intorno ai due giovani.

Emma spinse Chris dal petto e si alzò in piedi sistemandosi la felpa.
I passi erano arrivati alle scale ed Emma guardò l'uomo.

"Te ne devi andare"
"Cosa?"disse lui interdetto.
"Devi andartene immediatamente,se i miei ti vedono mi uccidono.Accidenti lo sapevo !"iniziò a muoversi freneticamente finché la voce della madre non la fece bloccare sul posto.

Un senso d'ansia si propagò per il corpo ed Emma iniziò a respirare con fatica.
"Mettiti sotto il letto" ordinò a Christopher che, senza obbiettare, si mise sotto il letto giusto in tempo da non farsi scoprire da Anne.

"Emma vai subito a preparare la cena,io sono stanza e sai che a tuo padre piace mangiare non appena arrivato a casa" disse con voce stridula e aspra Anne.
Emma annuì solamente e si avviò verso la porta.

Christopher sentì un botto e poi la donna urlò:"Che ti serva da lezione!Sono le sei e mezza e tu devi ancora iniziare a preparare la cena"
"Scusa mamma"mormorò sull'orlo delle lacrime Emma.

Era imbarazzata perché sapeva che Christopher stava ascoltando tutto e la guancia le bruciava proprio come gli occhi e il naso.
Scese al piano inferiore insieme alla madre ed iniziò a cucinare la cena mentre la madre sparì in bagno.

Mentre stava affettando la cipolla, sentì dei passi e sulla soglia della cucina vi era Christopher con uno sguardo duro.
Lei lo guardò e poi si rigirò sul tagliere continuando ad affettare la cipolla.

"Emma se dovessi avere bisogno hai il mio numero okay?Mi dispiace "le poggiò una mano grande sulla spalla ossuta e se ne andò dato che Emma non riusciva a parlare.
Sarebbe sicuramente scoppiata in lacrime e non voleva.
Quella sera Emma si addormentò tardi, aveva pianto silenziosamente stringendosi un libro al petto come sempre.
Invece quasi dall'altra parte di Londra Christopher si era addormentato dopo un lungo scontro con il sacco da boxe, era preoccupato per Emma e tutta la notte il suono del singhiozzo che le era scappato dalle labbra al momento dello schiaffo, riecheggiò nella sua mente.

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