CAPITOLO TRENTATRESIMO

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Come di norma a Londra, quella domenica pomeriggio pioveva.
La neve era quasi del tutto sciolta, era diventata una poltiglia liquida.
Un miscuglio di neve, pioggia e fango.

Le scarpe nere , i capelli , il giubbotto, i jeans erano zuppi.
Le gocce d'acqua gli percorrevano il volto mentre camminava per le strade londinesi.

Christopher era appena uscito dall'accademia militare, aveva fatto quattro ore di palestra e due di addestramento.
Era sfiancato ma doveva risolvere ancora una questione rimasta sospesa.
All'accademia militare aveva parlato con Jonathan e per poco non si picchiarono.
Non riconosceva più il suo migliore amico, la guerra aveva cambiato anche lui.

La morte l'aveva cambiato impossessandosi di lui e l'odore del sangue, l'odore della polvere da sparo scorreva nel suo corpo come una fiamma ardente. Uccidere era stato per mesi il suo unico scopo e dopo aver ucciso decine di persone era diventato malato, come Chris del resto.

Era malato perché si odiava, odiava aver ucciso persone innocenti o persone che come lui erano li per difendere il proprio paese, per poter mantenere la propria famiglia.

Christopher stava piangendo, dopo tanti anni piangeva.
L'ultima volta che aveva pianto era stato al funerale del fratello.

Piangeva e non gli importava.
Piangeva perché aveva perso la sua unica luce, il suo angelo nero, il suo diavolo bianco.
Piangeva perché aveva perso Emma.

Non si pentiva di quello che aveva fatto perché sennò non l'avrebbe mai incontrata, conosciuta, conosciuto le sue fragilità e insicurezze, non se ne sarebbe mai innamorato.
Però forse, avrebbe voluto dirglielo per evitare tutto quello che stava succedendo.

Christopher piangeva e basta.
Le gocce d'acqua si mischiavano alle lacrime salate mentre suonava il campanello di casa Thompson e continuavano a mescolarsi anche mentre Anne gli aprì la porta.

"Cosa vuoi?"domandò Anne.
"Devo parlarle"
"Credo che tu e Jonathan abbiate parlato a sufficienza. Buona giornata Christopher ".

Anne fece per chiudere la porta ma Chris la bloccò con un piede.
"Senta Anne so di aver fatto una grandissima cazzata insieme a Jonathan ma a dire il vero non me ne pento. Se non fosse stato per questo chiamiamolo 'accordo' tra me e lui, io non avrei mai incontrato Emma e non me ne sarei mai innamorato. Glielo giuro signora, amo sua figlia con tutto me stesso e non le farei mai male di proposito. Quando Jonathan mi ha detto di tenere d'occhio la sorella, io dovevo solo controllarla senza parlarci per forza ma poi quando l'ho vista nel parchetto qui vicino con il libro in mano, non ho capito più nulla. Non avevo mai visto tanta bellezza in una sola persona e quando Emma dice di essere brutta, di non piacersi io non capisco. Non capisco come faccia a non rendersene conto"
Chris aveva il fiato pesante a forza di parlare e guardando Anne scongiurante aggiunse:" La prego di farmela solo vedere, devo dirle solo più una cosa e poi uscirò dalla sua vita".

Anne capì che il ragazzo di fronte a lei era sincero e quando aveva parlato di Emma, gli occhi neri si erano illuminati.

"Va bene, ma ti do un quarto d'ora"

Chris sorrise ed entrando in casa, ringraziò la donna.

"È nel giardino sul retro comunque"
"Ma sta diluviando"
"Lo so, Emma ama la pioggia"
"Lo so, anche io la amo" sorrise Chris.

Il moro si avviò verso la porta sul retro ignorando Anne che sbraitava alle sue spalle per aver bagnato il pavimento.

Prima di far scorrere la porta di vetro, si fermò ad osservare Emma.

Si dondolava leggermente sulla vecchia altalena, aveva le mani sulle catene e lo sguardo triste e perso nel vuoto.
Abbassò una mano e la passò sul grembo, per poi fare una smorfia.

Indossava una felpa enorme nera, quella di Chris, un paio di pantaloni della tuta e i piedi erano nudi immersi nell'erba e nel fango.

Chris le si avvicinò e lei subito disse:"Cosa vuoi?"
Il moro si sentì stringere il cuore nel sentire quella voce così vuota e fredda.

"Parlarti"
"Di cosa vuoi parlare? Del fatto che mi hai presa in giro?"
"Non ti ho presa in giro e lo sai. Voglio sapere cos'è successo in questi giorni"

"Niente che ti interessi"
"Ti prego "
"Mi è arrivata la lettera dal college se ti interessa"
"Certo che mi interessa, com'è andata?"
"Mi hanno presa"disse guardandolo.
"Oh beh è fantastico "
"Già. Andrò via da qui finalmente "
"Perché?Dove andrai?"
"America"
"America?"
"Si"

Restarono in silenzio per molto tempo.
Non sapevano cosa dire e Chris non si immaginava di ricevere una notizia del genere.

Emma sarebbe ritornata in California.
Wow.
Era abbastanza shoccato.

"Tu cosa volevi dirmi?" disse Emma rompendo il silenzio.
"Ti ricordi il giorno in cui ti ho detto che non ti avrei mai lasciata?"domandò sorridendo Chris.
"Si ma cosa c'entra?"

"Quel giorno era esattamente due mesi fa. Io mantengo sempre le promesse fatte, Emma.
Questa volta però non posso, vorrei ma non  posso"
" Invece si che puoi. Tu vuoi andartene? Perché io non voglio.
Ti odio per quello che hai fatto però non ti avrei mai conosciuto altrimenti, e non ti avrei mai potuto amare. Prima, quando parlavi con mia madre, ti ho sentito sai? Ed è vero, se non fosse stato per quel patto ora non proverei questo straziante sentimento.
Ora non ti amerei alla follia, Chris" disse Emma con voce rotta dal pianto.

Chris le prese il volto tra le mani e poggiò la sua fronte contro quella della bionda.

"Se i miracoli non esistono tu non esisteresti, Chris, non esisteresti perché tu sei il mio angelo nero.
Mi hai presa per mano mentre stavo strisciando a terra per colpa della mia vita infame e mi hai curata. Mi hai fatto conoscere la felicità, la condivisione e l'amore.
Sarai sempre la mia persona speciale. Sarai sempre la mia prima scelta fra tutte le prime scelte, Chris. Sempre" mormorò Emma.

"Mi dispiace Emma ma devo infrangere la nostra promessa"
"Perché? Non devi per forza. Io me me frego di tutto, l'importante è che tu stia al mio fianco"
"Dio quanto lo vorrei, piccola. Vorrei svegliarmi ogni giorno con te al mio fianco, con le tue labbra da baciare e i tuoi occhi da ammirare. Vorrei toccare ogni centimetro della tua pelle e farti mia all'infinito. Vorrei sprofondare in te per ore e ripeterti che ti amo in ogni secondo, ma non posso. Non posso perché ho preso un impegno che non posso rifiutare "

Emma lo guardò negli occhi spaventata e scrutando quel nero capì.
Si alzò in piedi seguita da Chris.

"No, non puoi" disse piangendo Emma.
"Mi dispiace ma è un mio dovere, piccola. Tra meno di dodici ore dovrò partire per l'Iraq"

Emma cadde a terra stringendo il grembo tra le mani e non sentì più niente.

Il suo cuore e il suo mondo erano crollati,una volta per tutte.

SPAZIO AUTRICE

Con questo posso dire che Crawling è giunto al termine!
Probabilmente mi odierete ma ho deciso di terminare qua la storia.
Ho deciso di pubblicare un sequel più avanti.
La storia non ha molte visualizzazioni ma non importa perché sono fiera di quello che ho scritto.
So di non essere molto brava ma in questi capitoli ho voluto metterci ance un po' di me.
Ho voluto scrivere dei problemi con il proprio corpo che perseguitano Emma, perché credo che ognuno di noi li abbia e pii ho voluto scrivere sull'amore, la solitudine.

Sono orgogliosa del mio lavoro e spero che anche a voi sia piaciuta la mia storia.
Mi è piaciuto un sacco scrivere e leggere i vostri commenti❤️
Siete molto dolci💕
Con questo ho terminato.
A presto

-Fab

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