CAPITOLO DICIANNOVESIMO

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"David Icke disse che la più grande prigione in cui le persone vivono è la paura di ciò che pensano gli altri.
Io ,personalmente, credo che questa frase sia azzeccata, soprattutto per le nuove generazioni.
Voi cosa ne pensate?"disse il professor Brown.

Sydney alzò la mano e con fare altezzoso disse:"Professore, mi scusi, non capisco cosa intende dire"
Hayes si avvicinò alla bionda ossigenata , che prontamente abbassò la scollatura della maglia, ma il ragazzo la ignorò e disse :" Si riferisce all'immagine che vogliamo dare agli altri cioè quella della perfezione, Sydney"
"Oh beh allora io credo di non far parte di quelle persone, insomma so perfettamente di essere bella e di suscitare solo pensieri positivi, tranne agli invidiosi ovviamente "concluse lanciando un'occhiata ad Emma.

"La tua osservazione è piuttosto superficiale, Sydney. Comprendo il fatto che tu sia una bella ragazza ma non credo che tu abbia afferrato completamente il concetto " rispose il giovane ed attraente professore, scatenando mormorii e risate tra gli alunni.

"Emma vuoi dirci la tua?"
Emma spalancò gli occhi e si accorse solo in quel momento di aver alzato la mano.
"Io...Io credo che Icke abbia ragione. In fondo tutti vogliamo esser visti dagli altri come perfetti.
Cerchiamo di nascondere le nostre imperfezioni con chili di trucco o semplicemente creandoci un'immagine che non ci rappresenta minimamente.
Le ragazze vogliono apparire perfette per attrarre i ragazzi e per trovare l'amore, pensando solo a quel sentimento che spesso rende felici e non preoccupandosi minimamente di essere false"
" Tu credi che la felicità corrisponda sempre alla parola amore?"
"No, per amore spesso si soffre ma non solo d'amore tra due amanti, perché esiste l'amore fraterno, amore per la famiglia"

Il professor Brown poggiò le mani sul banco di Emma e la guardò intensamente negli occhi.
La bionda abbassò lo sguardo imbarazzata perché aveva visto una scintilla di desiderio nello sguardo dell'insegnante.
" E tu, Emma, in cosa vedi la felicità?"chiese con voce roca.

La prima cosa che venne in mente ad Emma furono due pozze nere ma subito le ricacciò nei meandri della sua testa e poi disse:" Io trovo la felicità nella lettura ".

La campanella suonò e tutti si alzarono un po' intontiti per quella scena imbarazzante.
Hayes si risvegliò e sistemò la cravatta andando verso la cattedra.
"Emma le vorrei parlare se possibile"
La ragazza si bloccò davanti alla porta con il cuore in gola.
Non voleva restare un minuto di più con quel ragazzo che la metteva in soggezione e per un attimo le ricordò Christopher.
Anche lui spesso la metteva in soggezione e lei odiava avere tutte le attenzioni su di se.

"Accomodati qui" disse Brown chiudendo la porta dell'aula.
Emma si mosse nervosa sulla sedia, aveva lo stomaco scombussolato, il cuore batteva velocemente e le mani sudavano.
Hayes si sedette di fronte a lei e le sorrise dolcemente, facendola agitare ancora di più.

"Allora Emma come stai?Ho notato che hai fatto qualche giorno di assenza"
"Si, non sono stata molto bene ma ora sono guarita"
"So che può sembrarti inopportuno, ho pensato anch'io che lo fosse, ma non posso più trattenermi.
Credo tu sia una ragazza bellissima e molto intelligente ma una cosa in particolare mi ha colpito di te.
Il tuo sguardo, i tuoi occhi sono sempre così distanti come se fossi in una realtà tutta tua e le tue risposte sono sempre così profonde...Come fai?"mormorò.
"Non lo faccio apposta, dico solo quello che penso"
"Quando ti guardo vedo incertezza e paura nei tuoi occhi. Se hai problemi a casa o qualcosa del genere puoi dirmelo Emma.
Ti ho visto con un ragazzo l'altro giorno, stai male per amore?"

La ragazza si alzò di scattò e si avvicinò alla porta.
Poi guardò il moro negli occhi e con sguardo e voce gelida disse:"Tutti dicono che l'amore fa male ma non è vero.
La solitudine fa male.Il rifiuto fa male.
Perdere qualcuno fa male ma non l'amore.
E poi senza offesa professor Brown, ma credo che debba fare il professore non l'amico.
Buona giornata"

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