CAPITOLO VENTISEIESIMO

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Emma non rispose al commento di Christopher.
Era troppo imbarazzata e sentiva una stretta allo stomaco che non le permetteva di parlare.

"Andiamo" disse prendendola per la mano e conducendola alla pista da pattinaggio.

Chris fece poggiare le lame dei pattini con il ghiaccio e fece un segno d'incoraggiamento ad Emma.
"Mi terrai?"domandò insicura la ragazza.
"Certo"
"E se cado?"
"Ti aiuto a rialzarti" disse Christopher guardandola negli occhi ed Emma capì che non si riferiva solo al pattinaggio.
"Sempre?"
"Sempre, Emma"

Emma fece un respiro e poi si affidò completamente al moro davanti a se.

"Okay, seguimi" disse Chris iniziando a muoversi.
"Cosa devo fare?" chiese nel panico Emma.
"Muovi i piedi, come se stessi camminando"

Emma annuì e iniziò a fare come aveva detto il moro.
I loro corpi iniziarono a prendere velocità ed Emma strinse più forte la mano di Chris,che sorrise.
Fecero qualche giro di pista ed Emma aveva rischiato di cadere più volte ma Chris ,come promesso, la reggeva.

Nella pista erano rimasti solo loro ma continuarono lo stesso a pattinare perché si stavano divertendo e non volevano interrompere quegli attimi di felicità.

"Ce la sto facendo Chris! Guarda" esclamò entusiasta.
"Brava Emma" rise il moro.
La ragazza si mise a ridere e lasciò la mano di Christopher, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra.

"Merda" imprecò Emma mentre Chris rideva.
"Non è divertente"affermò la bionda guardando male il moro.

Provò ad alzarsi ma cadette di nuovo, facendo ridere più forte il ragazzo.
"Aiutami invece di ridere" rise a sua volta Emma.
Christopher si avvicinò a lei e le afferrò le mani, tirandola a se.

I loro volti si trovarono vicini, smisero di ridere e i respiri si mescolarono.
Le mani di lui sulla vita di lei e le mani di lei sulle spalle di lui.
I loro occhi si incontrarono e tutto intorno a loro sparì.
Si trovarono in una terza dimensione, dove esistevano solo loro due.
Due angeli neri vestiti di bianco.
Due peccatori, due anime tormentate, due cuori rotti che uniti si completavano.
Erano come chiusi in una stanza buia e il resto del mondo si trovava al di fuori della porta.
I pensieri, i timori e le incertezze erano come scomparsi perché in quegli attimi vi erano solo sentimenti.
Sentimenti che facevano contorcere le budella, che facevano volare farfalle nello stomaco e sentimenti che facevano aumentare i battiti cardiaci.

In quel momento che pareva non finire, Emma aveva capito che Hester Browne aveva ragione quando diceva :'Ciò che è destinato a te troverà il modo di raggiungerti' , perché sentiva che Christopher era quel qualcosa a lei destinato.

La distanza tra i loro corpi era inesistente ed entrambi non riuscivano a distogliere lo sguardo dai loro occhi.
Chris si abbassò facendo quasi sfiorare le loro labbra e mormorò:"Io provo talvolta uno strano sentimento, soprattutto quando mi siete vicina come in questo momento. Mi par di avere nel cuore una corda invisibile, legata forte forte a un'altra simile , collocata nella corrispondente parte del vostro essere".

Il respiro di Emma aumentò e provò un profondo bisogno di baciarlo.
"Non è molto corretto da parte tua rubare le celebri parole del signor Rochester" sussurrò sorridendo Emma.
Chris rise e disse ancora con voce bassa:" Diamine mi ero scordato che tu hai letto tutti i libri presenti su questo pianeta. Pensavo di rimorchiarti con una frase di Jane Eyre".
"Mi dispiace ma dovrai essere più originale la prossima volta" rise Emma.

Le loro bocche si sfiorarono ma non si baciarono.
"È stato carino da parte tua"disse Emma guardando Chris negli occhi.
Quest'ultimo poggiò la sua fronte a quella della ragazza e disse:"A cosa ti riferisci?"
"A tutto. Al messaggio di stamattina, al fatto che mi sei venuto a prendere a scuola e che tu mi abbia portata qui e poi per le parole che hai detto. È stato dolce, Chris"

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