Capitolo 9

255 18 0
                                    

~Alaska~
Sono nella sala da pranzo dove si sta tenendo un banchetto in onore di Sir Orlando e Lady Adele. La ragazza è seduta tra suo padre e Artù. Invece, tra Orlando e Morgana, si trova Uther. Io partecipo come serva insieme a Merlino e Gwen. Mentre Merlino serve da bere al principe, Gwen si avvicina a me. "Adele ed Artù sembrano molto legati." Affermo mentre li osservo chiacchierare animatamente. "È normale, si conoscono fin da quando sono piccoli." Risponde lei. Nel tono della sua voce noto una punta di disapprovazione o di delusione. Il suo sguardo però rileva qualcos'altro. È sconsolato, quasi rassegnato. Ho capito. "Ti piace, non è vero?" Chiedo. Lei mi guarda. "Come ti salta in mente?" Chiede, rivolgendomi un'occhiata fredda che stona con il suo viso dolce.
"Oh, avanti Gwen. Ho visto come lo guardi."
"Niente potrà mai capitare tra di noi." Il suo sguardo diventa triste. "Lui è un principe e io non sono altro che una serva, figlia del fabbro." Abbassa la testa guardando per terra. Io invece scruto Artù. Ci sta osservando preoccupato. Credo che abbia capito la situazione.
"Anche tu gli piaci, sai? Glielo si legge negli occhi ogni volta che ti guarda."Continuo cercando di tirarle su il morale.
"Ma lui non potrà mai stare con me. Dovrà sposarsi per contratto, non per amore." A questa sua ultima affermazione mi viene da ridere, perché so come andrà a finire. Ginevra diventerà la regina di Camelot. Purtroppo io conosco tutta la storia e so come si conclude. Poi le parole del Dottore mi risuonano nella testa, come se lui fosse qui e avesse sentito tutti i miei pensieri: "Il tempo può essere riscritto." Me lo dice sempre. Mi dice sempre anche di non influire troppo con gli eventi. Ma ora che sono qui? Io non dovrei esserci a Camelot. Tecnicamente non sono neanche nata, non nascerò che tra molti anni, secoli! Praticamente però ci sono. Questo cambia gli eventi? Rabbrividisco. Vorrei avergli chiesto queste domande quando potevo. Chissà dov'è ora.
I miei pensieri vengono interrotti dalla visione di Adele che abbraccia Artù e si ritira nelle sue stanze. Gwen chiude gli occhi e punta nuovamente lo sguardo verso i suoi piedi. Le appoggio una mano sulla spalla cercando di confortarla. "Non perdere la speranza,Gwen." Le dico. In quel momento, Merlino si avvicina e mi guarda con sguardo d'intesa. Mi ero completamente dimenticata della nostra missione. Annuisco e dico a Gwen: "È meglio che vada da Adele."
"Certo." Dice lei forzando un sorriso.
Uscendo vedo Gaius seguirmi con lo sguardo. Sembra preoccupato. In realtà anche io lo sono. Non so come comportarmi se dovesse succedere qualcosa. In oltre i miei poteri sono praticamente inutili finche non riesco a padroneggiarli. Mi dirigo, con passo spedito, alle camere di Adele. Busso ma non risponde nessuno, provo ad aprire la porta ma è chiusa a chiave. "Lady Adele? Va tutto bene?" Chiedo.
"Vattene, non mi serve niente." Risponde lei freddamente. Colta dai sospetti mi appendo al muro dove una piccola rientranza, coperta da una grata, permette di vedere l'interno della stanza. Ciò che vedo è la ragazza che scioglie una ciocca di capelli biondi in una pozione, pronuncia un lungo incantesimo e poi versa il liquido sulla pietra di Ascildra. Questa risplende, illuminando la stanza con una luce verde. Sento dei passi avvicinarsi e scappo. Corro tra i corridoi per raggiungere le stanze del medico di corte. Svolto l'angolo e vedo Gaius e Merlino di spalle che camminano. Li raggiungo di corsa mettendomi davanti a loro per fermarli. "Alaska! Va tutto bene?" Chiede Gaius.
"No! Merlino, devi venire con me!" Mi affretto a rispondere. Lui non fa in tempo a ribattere che gli afferro la mano e ricomincio a correre verso le camere di Adele. Girato l'angolo troviamo Artù. Sta camminando con passo deciso. I suoi occhi sono completamente neri e il suo sguardo, sbarrato, è fisso davanti a lui, come se non ci vedesse. "Artù! Artù fermati!" Dice Merlino, cercando di impedirgli di passare. Inutile, Artù alza un braccio e lo scaraventa contro la parete. "Stai bene?" Chiedo, aiutandolo a rialzarsi. "Sì."
Dato che non siamo riusciti a fermarlo, lo seguiamo. Si è fermato davanti le stanze del Re e ha estratto la spada. Sta per entrare. Faccio l'unica cosa che mi passa per la testa. Prendo una torcia, la spengo e lo colpisco dietro la testa. La torcia si sfracella in mille pezzi e Artù cade lungo disteso a pancia in giù. Merlino mi guarda con gli occhi sgranati e io faccio spallucce. "Presto, togliamolo di mezzo." Dice girandolo è prendendogli le caviglie. Io afferro le mani. È davvero pesante. Lo trasciniamo per i corridoi. Ad un certo punto sentiamo dei passi. Scorgiamo le ombre di due guardie. "Presto! Qui dietro." Dico trascinando il corpo svenuto del principe dietro un angolo nascosto. Lo tiriamo su e lo teniamo in posizione verticale, attaccato al muro e le guardie ci passano davanti senza notarci. Finalmente riusciamo ad arrivare alla stanza di Gaius. Merlino apre la porta con un calcio e entriamo velocemente. Posizioniamo il principe sul lettino dei pazienti. "Cosa è successo?" Chiede Gaius. "Artù stava cercando di entrare nella camera di suo padre con una spada e..." Spiega Merlino.
"...E l'ho colpito con una torcia facendolo svenire." Lo interrompo. Merlino ha un'aria divertita. Intravedo un mezzo sorriso sul suo volto. Gaius visita Artù e constata che si riprenderà presto. "Come facciamo a fermarli?" Chiede Merlino.
"L'unico modo è distruggere la pietra. Ma è un oggetto molto potente, avrai bisogno di molta energia per spezzare l'incantesimo." Dice Gaius rivolto a Merlino, il quale prende il libro d'incantesimi e lo sfoglia frettolosamente. "Ecco!" Esclama. Mi avvicino. C'è scritto:"Bregdan anweald gafeluec." Lo memorizza e dice "Ora dobbiamo solo procurarci la pietra."
"Lascia fare a me." Così dicendo esco e mi dirigo alle stanze si Adele. Busso. "Entrate" dice lei. Apro la porta. Da una parte della stanza c'è Sir Orlando che dorme. Dall'altra, Adele si sta pettinando, seduta davanti ad uno specchio. "Lasciate che vi aiuti." Le dico gentilmente e lei mi porge la spazzola. Mentre le spezzalo i lunghi capelli, noto la pietra poggiata sul tavolino. "Ecco fatto!" Dico e mentre si rimira allo specchio, con mano lesta poso la spazzola e prendo la pietra.
Dopo averla aiutata a cambiarsi le ho augurato la buona notte e me ne sono andata. Non si è accorta di niente. Raggiungo velocemente le stanze di Gaius. "L'hai presa?" Chiede Merlino.
"Avevi qualche dubbio?" Gli dico mostrandogliela. Lui mi rivolge uno splendido sorriso e il mio cuore accelera. Gliela porgo e lui pronuncia l'incantesimo. Una, due, tre volte. Niente. "Dovreste provarci insieme." Suggerisce Gaius. "Cosa? No, non sono capace! Non posso farlo." Sono agitata. Ho paura. L'unica volta che ho provato a fare un'incantesimo banale, ho fatto esplodere un vaso. Merlino posa la pietra e mi poggia le sue mani calde sulle spalle. "Ti ho vista sbriciolare quelle statue solo con il pensiero. Non so come tu abbia fatto, ma una cosa è certa: sei molto più potente di quanto tu possa immaginare. Quindi smettila di sottovalutarti e comincia a credere in te stessa." Lo guardo nei suoi occhi blu che al momento si trovano a pochi centimetri dai miei. Ha ragione. Posso farcela. Chiudo gli occhi e penso alla formula. La pronuncio nella mia testa sempre più decisa. Sento una forte energia invadere il mio corpo, apro gli occhi e insieme pronunciamo l'incantesimo: "Bregdan anweald gafeluec!" La pietra viene avvolta da una luce dorata e si frantuma in tanti piccoli pezzi trasparenti, riuniti in un mucchietto. Sorrido incredula. "Merlino!" La voce proviene da dietro di noi. Artù si è svegliato. Si tiene la testa tra le mani. "Ma che è successo?" Chiede.
"Non ricordate niente?" Dice Gaius porgendoli una pozione per il mal di testa. Artù scuote la testa. "Avete esagerato col vino questa sera, sire. Siete caduto e avete battuto la testa. Io ed Alaska abbiamo dovuto trascinarvi fino a qui." Spiega Merlino. Artù ci guarda come se fossimo degli alieni mutanti. Poi si ricompone e si alza barcollando. "Vi accompagno alle vostre stanze sire." Dice Merlino uscendo. Gaius si volta verso di me e ride. Anche io comincio a ridere. Non tanto per Artù, ma perché ho appena realizzato di essere appena riuscita a padroneggiare i miei poteri.
***
~Merlino~

La mattina seguente, Orlando e Adele ci raggiungono sulle scale del castello, seguiti da Alaska. Stanno discutendo animatamente. "Come hai potuto perderla?"
"Non lo so! Non è colpa mia, padre!"
"E di chi se no? Ragazzina insolente!"
"C'è qualche problema?" S'intromette Uther.
"No, affatto." Risponde Orlando.
I reali si scambiano i saluti e montano a cavallo. Io ed Alaska li osserviamo andarsene, entrambi consapevoli del perché litigassero.
"Complimenti." Le dico mentre torniamo da Gaius "sei stata molto brava ieri sera."
"In realtà è merito tuo." Mi risponde "Sei riuscito a farmi credere in me stessa. Nessuno ci era mai riuscito. Non posso far altro che ringraziarti per questo." Mi guarda con quei suoi grandi occhi marroni. Un debole raggio di sole, filtrato dai vetri della finestra, le illumina il viso. I suoi capelli risplendono più rossi di prima e l'iride diventa dorata. È bellissima, vorrei solo che il tempo si fermasse. Ma purtroppo Artù ci interrompe, mettendosi tra di noi. "Forza Merlino! Sai cosa devi fare oggi?" Dice " Devi pulire le scuderie, le mie stanze, i miei vestiti, rammendare il mio mantello, lucidare la mia armatura..."

AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora