Capitolo 26

185 13 1
                                    

~Alaska~
"Bene, con questo abbiamo finito." Dico aggiungendo alcune mele al cestino.
"Possiamo tornare a casa."
Raggiungiamo il castello e, mentre percorriamo un corridoio, avviene qualcosa di strano. Il cestino si sfila dal mio braccio e fluttua a venti centimetri dal pavimento. Quando si posa a terra, guardo perplessa Hunith e faccio per raccoglierlo, ma prima che possa toccarlo, si ribalta su un lato e le mele rotolano fuori iniziando a vorticare a mezz'aria, per poi adagiarsi a terra, formando un mucchietto ordinato.
"Ma che..." Mi rivolgo, nuovamente, con lo sguardo a Hunith che ha un'espressione stranamente divertita, anzi ridacchia proprio.
Io sono confusa e ciò che accade dopo, di certo non aiuta. Le mele rotolano in fila indiana fino al cesto e, una ad una, saltano dentro come se fossero animate. Per fortuna non c'è nessuno nei paraggi perché il cestino ricomincia a svolazzare e noi lo seguiamo cercando di acchiapparlo. Hunith continua a ridere. Io trovo tutto ciò assurdo, non capisco come possa divertirla tanto. Inizio a pensare che ci siano veramente i fantasmi anche se, alla fin dei conti, non è che sia un fatto così strano a Camelot.
Sento i passi di qualcuno avvicinarsi. "Oh no, se qualcuno ci vedesse rincorrere un cestino volante, di sicuro non esiterebbe ad accusarci di stregoneria." Penso.
Afferro quindi il polso di Hunith e la trascino dietro ad una rientranza del muro facendole segno di stare in silenzio.
"Ouch!" Udiamo appena prima di un sonoro tonfo. Spunto leggermente per vedere chi sia arrivato e mi rassicuro quando vedo che è solo Merlino.
"Avete perso qualcosa?" Dice, raccogliendo la cesta mentre si massaggia la fronte.
"Qualcuno mi spiega perché quel cestino stava volando nel bel mezzo del corridoio?" Esclama, guardandomi con un sopracciglio alzato.
"Fidati, se potessi lo farei." Rispondo.
Intanto Hunith compare sghignazzando.
La guardo perplessa:"Perché continuate a ridere? Non capisco proprio cosa ci sia di così divertente."
"È meglio che ve ne parli dentro." Dice tornando improvvisamente seria. Merlino ed io ci scambiamo un'occhiata confusa prima di dirigerci verso le camere di Gaius.
Quando entriamo ci invita a sederci.
"Bene. Immagino non sia la prima volta che ti succeda qualcosa che non riesci a spiegarti, giusto?"
Annuisco attendendo una spiegazione.
"Beh, è successo anche a me quando ero incinta di Merlino. Più di una volta ho rischiato di essere accusata di stregoneria grazie ai suoi scherzetti."
"Mi... dispiace, madre." Sussurra Merlino.
"Quindi mi state dicendo che tutte quelle cose, dipendono dalla bambina?"
"Già. Dovrai stare attenta quando vai in giro d'ora in poi."
Mi passo una mano tra i capelli:"Ci mancava solo questa." Sbuffo.
"Puoi dirlo forte." Commenta Merlino sbigottito.
"Beh, di sicuro non ti annoierai! Sarà divertente." Interviene Gaius, cercando di sollevarmi il morale.
" Divertente non è esattamente l'aggettivo che avrei utilizzato." Rispondo stizzita.
"Oh, suvvia! Ti aspettavi di avere una figlia normale, sapendo che siete tra le creature più potenti mai esistite." Continua lui.
"Non so esattamente cosa mi aspettassi." Dico sconsolata.
Un vago senso di nausea si impossessa di me. Mi alzo e mi dirigo verso la porta.
"Dove vai?" Chiede allarmato Merlino.
"Ho bisogno di stare un po' sola, spero non vi dispiaccia."
"No, tranquilla. Va' pure." Dice Gaius.
Così esco, chiudendomi la porta alle spalle.

Vago tra i corridoi per qualche minuto, senza una meta precisa. Un'infinità di pensieri mi affollano la testa uno dopo l'altro, così velocemente che non riesco a concentrarmi su nessuno di questi.
Appoggio le spalle al muro e, con una mano, mi accarezzo la pancia.
"Cos'altro devo aspettarmi da te, eh?" Sussurro.
Quando alzo lo sguardo però, sobbalzo. Un'ombra mi sta fissando silenziosamente proprio di fronte a me, a circa un metro di distanza. Muovo qualche passo rimanendo parallela alla parete ma quella mi segue. Rimango impietrita a fissare quelle cavità rosse che ha al posto degli occhi e mi rendo presto conto che diventano ogni istante sempre più inquietanti. L'ombra comincia a sibilare qualcosa che non riesco a comprendere ma la testa comincia a girarmi. Il mio respiro diventa affannoso e il cuore accelera ad ogni battito. Lo sento pulsare nelle orecchie e in gola sempre più insistente.
"Alaska, ti senti bene?" Mi ritrovo gli occhi di Merlino puntati in faccia, con le mani sulle mie spalle che mi scuotono delicatamente. Come ho fatto a non notarlo prima?
Mi libero bruscamente dalla presa:"Sto bene."
Dico, ma mi rendo conto che la mia voce trema e non suona per niente convincente.
"Non mi sembra che tu stia bene. Sei gelida e bianca come un lenzuolo." Mi guarda preoccupato, poi aggiunge:"C'era un'ombra, vero?"
"Che ci fai qui?" Chiedo freddamente.
"Ero preoccupato per te, sembravi sconvolta quando sei uscita."
Il senso di nausea ritorna ma più forte. Istintivamente mi porto una mano alla pancia e prendo una lunga boccata d'aria, poi annuisco.
"Alaska, sei sicura di star bene? Sembri l'opposto dello star bene."
Annuisco nuovamente cercando di non vomitargli addosso, non sarebbe molto carino.
"Vieni, andiamo a casa." Sussurra gentilmente.
"No, ho bisogno di schiarire le idee. E di aria." Dico sventolandomi la faccia e facendo lunghi respiri, mentre mi dirigo verso l'uscita.
Appena usciamo mi sento investita dalla brezza  gelida e secca. Rabbrividisco e mi stringo tra le braccia.
"Ecco, tieni." Dice Merlino, sfilandosi la giacca e porgendomela.
"No, tienila."
Lui semplicemente me la posa sulle spalle e mi circonda con un braccio.
"Grazie." Sussurro, accoccolandomi nel suo abbraccio.

AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora