Capitolo 40

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~Alaska~
"No! No! No! Fa tutto schifo, Jenny! Non ho niente di decente da mettermi!" Sbraito, lanciando vestiti fuori dall'armadio, in giro per la stanza.
Jenny mi osserva distrattamente, distesa sul mio letto, mentre accarezza il pelo di Lady.
"Non ti ho mai vista così agitata per un appuntamento. Chi è lui?"
"Non lo conosci." Mento. Beh, in parte è vero. Gwen lo conosce, Jenny no.
"Come lo hai conosciuto?" Continua imperterrita.
Non ho voglia di parlarne perché mi sento come se fosse tutto sbagliato. Io non voglio uscire con Melvin, ma con Merlino. È assurdo, lo so. Loro sono la stessa persona ma allo stesso tempo non lo sono.
"Lady ha già mangiato?" Domando, cambiando discorso.
"Sì, gliel'ho dato io."
"Bene, grazie." Rinfilo la testa nell'armadio, continuando a bocciare abiti su abiti.
"Si sta facendo tardi, non vorrai farlo aspettare?" Mi punzecchia Jenny.
"Giuro che se non trovo qualcosa da mettere nei prossimi dieci secondi vado in accappatoio." Borbotto.
Jenny ridacchia e si alza, affiancandosi a me.
"Il vestito verde." Sentenzia infine.
"Quel vecchio straccio? Non credo mi stia neanche più."
"Vecchio straccio? È stupendo! Ho sempre amato quel vestito e se ti faceva così schifo potevi anche regalarmelo."
Le lancio un'occhiataccia e continuo a cercare.
"Almeno provalo!" Mi incita lei.
"Va bene... ma è solo un'inutile perdita di tempo." Borbotto.
"Oh e mettiti qualcosa di... come dire... più seducente delle mutande di tua nonna."
"Cosa?" Ridacchio imbarazzata.
"Sai, qualcosa di diverso dal tuo solito intimo..."
"Non ce ne sarà bisogno..."
"Beh, non puoi saperlo, no? E poi da quanto tempo non entra un ragazzo in questa stanza?"
"Ma cosa stai dicendo? È solo un primo appuntamento... non succederà niente!"
"Oh, la mia tris nonna era più avventurosa di te!" Sbuffa Jenny, lasciando la stanza.
Scuoto la testa divertita dal suo atteggiamento. Ginevra non avrebbe mai detto una cosa del genere e il fatto che ora io la veda sia come la regina posata ed elegante che era, che l'infermiera spensierata e senza peli sulla lingua che è ora mi lascia un po' disorientata. Se è così con lei, non oso pensare a come mi sentirò tra poco con Merlino.
Ad ogni modo infilo il vestito che mi ha consigliato Jennifer. È un abito verde scuro in velluto con uno scollo a V abbastanza profondo ma comunque fine e le maniche lunghe. La gonna arriva più o meno a metà coscia. In fondo non è così male come lo ricordavo. Sciolgo i capelli lasciandoli ricadere sulla schiena ed esco dalla stanza. Jenny è in salotto, raggomitolata sul divano a guardare la televisione. Appena mi vede scatta in piedi e batte le mani sorridendo esterrefatta.
"Sei bellissima! Te l'ho detto che ti stava bene. Si abbina perfettamente ai tuoi capelli rossi e ti risalta gli occhi. Se come minimo non ti bacia vestita così è un idiota!"
"Jenny calmati!" Ridacchio. "Sei molto più entusiasta tu per questo appuntamento di quanto lo sia io."
Lei si limita a fare spallucce.
"Metti i tacchi beige?" Chiede.
"Sì, pensavo di sì."
"Bene! Ho qualcosa che si abbina perfettamente." Così dicendo corre in camera sua e ritorna dopo qualche istante con in mano una collana scintillante dorata e tempestata da diamantini a forma di goccia.
"Non è proprio il mio stile, Jenny."
"Oh, ma sta zitta per una volta! Sempre a lamentarti." Borbotta sotto voce mentre mi infila il gioiello al collo.
"Ecco, perfetta."
"Grazie." Sussurro.
Il citofono suona con un rumore gracchiante, facendomi sobbalzare.
"Oh no! È già qui! Non sono pronta!" Esclamo, freneticamente.
"Ci penso io, finisci di prepararti."
"Grazie, sei una stella." Corro in camera chiudendomi la porta alle spalle e sento Jenny aprire il cancello.
Mi infilo frettolosamente le scarpe, litigando con il maledetto gancetto che non si allaccia. Poi, cercando di non ruzzolare sui tacchi tra i vestiti sparsi sul pavimento, mi dirigo verso lo specchio per applicare un po' di trucco. Niente di troppo pesante, però.
Intanto sento la porta d'ingresso aprirsi e Jenny che parla con Melvin, invitandolo ad entrare.
Non immaginavo che dopo anni insieme ad un ragazzo, potesse ancora venirmi l'ansia. Però infondo lui non è la stessa persona che conoscevo, non esattamente per lo meno.
Ma credo che questa agitazione non sia per l'appuntamento in sé, bensì per il fatto che sta sera devo riuscire a riportarlo indietro.
"Sky, sei pronta?!" Urla Jenny dall'altra stanza, distraendomi dai miei pensieri.
Prendo la pochette beige ed esco dalla camera.
Rimango incantata dalla vista di Merlino, vestito così elegantemente. Indossa una camicia bianca sotto ad un completo blu scuro, arricchito da un farfallino sempre blu. I suoi occhi azzurri brillano di una luce che sembra quella della luna e i suoi capelli sono spettinati come al solito ma diversi. Penso abbia provato a domarli in qualche modo ma senza molto successo. Li trovo adorabili.
Lui mi scruta a bocca aperta. Io lo osservo altrettanto stupefatta. Nessuno parla. Entrambi siamo pietrificati l'uno davanti all'altra finché Jenny interrompe il silenzio: "Sta per iniziare la mia serie tv preferita quindi, a meno che non vogliate rimanere a guardarla con me, dovreste andare."
Così dicendo ci caccia letteralmente fuori dall'appartamento e ci chiude la porta alle spalle.
"Scusa. Jenny è fatta così." Sussurro, sentendo le guance avvampare.
"Non fa niente. È simpatica." Risponde lui, sorridente.
Lo conduco fuori dall'edificio mentre lui mi fa i complimenti per il vestito. Lo ringrazio e ricambio e la conversazione finisce lì finché non saliamo nella sua macchina. Mi apre persino la portiera. È snervante perché, nonostante lui lo stia facendo per essere galante o fare colpo, io mi sento tremendamente a disagio perché questo non è lui. Questo non è il nostro rapporto vero. È solo una farsa.
"Ti vedo pensierosa, va tutto bene?" Chiede lui gentilmente.
"Sì, sono solo affamata."
"Ho prenotato un posto che sono sicuro ti piacerà. "Il Drago Bianco", lo conosci?"
"È quel ristorante vicino al lago?"
"Proprio quello."
"Ho sempre desiderato andarci! Tutte quelle lucine nel giardino attirano sempre la mia attenzione quando passo di lì." Rispondo entusiasta.
"Bene, sono felice." Si volta per un breve istante verso di me prima di riportare lo sguardo alla strada, quanto basta però per farmi sussultare il cuore. Mi è mancato così tanto e neanche lo sapevo. E ora che io sono di nuovo io e lui è qui c'è solo un inconveniente: lui non è lui.
Lasciamo la macchina nel parcheggio del ristorante e subito rimango esterrefatta dalla bellezza di quel giardino. Le lucine dal caldo bagliore illuminano magnificamente il buio della sera creando un'atmosfera deliziosa. Minuscole lampadine ricadono leggere verso il basso, arrampicandosi sugli alberi e snodandosi dai rami. L'ingresso del ristorante è coronato da un imponente drago scolpito in marmo venato d'argento. I suoi occhi sono due pietre verdi brillanti e fissano gli ospiti mentre entrano. Il corpo ricopre quasi tutta la facciata frontale del locale. Ma entrando, la vista è ancora più mozzafiato. Non ho mai visto un allestimento del genere. Il pavimento in legno dona un'atmosfera rustica ma il design non è per niente comune. Dalle travi del soffitto ricade una cascata floreale. Centinaia di varietà di fiori e piante ricoprono l'alto in un delicato miscuglio di colori. Il resto del locale è illuminato da una luce fioca ma piacevole e alcune lampadine calano dalle travi, creando l'illusione di camminare in un giardino stellato al contrario.
"Melvin, questo posto è stupendo! Non immaginavo che fosse così bello." Sussurro, completamente immersa in quel magnifico ambiente.
Un cameriere ci conduce al nostro tavolo e Merlino sposta la sedia per farmi sedere.
"È incredibile pensare che questo fosse solo un vecchio fienile marcescente. L'hanno trasformato in un'opera d'arte." Dice.
"È davvero particolare! Chissà chi ha avuto l'idea dei fiori."
"Hanno anche lasciato spazio per un lucernario." Continua con il naso all'insù, indicando il soffitto.
"Magnifico, così si vedono le stelle." I nostri sguardi si staccano dal cielo stellato e si incontrano a vicenda. Niente è più bello di quegli occhi.
"Posso allettarvi con questo Champagne?" Ci interrompe un cameriere con in mano una bottiglia.
Merlino distoglie lo sguardo da me e acconsente.
"Vi porto il menù o preferite ordinare il piatto dello chef?" Continua l'uomo.
"Il piatto dello chef sembra delizioso." Concordiamo entrambi.
Merlino apre lo Champagne e lo versa nei calici.
"Cin cin." Sussurra, facendo tintinnare i bicchieri e prendendo un sorso.
È così strano essere ad un appuntamento del genere con lui. Il massimo che ci siamo potuti permettere a Camelot era di ubriacarci alla taverna insieme ai cavalieri.
Le bollicine dolci e frizzanti si sciolgono piacevolmente nella mia bocca, scaldandomi la gola.
"Posso farti una domanda?" Chiede improvvisamente lui, posando il bicchiere.
"Ehm, certamente. Di cosa si tratta?"
Merlino sembra essere combattuto se dirlo o no, ma poi parla tutto d'un fiato: "Hazel è veramente tua figlia?"
Il quesito mi fa trasalire. Prendo un altro sorso prima di rispondere.
"Te lo ha detto lei?"
Lui annuisce.
"Sì, lo è." Sentenzio secca.
"Cavolo. Deve essere stata dura. Voglio dire... sei così giovane..."
"Possiamo parlare di altro per favore?" Lo interrompo. È un argomento delicato e non è ancora arrivato il momento di discuterne.
"Certo, naturalmente. Scusami." Risponde arrossendo.
"Parlami un po' di te." Lo incito io. "È tanto che lavori in quel locale?"
"Non molto. Meno di un anno. Ma lo faccio solo per raccogliere un po' di soldi per ciò che voglio fare realmente."
"E sarebbe?" Chiedo incuriosita.
"Scrittore."
"Davvero? Fantastico! E quali generi preferisci?"
"Mmh vediamo... fantasy e magia direi che sono i miei preferiti. Ma mi piace anche il giallo e il mistero."
Fantasy e magia, eh? Chissà perché non mi sorprende affatto.
"Anche lo storico non mi dispiace. Sai, re, regine, cavalieri... quel tipo di cose insomma."
Non può essere solo una mera coincidenza. Deve essere un riflesso della sua vera identità.
"E come mai proprio questi?" Indago.
"Non lo so, mi hanno sempre affascinato..." Risponde vago.
"E invece tu? Come hai scelto di fare la detective?"
"Beh... mi ci sono trovata un po' immischiata, credo. Diciamo che è stata una decisione impulsiva. Sentivo che era la cosa giusta per me." In realtà non sono sicura del perché mi sia ritrovata a fare la detective. È successo e basta.
Fortunatamente il discorso non prosegue oltre, perché il cameriere ci porta i piatti e la nostra attenzione si sposta sul cibo delizioso. In effetti ogni conversazione ricade infine sulle pietanze squisite.

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