Capitolo 29

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~Alaska~
"Sei sicuro di non voler rimanere?" Chiedo al Dottore che ci guarda, appoggiato alle porte del TARDIS.
"Sicuro. È meglio che vada. Non preoccuparti, tornerò presto."
"Va bene, allora. A presto." Dico.
Lui ci saluta con un gesto della mano e, prima di entrare esclama:"Fai la brava, Hazel!" E poi sparisce accompagnato dallo stridulo rumore della sua macchina del tempo.
Io e Merlino ci guardiamo per un istante. Nonostante entrambi siamo felici di essere tornati a casa sani e salvi, leggo chiaramente nei suoi occhi la stessa preoccupazione che affligge anche me.
"Dunque, vogliamo incamminarci?" Sussurra.
Annuisco e insieme ci avviamo verso il castello. Ancora non sappiamo cosa diremo ad Artù, ma al momento quello è l'ultimo dei nostri problemi. Entrambi rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto. L'ansia è palpabile tra di noi e a dire la verità ho l'impulso di scappare lontano con Hazel ma ho come la certezza che ovunque andremmo, le ombre ci troverebbero. Stringo la bambina a me. Sta ancora dormendo pacificamente, ignara dei pericoli che incombono su di lei.
"Sei stanca? Vuoi che la tenga io?" Chiede Merlino.
"No, tranquillo. E poi, siamo arrivati."
Ci troviamo, infatti, davanti alle porte della città. I cavalieri si muovono freneticamente avanti e indietro per la cittadella illuminata dal sole mattutino. Rivolgo uno sguardo al castello che sembra molto più imponente del solito e scorgo il viso di Artù affacciato ad una finestra. Appena ci nota si scosta dal vetro e, qualche istante più tardi, spunta dalla porta del castello seguito da Ginevra. Entrambi scendono velocemente le scale venendoci incontro.
"State bene?!" Esclamano all'unisono.
Annuiamo, ma la loro attenzione è già stata catturata da Hazel che si è svegliata solo ora ed è rimasta a fissarmi in silenzio.
Gwen diventa completamente rossa e un enorme sorriso le compare sul volto.
"È bellissima!" Trilla agitando le mani, esterrefatta.
"Vuoi tenerla?" Chiedo sorridendole.
Lei annuisce convinta e io le metto in braccio la bimba.
Merlino mi circonda la vita con un braccio stringendomi a lui.
"Come l'avete chiamata?" Domanda Artù.
"Hazel." Risponde Merlino.
"È un nome stupendo." Afferma Ginevra.
"Benvenuta a Camelot, Hazel." Dice Artù mentre lascia che lei gli afferri l'indice con le sue minuscole dita.
Intanto sempre più persone si sono radunate intorno a noi, tra cui Perla e Sofia e i cavalieri della tavola rotonda. Galvano è praticamente saltato in braccio a me e Merlino circondandoci tra le braccia e esclamando:"Fine dei giochi, eh?"
Entrambi emettiamo una risatina imbarazzata ma poi lui, indicando Artù, prorompe:"Non preoccupatevi, avete fatto pratica con il bambinone reale. Non sarà tanto diverso, no?"
Tutti scoppiano a ridere tranne Artù che interrompe la conversazione dicendo:"Gaius non sa che siete tornati. Forse dovreste andare da lui."
"Buona idea." Concordo, riprendendo tra le braccia Hazel. Insieme, Merlino ed io ci allontaniamo dalla folla dirigendoci verso le stanze del medico.
"Non ha fatto nessuna domanda..." Osservo, riferendomi all'incontro di Artù con il Dottore.
"Per ora..." si limita a rispondere Merlino.
Giunti davanti alla porta, Merlino la spinge, aprendola lentamente. Gaius è chino sul tavolo e sta preparando qualche rimedio di erbe. Appena entriamo si raddrizza, supera il tavolo e ci viene in contro adagio.
"Sono così felice di vedervi. Ho saputo quello che è successo due notti fa. Non vedendovi tornare, mi sono preoccupato molto. Fortunatamente sembrate stare bene. Alaska, come ti senti?"
"Stanca. Ma sono contenta che siamo tutti e tre a casa." Rispondo.
"A proposito!" Esclama Merlino "Gaius, vi presento Hazel."
Il medico si avvicina alla bambina e scosta la copertina per vedere meglio il suo viso. Un grosso sorriso gli illumina il volto e sussurra:"È magnifica."
Hazel fa un piccolo sorriso puntando gli occhi sul viso di Gaius.
"Immagino abbiate bisogno di riposo." Mormora Gaius, scostandosi dalla bambina. "Andate pure, non vi tratterrò oltre."
Entrambi gli sorridiamo ed entriamo nella nostra camera. Mi siedo ai piedi del letto mentre Merlino chiude la porta e ci si appoggia con le spalle. La tranquillità della stanza placa per un po' la mia ansia. Mi era mancata questa quiete negli ultimi giorni ed è come prendere una boccata d'aria dopo essere stati a lungo sott'acqua.
Merlino si acquatta davanti a me. Appoggia la piccola mano di Hazel sulla sua e, accarezzandola con il pollice, sussurra: "Ancora non ho realizzato che sia nata."
Il suo sguardo passa poi dal suo viso paffuto al mio. Percepisco i suoi occhi cerulei scrutarmi dal basso mentre io non distolgo i miei dal corpicino di Hazel, avvolto nella morbida copertina bianca.
"A cosa stai pensando?" Chiede.
"A niente." Rispondo, forzando un sorriso.
Merlino sospira e si alza, prendendomi la bambina dalle braccia e adagiandola nella culla.
"Sky..." si siede affianco a me e prende le mie mani nelle sue. Alzo lo sguardo per incontrare il suo. I suoi occhi hanno un'espressione comprensiva; so già che conosce il mio pensiero e so anche che ha le stesse mie preoccupazioni, ma per qualche motivo lui riesce a nasconderle molto meglio di me.
"So che dovrei essere felice di essere tornata a casa e, non fraintendermi, in parte lo sono ma..." Sospiro, abbassando nuovamente lo sguardo.
"Ma?"
"Ma Galvano ha ragione. È davvero la fine dei giochi. E adesso, Hazel non è più al sicuro. Le ombre torneranno di certo e dobbiamo solo sperare che Morgana non scopra mai dei suoi poteri o cercherà di sicuro di impossessarsene." Mormoro.
"Cosa vorresti fare? Credi... credi che sia meglio fare ritorno al tuo tempo? Forse lì le ombre non ci troveranno." Propone.
"Ci? Tu qui hai un compito importantissimo al quale non puoi venire a meno. Non puoi certo abbandonare Artù e Camelot così. Tutto quello che state costruendo... No, non se ne parla."Esclamo, forse con un tono troppo rigido.
"Niente è più importante di voi due. Niente!" Ribatte Merlino.
"Il tuo destino lo è. Perché non è solo di te che si parla, ma delle vite di migliaia di persone come noi che tu stai contribuendo a salvare. Io e Hazel siamo solo due. Non importa quanto tu ci possa amare, non siamo più importanti di tutti gli altri."
"Lo siete per me! Io sto solo cercando di proteggervi!" Esclama.
"Lo so. Ad ogni modo, le ombre ci seguirebbero ovunque. Non ha senso tornare indietro ora. Non ho neanche più una casa lì." Ribatto.
Merlino non risponde ma mi lascia le mani, circondandomi con un braccio e accarezzandomi la spalla. Io adagio la testa sul suo petto, percependo il battito ritmico del suo cuore.
"Vedrai, alla fine andrà tutto bene. Te lo prometto." Sussurra.

~Merlino~
Dopo aver lasciato Alaska a riposare in camera con la bambina, decido che è ora di affrontare con Artù la conversazione che finora ho cercato di evitare. Mi trovo nelle sue stanze in piedi di fronte a lui, che è seduto alla scrivania con la testa appoggiata ad una mano.
"Da quanto viaggi con quell'uomo... il Dottore, per la precisione?" Chiede Artù, squadrandomi con sguardo serio.
"Da quando ho incontrato Alaska. Ma lo abbiamo visto raramente negli ultimi tempi." Il re continua a fissarmi con aria sospettosa. Tuttavia, non lo biasimo. Sta solo cercando di capire se può fidarsi di lui o no.
"Alaska lo conosce bene?" Domanda Ginevra, che si trova in piedi, di fianco ad Artù.
"Sì, lei ha viaggiato con lui per molto tempo. Gli è molto affezionata."
Gwen, rivolta ad Artù, bisbiglia: "Se Alaska si fida di lui, non credo dovremmo temerlo. La conosco bene, è molto selettiva con le persone e non da fiducia facilmente."
Artù rimane in silenzio per qualche istante osservando il volto della moglie. Poi borbotta: "Sì, immagino tu abbia ragione." E, nuovamente rivolto a me dice: "Quindi il luogo in cui ci ha portato non era un'illusione? Esisteva davvero."
Annuisco.
"Può davvero farlo? Viaggiare su pianeti diversi?"
"Ed epoche diverse, sì."
"E tu sei stato nel futuro?" Chiede sbalordito.
"Beh, sì. Un paio di volte." Rispondo.
"Lo dici come se fosse la cosa più naturale che ci sia." Interviene Ginevra.
"Il Dottore lo fa sembrare normale..." ribatto.
I due mi fissano in silenzio, per cui dico: "L'universo è vasto e misterioso e alcuni dei suoi misteri non li comprenderemo mai. Ma ciò non vuol dire che dobbiamo necessariamente temerli."
Artù mi osserva sorpreso e poi ribatte: "Non capisco se tu sia molto saggio o un idiota..."
"Merlino ha ragione." Dice Gwen. "Non tutto ciò che è a noi sconosciuto è pericoloso."
Le sorrido, ringraziandola mentalmente per avermi sostenuto durante questa conversazione.
"Va bene. Se tu e Alaska vi fidate di lui... ma sappiate che al primo segnale di pericolo lo farò arrestare." Dice Artù.
"Sono sicuro che non sarà necessario, sire." Rispondo. Lui annuisce e io mi inchino ed esco.
Mentre attraverso i corridoi, incontro Mordred, il giovane cavaliere che anni prima avevo aiutato a salvare dalle grinfie di Uther. I sui occhi sono freddi e sospettosi come al solito e io sostengo il suo sguardo duro finché lui non mi rivolge un mezzo sorriso e mi supera, camminando nella direzione opposta alla mia. Ogni volta che lo vedo, non posso fare a meno di pensare alle parole che mi aveva rivolto Kilgharrah. Mi disse che Modred sarebbe stato la rovina di Artù, ma più di una volta ho deciso di ignorarlo e gli ho salvato la vita. Ultimamente però, la situazione tra lui e me è sempre più tesa e io sembro essere l'unico a notare questa rivalità. Comincio a pentirmi delle mie scelte e a temere seriamente per il futuro di Artù.
Tornato a casa mi rivolgo subito a Gaius, chiedendo: "Ci sono stati avvenimenti strani durante la nostra assenza?"
Lui ci pensa per un istante, poi risponde: "No, niente di importante."
"Niente di sospetto, qualcosa che dovrei sapere..."
"No. Ma perché me lo stai chiedendo?"
Mi lascio cadere su una panca, sospiro e sussurro: "Mordred..."
"Ancora con questa storia? Secondo me ti stai facendo condizionare troppo dalle parole del drago. Fino ad ora ha provato solo di essere un ragazzo dal animo nobile e un ottimo cavaliere. Dagli un po' di tregua."
Alzo un sopracciglio ma poi dico: "Spero vivamente che sia così."
Lui mi da una pacca sulla spalla e riprende a leggere il libro che aveva momentaneamente accantonato.
Rientro in camera. Hazel sta dormendo. Mi sorprende quanto abbia dormito e quanto poco abbia pianto finora. Il suo viso è rilassato e le sue guance rosate colorano la carnagione chiara. Alaska, invece, è rannicchiata sul letto. Anche lei sta dormendo, ma il suo volto è contratto e pallido. Mi siedo accanto a lei e le accarezzo la testa. I suoi capelli rossi, un po' scompigliati, mi scivolano tra le dita e lei sembra rilassarsi un po'. Sistemo le coperte in modo che le coprano le spalle e mi corico vicino a lei, rimanendo ad osservare i lineamenti del suo viso. Le ciglia lunghe, le labbra rosate e qualche lentiggine sparsa sulle guance e sul naso. Chiudo gli occhi e mi addormento anche io.

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