Capitolo 21

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~Alaska~
Quando giungiamo al castello, la pioggia batte irrequieta sulle nostre spalle e i cappucci dei nostri mantelli non sono molto d'aiuto. Siamo completamente fradice, i capelli continuano ad appiccicarsi al viso e i cavalli non smettono di scrollarsi l'acqua dalla criniera. Inoltre, nonostante sia mattina, il cielo è buio e brulica di gonfie nubi nere. Una fitta nebbia avvolge, come un mantello, tutto ciò che ci circonda,  lasciando appena visibili i tetti a punta delle quattro torri del castello. Come una compagna  silenziosa, segue e precede ogni nostra movenza fungendo da scudo per sguardi indiscreti. Smontiamo da cavallo facendo schizzare la fanghiglia un po' ovunque. Cerchiamo di guardarci intorno ma non riusciamo a scorgere niente che sia più lontano di un metro da noi. A malapena riesco a vedere il volto di Lady Kristen.
"Dobbiamo riuscire ad entrare." Sussurro.
"Sì, ma come? Non sappiamo neanche dov'è l'entrata, non riesco a vedere niente." Ribatte lei.
Poi però, un lampo illumina tutto per un paio di secondi, abbastanza per scorgere una figura. Una donna anziana, dai lunghi capelli bianchi che le contornano il viso rugoso sotto il cappuccio per poi nascondersi in parte sotto il lungo mantello nero che l'avvolge completamente. Ha il braccio disteso ed indica un carro nel mezzo della piazza sottostante al castello. Due uomini stanno discutendo proprio li affianco. I suoi occhi mi trafiggono come un coltello. Mi sento come se conoscesse ogni mio segreto, ogni mio pensiero. La luce scompare, lasciando nuovamente spazio a quell'oscurità opprimente. Resto immobile per alcuni istanti, con la sensazione di aver già visto quella signora, ma non ricordo dove.
"Alaska!" Mi chiama Kristen, facendomi sobbalzare. "Qualche idea?"
"Solo una." Rispondo muovendomi in direzione del carro.
Più ci avviciniamo, più diventa forte il vociare di persone. Ci muoviamo silenziose come topi nella nebbia, fino a raggiungere il carro. Ci accucciamo vicino alle ruote e sporgiamo il viso appena il necessario per scorgere i due uomini sull'altro lato. Uno è alto e ha una pancia prominente, coperta da una casacca in velluto blu. Una folta barba rossiccia contorna il viso, lasciando scivolare dai ricci, l'acqua piovana. I suoi piccoli occhi sono puntati, con fare accusatorio, verso un ragazzo esile e dalla carnagione biancastra. Lui ascolta impaurito i rimproveri dell'altro, piagnucolando ogni due per tre uno "scusate" tremante.
"Dovevi portare i sacchi ieri e non lo hai ancora fatto!" Sbraita l'uomo, spingendo il ragazzo addosso al carro che scricchiola come per lamentarsi di tanta noncuranza. "Se non saranno consegnati entro il calar della sera, puoi definirti un uomo morto." Continua lo sconosciuto. L'esile uomo si dirige di corsa verso una porticina in legno, sottostante alle mura. Noi, accertateci che nessuno ci veda, sgattaioliamo attraverso quel passaggio, rimasto socchiuso per via della fretta del ragazzo. Ci ritroviamo in una stanza illuminata dalla fioca luce giallastra di poche candele. Il ragazzo che era entrato è in un angolo e sta cercando di raccogliere un sacco di grano che sembra essere più grande di lui. Vorrei aiutarlo ma non possiamo permetterci che qualcuno ci veda proprio ora. Ci nascondiamo dietro a delle botti piene d'acqua e attendiamo che se ne vada. Quando esce, ci mettiamo in piedi e io incontro il mio sguardo riflesso nell'acqua. Ho i capelli zuppi e appiccicati alle guance, la pelle più bianca del solito, delle occhiaie scure che mi fanno assomigliare ad un panda malaticcio e le labbra bluastre e screpolate dal forte vento che ha portato la pioggia durante la notte. In breve assomiglio ad uno zombie. Lady Kristen invece, sembra fresca e riposata, come se si fosse appena svegliata. Inizio a domandarmi se sia umana o, piuttosto, un'aliena. Mi guardo intorno, siamo in un magazzino. Sacchi di frumento e patate giacciono ovunque. Una piccola scala a pioli porta ad un soppalco dove c'è una porta in legno non sorvegliata, per lo meno dall'interno.
"Seguitemi." Dico. Mi arrampico in fretta su per la scaletta seguita da Kristen. La porta è bloccata. Lady Kristen si trova all'ultimo scalino. Veloce sussurro:"Tospringe" e la porta si apre senza opporre resistenza. Intanto la ragazza mi ha raggiunta e insieme sporgiamo la testa dalla porta. Un lungo e stretto corridoio si presenta davanti e, proprio in fondo vi è una porta in legno, che ha tutta l'aria di essere molto robusta. A sorvegliarla ci sono due guardie,  una addormentata, con la testa nascosta tra le braccia e l'altra che tira una pallina verso il muro facendola rimbalzare e riprendendola al volo. Non mi ci vuole molto, con la magia, a deviare la traiettoria di lancio e far rotolare la palla in una diramazione del corridoio e la guardia la segue. Io e Lady Kristen ci muoviamo velocemente ma senza il minimo rumore verso la porta. La sentinella sta russando. Mi chino per sfilarle il mazzo di chiavi e nonostante, non stia facendo rumore, la guardia si rigira, appoggiando la testa al muro. Schiocca le labbra e riprende a russare. Per un momento ho pensato che ci avrebbe beccate. Prendo l'enorme mazzo e sussurro:"Grandioso! Ora quale sarà quella giusta?"
Kristen guarda nella serratura, esamina il mazzo e ne prende una con decisione, dicendo:"Questa!"
La guardo stranita, poi infilo la chiave e la giro. La porta si apre e noi ci sgattaioliamo dentro.
"Come facevate a saperlo?" Chiedo stupefatta.
"Da piccola mi divertivo a rubare le chiavi del castello ai servitori e alle guardie e col tempo ho imparato a riconoscerle dalla forma." Ridacchia lei.
Mi rendo conto che siamo finite nelle segrete, un posto umido e buio, brulicante di grossi tipi loschi e puzzolenti che ci tirano occhiatacce e fanno odiosi commentini su di noi.
"Elsa!" Esclama Kristen correndo verso una cella, contenente una ragazza che indossa un magnifico vestito rosso.
"Sorellona!" Esclama questa, cercando di abbracciarla attraverso le sbarre.
Le porgo le chiavi, lei ne seleziona una e apre la porta della cella. "Lei è Alaska, la serva della regina Ginevra." Mi presenta Kristen e io mi inchino.
"Sapete dirmi dove trovare Artù e i cavalieri." Passo direttamente al sodo. Voglio dire, è un momento toccante visto che le due sorelle si sono riunite dopo giorni. Ma io non ho ancora la certezza che Merlino e i ragazzi siano vivi e stiano bene.
"Gli uomini di Odin li hanno trovati e rinchiusi. Ogni giorno li prelevano dalle celle per interrogarli e li costringono ai lavori forzati perché non collaborano. Non mangiano da quando sono qui e stanno diventando sempre più deboli. Mi dispiace, mi sento direttamente responsabile." Risponde lei.
Non faccio in tempo a ribattere perché delle voci ci interrompono:"Eccole! Prendetele!" Urlano delle guardie dopo aver sfondato la porta del corridoio. Velocemente apro con la magia una porta e ci ritroviamo in un corridoio illuminato che conduce a delle scale. Le raggiungiamo e le saliamo il più veloce possibile con le guardie alle calcagna. Corriamo per i corridoi del castello, finche non raggiungiamo un portone. Le sentinelle non si vedono ancora ma, probabilmente, non sono molto lontane. Spingo il portone e mi ritrovo su un porticato costeggiato da vetrate blu e grigie. Sotto di noi c'è la sala del trono. Un uomo (immagino sia Odin) è seduto sul trono e, inginocchiati ai suoi piedi, ci sono i ragazzi. Odin gli sta parlando ma loro non rispondono.
È furioso ma da qua su non riesco a capire cosa dica. Kristen impugna l'arco e scocca una freccia che, con precisione maniacale centra il petto di una delle sentinelle che affiancano il trono. Posso vedere i corpi di tutti i presenti irrigidirsi. Artù si volta verso di noi e, quando ci vede, accenna un sorriso con un angolo delle labbra. Kristen mette fuori combattimento anche l'altra guardia che cade pesantemente a terra.
"Guardie!" Urla Odin. Subito due uomini entrano nella sala e i ragazzi iniziano a combattere. Noi sigilliamo la porta da dove siamo entrate per evitare che i nostri inseguitori ci trovino. "Troviamo un modo di scendere." Propone Lady Elsa. Perlustro con lo sguardo tutta la stanza ma l'unica possibilità che trovo è di lasciarci scivolare su dei tendaggi blu che costeggiano delle colonne bianche. Mi sporgo per afferrarne una, gli do due strattoni per assicurarmi che regga e poi esclamo quasi entusiasta: "Siete abbastanza forti di braccia!" Le sorelle annuiscono, così salgo sul cornicione, afferro il drappo e mi lascio cadere. Mi fermo a pochi centimetri da terra e con un saltello atterro. Dopo pochi istanti anche Elsa e Kristen mi raggiungono. I cavalieri stanno combattendo con le guardie che continuano ad entrare, quindi mi precipito al portone per bloccarlo. Poi mi volto e sento Merlino urlare:"Artù, dietro di te!" Odin sferra un attacco verso Artù che riesce, giusto in tempo, a parare la spada e contro attaccare. In poco tempo però, i ragazzi hanno battuto le guardie e circondano Odin. Egli si ferma e inizialmente rimane con la spada sguainata, puntandola a turno verso i cavalieri, poi però capisce di non avere possibilità e la lascia cadere mettendosi in ginocchio. Artù gli si avvicina, gli afferra la casacca costringendolo ad alzarsi e sibila:"Hai provato con la forza a strappare qualche informazione a me e i miei cavalieri, ma ciò che non hai capito è che da noi non otterrai mai niente, costi la morte. Perché il successo di Camelot si basa sulla lealtà e la fedeltà da parte di ogni singolo cavaliere, ogni singolo suddito." Detto questo lo lascia e l'uomo rimane per un po' immobile per poi dire:"Hai vinto Artù Pendagron! Perchè non mi uccidi?"
Di tutta risposta il Re esclama:"Ho già vinto, che uomo sarei se ti uccidessi?" Poi si volta verso di noi e dice:"Andiamocene! Torniamo a casa." Esclama.
Mentre i ragazzi e le sorelle si congratulano con Artù, Merlino si dirige verso di me con le braccia conserte e lo sguardo severo. Il viso è sporco di terra, gli occhi sembrano più piccoli per via delle grosse borse che ha e i capelli sono spettinati.
"Che ci fai qui?" Il suo tono è calmo ma avrei preferito che avesse urlato. Odio quando fa così, mette i brividi. Non alza mai la voce ma mi squadra con gli occhi socchiusi e le sopracciglia corrugate.
"Faccio un pic nic, secondo te?" Rispondo sarcastica.
"Non scherzare, è pericoloso! E se ti avessero presa? E se fossi morta?"
"Ma non è successo." Gli dico sempre sorridente "E comunque, devi sempre essere così pessimista?"
"Non sono pessimista, sono realista."
"Realista? Io avrei detto piuttosto catastrofico!"
Lui si scioglie in un sorriso e mi abbraccia forte. "Mi sei mancata."
"Anche tu."
"Ehm!! Se avete finito... Noi staremmo andando." Ci interrompe Artù.
Ci sciogliamo dall'abbraccio e raggiungiamo gli altri. Insieme andiamo a raccattare i cavalli che troviamo a brucare dove li avevamo lasciati. Prendo il mio per le briglie e gli accarezzo il muso sporco di fango.
Il viaggio di ritorno mi è sembrato più breve, ci siamo fermati solo per la notte e non ha neanche piovuto. Quando raggiungiamo Camelot, Gwen ci sta aspettando sulla scalinata. Corre veloce verso Artù e si lancia al suo collo, abbracciandolo. Poi il suo sguardo incrocia il mio. Cammina a passo spedito verso di me e ho il sospetto che voglia prendermi a schiaffi, ma non lo fa. Mi abbraccia e sospirando sussurra:"Non farmi mai più uno scherzo del genere. Mi hai fatto preoccupare tantissimo. Se non fosse stato che Gaius me lo ha detto, avrei pensato che ti avessero rapita o chissà cos'altro."
"Non c'era bisogno di preoccuparsi, sto bene, davvero."
Anche Gaius dice a Merlino e a me la stessa cosa:"Non fatemi mai più uno scherzo del genere." Sta diventando una moda?

Il mattino seguente, sono nelle scuderie e sto preparando, insieme a Merlino, i cavalli di Elsa e Kristen quando, quest'ultima entra.
"Alaska." Dice "Voglio ringraziarti per avermi aiutata a ritrovare mia sorella."
"È stato un piacere, anche se il più del lavoro lo hanno fatto Artù e i ragazzi." Rispondo.
Lei sorride e poi, rivolta a Merlino dice:"Sei fortunato ad avere una persona così al tuo fianco."
Lui mi prende la mano e risponde:"Lo so."
Com'è possibile che riesca a farmi sciogliere ancora adesso come quando l'ho conosciuto?

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