Capitolo 12

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~Alaska~
Sento qualcuno che mi afferra dalle ascelle e mi trascina su. Intanto l'urlo della creatura risuona nelle mie orecchie. La sento strillare poi il silenzio.
Spalanco gli occhi. Vedo le facce preoccupate di Galvano e Lancilloto sopra di me. Mi metto seduta. Siamo tutti e tre bagnati fradici. Ho in bocca il sapore del mio sangue. Mi tocco la faccia e mi rendo conto di essere ferita sopra il sopracciglio e sulla guancia.
"Cosa è successo?" Chiedo confusa.
"La creatura ti ha afferrata e trascinata in acqua. Ci siamo tuffati e mentre ti riportavo a galla, Galvano l'ha uccisa." Risponde Lancillotto. Mi alzo barcollando e guardo l'acqua. È di nuovo calma, come se nulla fosse accaduto. I raggi solari penetrano nella superficie blu del lago creando dei giochi di luce. Sono dispiaciuta per la creatura. Mi sento in colpa per la sua morte. Infondo lei proteggeva il lago affinché non se ne facesse un uso improprio. Mi chino e raccolgo l'acqua con la boccetta. Appena la mia mano ne viene a contatto, il bruciore delle ferite sul mio volto sparisce. Tocco il viso e capisco che i graffi si sono rimarginati.
Montiamo a cavallo e partiamo al galoppo. Voglio arrivare a Camelot prima del tramonto ma è troppo distante e siamo costretti a fermarci per la notte. Dopo mangiato mi sdraio accanto al fuoco ma i miei occhi rimango spalancati seguendo i disegni creati dalle fiamme del focolare. Penso a lui. Mi manca davvero molto. In questo momento desidero solo rivedere i suoi splendidi occhi azzurri. Il cuore mi batte all'impazzata ed è proprio ripensando al suo sguardo e al suo dolce sorriso che lo capisco: mi sono innamorata di lui.

Le voci di Galvano e Lancillotto mi svegliano. Apro lentamente gli occchi, gonfi per le lacrime di ieri sera, e mi siedo. Loro mi porgono la colazione. Hanno già dato da mangiare ai cavalli, così raccogliamo le nostre cose e partiamo.
Dopo almeno quattro ore a cavallo, usciamo dal bosco, ritrovandoci il castello davanti a noi. Siamo dove, il Dottore, era atterrato la prima volta col TARDIS.
"Bene allora!" Esclama Galvano saltando giù dal cavallo.
"Che fai?" Chiedo stranita.
"Sono stato bandito da Camelot! Non posso spingermi oltre."
"Anche io." Aggiunge Lancillotto scendendo dal destriero.
Scendo anche io.
"Grazie per avermi aiutata." Gli dico e mi slancio in un abbraccio collettivo.
"Adesso va, prima che sia troppo tardi." Dice Galvano dandomi una pacca sulla spalla.
Monto a cavallo e parto più veloce che mai.
Entro dai cancelli correndo all'impazzata e fermo violentemente il cavallo, poco prima delle scale. Salto giù, prendo il mio zaino e salgo correndo le scale. Attraverso i corridoi cercando di non scontrarmi con nessuno ed entro sbattendo la porta. Dentro, Gaius sta lavorando come al solito e Gwen sta tamponando la fronte di Merlino, con un panno umido. Appena mi vede, Gaius mi viene in contro. "Stavo iniziando a preoccuparmi! Sei riuscita a prenderla?" Chiede agitato.
Gli porgo l'acqua e Gaius si avvicina a Merlino. Io mi siedo sul letto, accanto a lui. Gwen gli tappa il naso e il medico versa il rimedio nella sua bocca.
Per i primi secondi il suo respiro affannoso persegue. Poi però cessa. Gaius si appoggia al suo petto constatando che il cuore si è fermato. Senza pensare nascondo la faccia sul suo petto e le lacrime affiorano subito, bagnandomi la faccia e la maglietta di Merlino. Percepisco l'abbraccio di conforto che Gaius sta offrendo a Gwen. Mille pensieri mi invadono la mente:"Non può essere morto! Non è il suo destino! Che succederà ora?"
Sento una mano delicata appoggiarsi sulla testa e accarezzarmi i capelli. Inizialmente penso che sia quella di Gaius. Mi metto seduta e vedo i suoi grandi occhi blu fissarmi lucidi.
"Sei vivo!" Esclamo abbracciandolo forte. Sento le lacrime calde scivolarmi sulle guance e le braccia di Merlino avvolgermi dolcemente. Finalmente, dopo tanto tempo, mi sento di nuovo a casa.
***
~Merlino~
È mattina presto. Mi vesto con le prime cose che mi capitano. Prendo una coperta e scendo. È tutto buio. Gaius e Alaska stanno dormendo. Mi avvicino a lei. La guardo dormire per un istante e poi appoggio una mano sul suo braccio e la scuoto leggermente per svegliarla. Lei apre gli occhi e con voce impastata farfuglia:"Merlino, è prestissimo! Cosa vuoi?"
Le sorrido e le sussurro:"Alzati, ti voglio portare in un posto." E mentre lei si alza pigramente per andare a vestirsi, io spalmo un po' di marmellata su del pane, prendo un po' di formaggio e li sistemo in uno zaino. Prendo anche una tovaglia, dei bicchieri e un po' di tè dolce.
Alaska esce dalla mia camera. Indossa un vestito color pesca ed un scialle marrone. Si è legata i capelli in due lunghe trecce che le ricadono sul davanti. Rimango ad osservarla a bocca aperta e lei accenna una risatina leggera per non svegliare Gaius. Usciamo furtivamente dalla stanza e ci avviamo a cavallo.
Raggiunta la meta scendiamo da cavallo, stendiamo la tovaglia e tiriamo fuori la colazione. Mi siedo e lei si accuccia accanto a me. Fa un po' freddo, così avvolgo la coperta intorno a noi due. Rimaniamo un po' in silenzio a contemplare il panorama. Siamo su una collina da dove si vede il castello e le montagne bianche per la neve. Il prato è tappezzato da margherite rosee e l'alba, vista da qui, è spettacolare.
"Grazie." Dico e il suo sguardo si sposta su di me. "Per aver mantenuto la promessa."
"Mh?"
"Ti ho sentita. Mi hai promesso che mi avresti salvato e l'hai fatto." Dico sorridendole. Lei si appoggia con la testa alla mia spalla facendomi sussultare il cuore.
Il sole spunta piano da dietro le montagne facendo brillare le vette e illuminando tutto di una luce dorata. Il cielo è roseo e gli uccelli si risvegliano cominciando a cantare.
"È meraviglioso." Sussurra lei.
Rimango un po' in silenzio, poi prendo coraggio e le dico:"Alaska?"
"Si?" Mi guarda negli occhi.
"C'è qualcosa che vorrei dirti."
"Cosa?"
Esito un attimo:"In pratica questo" mi avvicino al suo viso e la bacio delicatamente sulle sue labbra morbide. Lei mi guarda sorpresa ma poi si avvicina e anche lei mi bacia facendo scivolare i miei capelli fra le sue dita.
Rimaniamo in silenzio per molto. Abbracciati, mano nella mano.
"Dovremmo tornare." Dice lei "Il castello si sveglierà a momenti." Salto in piedi porgendole le mani per aiutarla ad alzarsi. Ritiriamo le nostre cose e partiamo con calma verso il castello.

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