Capitolo 22

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~Alaska~
"Shh... Non aver paura. Seguimi ora." L'anziana signora solleva la gonna del vestito per non incespicare nei rami secchi che giacciono a terra. Io la seguo, in silenzio. La foresta è buia, illuminata solo dalla candida luce della luna. Arriviamo in uno spazio circondato dagli alberi, ma spoglio al centro. Qui il prato è coperto da morbido muschio vellutato. Un raggio lunare illumina la zona, come un faro in una notte tempestosa. Questa notte però, non è tempestosa, è solo strana. C'è un'insolita atmosfera. Il cielo è coperto da nuvole nere, solo la luna piena è visibile. Tutto intorno ad essa, un angolo di galassia dai colori violacei e spruzzata di stelle luccicanti, si fa spazio da sotto quel lenzuolo nuvoloso. Dal bosco circostante si alza una fitta nebbia rosata. L'aria diventa all'improvviso elettrica, frizzante, ma molto più fredda. Chiudo gli occhi, mi sembra di impiegarci un'eternità a sbattere le palpebre. Vedo le ciglia che si chiudono e poi si riaprono lentamente, come in un film a rallentatore. Gli occhi vivi dell'anziana signora sono la prima cosa che vedo. Mi sorridono al posto delle sue labbra.
"Ora concentrati." Mi sussurra
"Su cosa?"
"So che ora non capisci, ma un giorno, quando sarà il momento, saprai. I fuochi fatui ti indicheranno la via, ma tu devi concentrarti. Pensa a ciò che desideri più ardentemente e poi seguili."
"Io... Io non capisco." Una luce bianca e accecante ci sta circondando e la donna sparisce. Mi sto svegliando.
Apro lentamente gli occhi che vengono innondati dalla luce bianca del mattino. Rimango per qualche istante a fissare il soffitto, poi mi volto verso la finestra. Il cielo è avvolto da nuvole grigie bucate di tanto in tanto da deboli raggi solari. L'estate sta finendo e l'autunno si manifesta già sul paesaggio. Lentamente mi convinco ad alzarmi. Mi metto in piedi e sciolgo la treccia, lasciando cadere i lunghi capelli, che hanno preso una forma leggermente ondulata, sulle spalle e sulla schiena. Muovo qualche passo pigramente fino a raggiungere il davanzale, dove mi appoggio coi gomiti. Le foglie degli alberi iniziano a seccarsi e una lieve nebbia si innalza dall'erba umida della foresta.  Le voci di Camelot echeggiano nel aria riscaldandomi l'anima. Amo questo posto. Mai avrei pensato di chiamare Camelot "casa" ma è così, questo posto incantevole è la mia casa ora. 
Prima di uscire mi vesto. Indosso un vestito blu notte con delle inserzioni ocra che ricoprono la parte centrale del corpetto e metà della gonna. Scendo in cucina dove Gaius e Merlino stanno facendo colazione.
"Buongiorno!" Dicono in coro.
"Buongiorno." Rispondo mentre mi siedo. Prendo una fetta di pane, ci spalmo il burro, poi prendo una manciata di frutti di bosco e ce li metto sopra. Non faccio in tempo ad assaggiarla che sento un suono familiare che mi fa palpitare il cuore. Lascio cadere il pane e scatto in piedi. Nella sala si alza un forte vento che fa volare i fogli di appunti di Gaius e sfoglia i libri aperti. Poco dopo il TARDIS si materializza dinanzi a noi. Rimango immobile, estremamente sorpresa dal fatto che dopo due anni senza una notizia, il Dottore si faccia vivo. Le porte si aprono e il Dottore si affaccia, prima di muovere un passo fuori. Vaga per qualche secondo con lo sguardo per poi incontrare i miei occhi. Il viso gli si illumina e un enorme sorriso gli compare in volto. "Alaska!" Esclama a braccia aperte. Mi tuffo nel suo abbraccio dal quale mai vorrei staccarmi. Quando lo lascio, mi volto verso Gaius. Ha un espressione stupefatta e sconvolta allo stesso tempo. Gli occhi sgranati e la bocca aperta. Fissa il TARDIS cercando di capacitarsi di come tutto ciò sia potute avvenire.
"Lui è Gaius, Gaius il Dottore." Il medico abbassa lo sguardo verso la mano tesa del Dottore e, sempre con gli occhi sgranati e la bocca aperta, allunga lentamente il braccio per stringergliela.
"Ti ricordi di Merlino, vero?" Chiedo poi
"Come poterlo dimenticare?" Dice dandogli una pacca sulla spalla.
Le porte del TARDIS si aprono nuovamente e una ragazza ne fa capolino. "E questa chi è?" Penso.
"Oh, Clara!" Esclama il Dottore "Forza vieni, ti presento degli amici."
"Alaska lei è Clara, Clara, Alaska. Per favore non litigate."
"Non ci penso nemmeno." Dico mentre le stringo la mano.
"E loro sono Gaius e Merlino."
"È un piacere dice lei. Aspetta, quel Merlino?"
"Hahaha si, quel Merlino." Rispondo divertita, vedendo i vestiti e come ha reagito a sentir nominare il nome di Merlino, presumo sia mia coetanea.
"Ci conosciamo?" Chiede confuso lui.
"Ehm no, beh io conosco te... Sei piuttosto famoso." Risponde lei.
"Davvero?"
"Già, hanno fatto anche dei film su di te."
"Cosa sono i film?"
"Te lo spiego un'altra volta, Merlino." Concludo io. "Allora... Quale buon vento ti porta qui?" Domando al Dottore "Sai, dopo due anni che non ti fai vivo, ne ti fai sentire. Non una lettera, non un saluto, neanche un "Hey, non preoccuparti, sono ancora vivo!" NIENTE!" Lo rimprovero.
"Wow! Qualcuno è nervosetto qui!" Ok, ora si che è irritante. "Sono venuto a vedere come stavi. Mi sei mancata."
"Davvero? Non si direbbe!" Faccio finta di essermi offesa, con tanto di braccia incrociate. Però poi vedo la faccia del Dottore che ha un espressione del tipo:"Smettila di fare l'offesa 'che sono adorabile." e mi sciolgo in un sorriso:"Anche tu mi sei mancato."

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