Appena mio padre rientrò a casa, balzai sulla sua auto e partii sparata verso il centro. Io e Katy avevamo l'abitudine di incontrarci al Tanzini fin dalle elementari. Era un mega negozio che vendeva tutine, calze e scarpette da ballo per chiunque sognasse di diventare ballerina.
L'inverno precedente Katy aveva cercato di farmi indossare una tuta così aderente da mozzare il fiato: una follia.
"Però, che fisico signorina" aveva commentato la commessa. In piedi, vicino a Katy ragazza aggraziata, vestita da Diabolik sembravo il suo partner, uno di quei ballerini che passano la vita a sollevare e far piroettare le loro eteree compagne.
Quel pomeriggio la trovai pensierosa al bancone. Non mi aveva vista entrare, troppo immersa nelle sue riflessioni per notarmi.
"Vorrei restituire queste" sussurrò alla commessa.
"Restituirle!" esplosi alle sue spalle. "E perché mai?".
Si voltarono entrambe di colpo, i grandi occhi grigi di Katy spalancati per la sorpresa, le guance arrossate.
"Insomma, Katy, la scorsa settimana abbiamo impiegato ben due ore e mezzo per sceglierle!"
Distolse lo sguardo. "È vero" disse piano. "Ma quando dovrei indossare? "
"Durante il balletto, no?" risposi stupita.
Scosse la testa. "Non ce l'ho fatta".
"Non ce l'hai fatta? Vuol dire che l'audizione con la compagnia Karpov non è andata?". Sentii un colpo al cuore. Sapevo bene quanto Katy avesse desiderato fare parte del famoso corpo di ballo.
Scosse la testa. "Vorrei restituirle" ripeté alla commessa.
"Aspetti un attimo, vedrà che cambierà idea" dissi, strappando le tutine dalle mani della signora. "Senti Katy, ne avrai comunque bisogno, prima o poi".
"No. Non mi serviranno più. È meglio che mi rassegni" prese le tutine dalle mani. "Vorrei restituire..."
"Grazie" tagliai corto riprendendomele. "Ma non lo farà".
"Quando vi sarete decise fatemelo sapere" borbottó la commessa. Girò i tacchi e se ne andò.
Afferrai Katy per un braccio e la trascinai fuori dal negozio. Camminavamo in silenzio, e ogni volta che giravo furtiva lo sguardo, leggevo le lacrime nei suoi occhi. Aveva sognato molto e lavorato sodo, fin dall'estate precedente, per guadagnarsi l'ingresso nella compagnia Karpov. Speravo di riuscire a dirle le cose giuste.
"Katy, ti seguo da dieci anni" le dissi una volta sedute al tavolo del Piano Due, un localino niente male sulla ventiquattresima. "Tu hai un grande talento, lasciatelo dire".
"Ma se di balletto non ci capisci nulla!" mi fece notare.
"Vero" ammisi "ma conosco bene te, e so che non sei il tipo da mollare così facilmente. Sei una testa dura, mia cara. Tenace come poche".
"Essere tenace non significa avere talento" rispose, con il labbro che le tremava.
"No, è molto più difficile".
Katy accennó ad un sorriso.
"Hai solo bisogno di un buon insegnante, di qualcuno che ti aiuti a ritrovare fiducia nelle tue capacità".
"Può darsi" rispose, lottando per ricacciare indietro le lacrime.
"Più crederai in te stessa, più gli altri crederanno in te".
"Come fai a saperlo, Cristal?".
Scoppiai a ridere. "Non ti ricordi le parole di conforto che mi hai gridato l'hanno scorso, quando durante l'ultimo incontro con le belve del Kentucky ho sbagliato il canestro, consegnando la vittoria alle avversarie su un piatto d'argento? Potrei citare altri innumerevoli episodi, mia cara". Posò la sua mano bianca sulla mia, naturalmente ricoperta di lentiggini, come il mio naso e le guance.
" Se tu molli" argomentai "come potrò tenere i nervi a posto, la prossima volta che sarò nei pasticci?".
Annuì. " Quanto ai pasticci..." aggiunse piano. "Riguardo a Tim..."
Agitai la mano come per scacciare una mosca. Poi, armata di forchetta, infilzai con foga un pezzo di pizza con prosciutto, wustel e doppia mozzarella, una delle mie preferite.
"No, ascolta" insistette. "L'ho chiamato e ho disdetto l'appuntamento. L'avevo invitato da me, a casa, perché pensavo potesse essere divertente trascorrere il sabato tutti e tre insieme in piscina. Ma questa mattina gli ho telefonato e gli ho detto che ci saremmo viste noi due.. da sole".
"Sarà dispiaciuto" protestai.
Mi guardò sorpresa.
Tranquille, ragazze, non mi aveva dato di volta il cervello. Semplicemente, avevo realizzato che mentre lei era occupata con Tim, io sarei stata libera di occuparmi di Luke.
" In effetti sembrava dispiaciuto" ammise scrollando le spalle.
C'era forse un ragazzo su questa terra che non lo sarebbe stato?
" Invitalo di nuovo" la pressai. "Io oggi sono impegnata: devo accompagnare Joelle dal medico. Almeno non rimarrai da sola".
Mi guardò con curiosità.
" Ma Tim ti piace ancora?"
Che trappola! Se avessi detto di no, Katy avrebbe perso ogni interesse per lui. Al contrario, nel caso di una risposta affermativa, di sicuro la mia più cara amica sarebbe partita all'attacco.
"Certo che mi piace. Penso che andremo insieme al cinema, domenica sera".
Sembrò soddisfatta della risposta. "Beh, se proprio insisti..."
Quando tornai a casa Eto talmente di buon umore che mia sorella non mancò di notarlo.
"Tutto okay?" mi chiese con fare furbetto. "Come sta Katy?".
Mi gettai sul letto. "Bene. Magnificamente. Come al solito alle prese con la sua occupazione preferita; andare a caccia di ragazzi".
STAI LEGGENDO
Una calda estate
RomancePer Cristal si prospetta una calda, caldissima estate. Sua sorella Joelle aspetta un figlio, e tutti i riflettori sono puntati su di lei. Doppiamente, visto che Joelle è una ragazza madre. Come se non bastasse Katy, la sua migliore amica, continua...