CAPITOLO 5

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Il giorno dopo portai il mio gruppo in piscina.
Dato che quella del college era troppo profonda per i bambini, Harry aveva organizzato il trasferimento verso la piscina di un club privato. Doveva aver scucito una montagna di soldi, oppure si era trattato di un miracolo: in genere i soci del club non ospitano volentieri gli <<estranei>>.
Mi ero portata dietro un sacchetto, per raccogliere le gomme da masticare (non volevo che i bambini le lasciassero galleggiare in piscina) e Harry aveva commentato:
"Geniale. Sei un vulcano, Rossa!"
Non appena imboccammo il viale alberato che conduceva al club, i bambini cominciarono a scatenarsi.
" Io voglio rotolare, rotolare, e rotolare su queste collinette verdi" disse April estasiata. Era una bambina cicciottella, con la pelle color cioccolata e una dozzina di fermaglietti luccicanti in testa. Mi sarebbe piaciuto accontentarla, ma lasciai perdere, per non scatenare il putiferio.
Una volta negli spogliatoi Kevin, un bimbetto pallido e magro, mi guardò con sospetto quando lo invitai a spogliarsi.
"Kevin, hai capito cosa ho detto?" domandai con calma. "Su, spogliati".
Lui non si mosse, non mi guardò nemmeno.
Ha dimostrato di mettersi il costume, mi chiesi. O forse ha solo paura dell'acqua.
Mi chinai verso di lui. "Kevin, ce l'hai il costume?".
Alzò le spalle. Dovevo azzardarmi a dare un'occhiata?
Notai uno dei sorvegliati del club, un ragazzo dall'aria annoiata seduto su una delle panche di legno dello spogliatoio.
"Avrei un problema..." gli dissi, avvicinandomi a lui. "Potresti controllare se Kevin, uno dei nostri bambini, ha il costume indosso?".
" Non è compito mio" replicò freddamente, allontanandosi.
" Pensavo fossi qui per aiutare!" gli gridai dietro stizzita.
Il tipo non mi degnó nemmeno di una risposta.
"Hai bisogno di qualcosa?" mi chiese una voce amichevole.
Un ragazzo alto e abbronzatissimo era in piedi di fronte a me, un mostro di eleganza nel suo completo bianco da tennis. Approffittai al volo della sua gentilezza, spiegandogli il problema.
Dieci minuti dopo, Kevin ci raggiunse in piscina.
"Barboncini" mi disse il ragazzo,  chinandosi su di me. I capelli striati dal sole gli scendevano sul viso, mentre i suoi occhi mi fissavano immobili. "Il piccolo Kevin ha dei fantastici Barboncini bianchi stampati sui calzoncini rossi. Gliene ho procurati un altro paio...in tinta unita".
" Grazie mille..."
"Mi chiamo Steve" disse. " E tu? Devo averti già vista da queste parti, il tuo viso non mi è nuovo".
"Impossibile, è la prima volta che metto piede al club. È stato un piacere incontrarti, ma adesso devo proprio andare. Le belve mi reclamano".
Quando finalmente furono tutti usciti dalla piscina Steve era completamente scomparso dai miei pensieri. All'improvviso mi sentii afferrare per le spalle.
"Adesso mi ricordo: sei Cristal McFarlane!" esclamò una voce, facendomi voltare di scatto. "Capo indiscusso della banda del cortile! Che tipa, ragazzi!".
Lo guardai ed arrossii. I bambini, incuriositi, mi guardarono stupiti.
Il tipo si tolse gli occhiali. "Mi chiamo Dulaney. In quarta elementare ho cambiato scuola, forse per questo mi hai dimenticato".
" Steve Dulaney? Ma certo! Solo che...ecco, sei molto cambiato" farfugliai. In meglio, pensai. Le spalle ossute era diventate ben fornite; le braccia e le gambe erano ben slanciate ma muscolose (grazie al tennis, immagginai). E soprattutto aveva perso l'aria triste e malinconica di un tempo.
Mi sorrise. " Tu sei rimasta la stessa".
" Uh, grazie".
" Non avevi anche un'amica del cuore? Katy, mi sembra".
" Siamo ancora molto amiche, io e lei".
" Chissà se saprei riconoscerla".
" È sempre bellissima, credimi".
Misi in moto il cervello. Per quella settimana Katy era occupata con Tim, e forse anche la prossima, se lui non le stava troppo addosso. Ma dopo? Tim non era assolutamente il tipo che faceva per lei; le era piaciuto solo perché era piaciuto a me. Ma se mi fossi impegnata a cercare qualcuno che facesse al caso suo? Steve era attraente, aveva un sacco di soldi e classe da vendere: se fosse stato lui il tipo giusto? Valeva la pena di indagare.
"Dovremmo uscire insieme, una volta o l'altra" suggerii. "Io, te e Katy". Ma prima che potessi dargli il mio nuovo numero di telefono, arrivò Harry. " Ahi, ahi, ecco che arriva il boss. Devo andare, Steve. Per tua informazione, al mattino mi troverai qui, il pomeriggio a Kirbysmith".
" Ciao. Ti cercherò" mi salutò prima di andarsene.

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora