CAPITOLO 15

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Andai al lavoro esausta dopo una notte passata rigirandomi nel letto pensando a Joelle. E come se non bastasse, al campo trovai un problema ad aspettarmi: i compagni di Miguel avevano cominciato a prenderlo in giro, sistematicamente, ad ogni occasione possibile. Salutai la pausa pranzo come una salvezza.
Io, Jack e Anna eravamo liberi.
"Non capisco" dissi, mettendomi a sedere su un muretto. Avevano trovato un posto all'ombra di una quercia e avevano portato da mangiare anche per me.
" La settimana scorsa Miguel ha lasciato la palla con più forza e più precisione di qualsiasi ragazzino di seconda, terza, o addirittura di quarta. Così ho pensato che avrebbe avuto miliardi di occasioni per farsi apprezzare dagli altri".
Anna annuì. Jack mi guardava, ma sembrava non ascoltare una parola.
"Mercoledì scorso Miguel ha giocato male e ha rovinato una partita, e poi non ha fatto altro che sbagliare" continuai. "Un bambino ha cominciato a dargli addosso, poi un altro, e un altro ancora. Non capisco perché Miguel non reagisca".
"E cosa dovrebbe fare?" chiese Anna.
"Per cominciare è un'alteta nato" le spiegai. " E io continuo a fornirgli delle occasioni per mostrare agli altri quello che vale, ma fallisce ogni volta".
Jack guardava il suo sandwich come se fosse immerso in profondi pensieri. Forse gli uomini io gli annoio a morte, pensai. Ancora un attimo, e si addormenterá, proprio come Luke.
"Penso che Miguel sia mancino" disse, invece. "Sono abbastanza sicuro di averlo visto dipingere con la sinistra. Che mano usa quando gioca?".
"Non so" risposi mentre cercavo di ricordare. "Ma è il tipo di bambino che fa esattamente quello che gli dici di fare: probabilmente usa la destra, come tutti. Potrebbe essere. Forse hai ragione, Jack!" esclamai, scuotendolo per il braccio così che il sandwich si mise a oscillare nella sua mano spandendo intorno foglie di insalata. "Oh, scusa!".
Mi sorrise, e diede un morso.
"Spero proprio che tu abbia ragione" continuai. "Lo so che non dovremmo fare preferenze, ma io gli voglio bene davvero a quel bambino".
Continuammo a mangiare in silenzio.
"È buffo" dissi ad Anna, "il modo di cui ti innamori di qualcuno. Certe volte è subito chiaro, immediato..."
Lei annuì.
"...altre volte ti prende di sorpresa. Improvvisamente ti accorgi che il tuo cuore batte a mille e sei fregato".
Anna guardò Jack.
"Come Sbattiuova?" suggerí Jack.
"Come Luke" lo corressi per l'ennesima volta.
"Allora, com'è andata ieri sera?" domandó.
Sapevo che me lo avrebbe chiesto, prima o poi. "Bene".
"Bene? Dopo essere corsa a casa a lavarti, asciugarti e stirarti i capelli, tutto quello che mi sai dire è...bene? ".
"Cosa vorresti?" domandai con rabbia. "Una telecronaca?".
"Penso proprio di si" commentò Anna, riavvitando la sua bottiglia di acqua minerale.
"Il film era molto interessante" dissi freddamente.
"Non era quello in cui ci sono degli esseri tipo animaletti di gelatina?".
"Si" dissi "e pensavo che un grande intellettuale come te andasse pazzo per roba del genere".
"Non ho mica detto che non mi piace. Ero solo curioso di sapere cosa ne pensavi tu".
"Interessante" ripetei, con la faccia dura.
"Bene, così possiamo concludere con certezza che il film era interessante e l'appuntamento è andato alla grande" disse Anna.
"Anna e io abbiamo fatto una passeggiata questa mattina" disse Jack. "Hai presente quella zona erbosa tra il ruscello e il boschetto?".
"Sii" risposi, facendomi cauta.
"Una macchina ha attraversato il prato, questa notte, lasciando segni nell'erba e buttando giù un cartello con il paraurti".
"Non abbiamo buttato giù un bel niente!" esplosi.
Anna e Jack si guardarono l'un l'altra, e scoppiarono a ridere.
"Ho vinto" disse Jack. "Ti avevo detto che quei segni li aveva lasciati lei!".
"E invece ti sbagli di grosso" tagliai corto. "Stava guidando mia sorella".
"Tua sorella! Non mi dire che ce ne un'altra come te!".
"No, non c'è. Non potremmo essere più diverse".
"Tocca a te pagare" disse allora Anna, mettendo la sua mano su quella di Jack. Era un gesto normalissimo, ma lo notai, perché Anna era una persona che manteneva sempre le distanze. Lei è Jack erano diventati molto amici, in questo così breve periodo.
Anna ritirò la mano e raccolse gli avanzi del pranzo in un sacchetto.
"Bene, ho un sacco di lavoro da sbrigare in biblioteca" disse.
"Vuoi una mano?" chiese Jack, gettando il sacchetto nel bidone dell'immondizia lontano qualche metro, e facendo centro.
"No, no" rispose Anna velocemente. "Finisci tranquillo il tuo pranzo. Grazie lo stesso" e gli regalò un lento, bellissimo sorriso.
C'è qualcosa tra loro? mi chiesi.
"È simpatica" dissi come si fu allontanata.
"Lo è davvero" fu daccordo Jack.
"Stai con lei?".
Il sandwich gli andò di traverso. "Cosa??".
"È la tua ragazza?".
"Prima di tutto è più grande di me" mi ricordò. "E comunque siamo solo amici, è questo è tutto".
"Come noi".
"Beh" esitó. "Una specie".
Cominciai a dondolare le gambe, colpendo con i tacchi il muretto. "Vorresti dire che noi siamo solo una specie di amici?".
"Perché me lo chiedi?".
"Perché mi chiedi perché te lo chiedo?".
Ci guardammo dritti negli occhi, e poi abbassammo entrambi lo sguardo.
"Se proprio lo vuoi sapere" gli dissi "Avrei bisogno di chiederti un favore. Anzi" mi corressi "voglio fare a te un favore, un grandissimo favore. Ho un'idea stupenda. Katy!".
"E chi è?".
"Come chi è, Katy Larsson".
Lo vidi stringere le labbra con forza.
"Non c'è bisogno di innervosirsi..."
"Non sono nervoso" disse, con una strana durezza nel viso.
"Allora dovresti essere entusiasta" gli dissi. "Ci sono centinaia di ragazzi che darebbero qualsiasi cosa perché io gli combinassi una storia con Katy. Veste in modo sexy. I suoi occhi grigi riducono in pappa qualsiasi rappresentante di sesso  maschile. Lei..."
"Piantala" disse. "L'ho già sentita alla festa di Steve" saltò giù dal muretto e mi si mise di fronte. "La sai una cosa, Cristal, tu pensi di sapere molto di più sui ragazzi di quello che realmente sai. Pensi che siamo tutti uguali e che ci piaccia lo stesso genere di ragazze. Forse pensi che siamo tutti fessi".
"Ma tu non conosci..."
"E la cosa peggiore" disse appoggiando le mani sul muro e venendomi vicino, troppo vicino, "è che pensi di poterci manovrare come burattini. Pensi di potermi usare, come hai fatto con tutti quei ragazzi alla festa, per avere quello che vuoi. Mi fa schifo. Mi fa veramente schifo!".
Inghiottii, e lo guardai dritto in quei profondi occhi blu.
Si fece indietro. "Questo complottare in giro, cercando di mollare Katy nelle mani di chiunque la voglia, e adesso di mettere insieme Katy è me...se proprio lo vuoi tanto questo Sbattiuova perché non lotti per lui in modo leale ed aperto?".
"Tu non la conosci. Tu non dai niente di Cristian, Todd, e Lenny, e Zac, e Eric, e Tim...oh, neanche me li ricordo tutti! Ogni volta che cominciavo ad uscire con un ragazzo, immediatamente dopo Katy se lo prendeva. È la verità, capisci?" aggiunsi, vedendolo guardarmi con fare dubbioso. "Me li ha portati via tutti. Chiedi a mia sorella".
"E allora perché diavolo te la tieni come amica?"
"Perché sono una stupida!" esplosi. "Non è ovvio? Mi importa di una persona a cui importa di me, ma molto meno di quanto le importi di sé stessa. A mia sorella faccio...Ma tanto io e mia sorella non possiamo far altro che provare pena l'una per l'altra".
Tacqui e mi morsi le labbra.
Non so perché mi successe. Non piango tanto facilmente, e mai di fronte ad altra gente, ma le lacrime mi stavano riempiendo gli occhi. Mi sentivo così disperata e confusa per questa storia di Katy. E anche arrabbiata. Ma sapevo anche che per mia sorella era anche peggio, e che i miei problemi erano niente in confronto ai suoi. Non riuscivo neanche ad immaginare quanto dovesse essere dura per Joelle.
"Cristal" Jack mi parlò con voce dolce, e prese tra le dita un ricciolo che mi cadeva sul viso. Abbassai così tanto il volto da ricoprirlo di capelli. Jack li spostò, e mi porse un fazzoletto.
"Cristal, ascoltami" mi disse, chinandosi per guardarmi in faccia. "Quando ti importa tanto di un'altra persona, è normale che tu faccia delle cose che per il resto del mondo sono stupidaggini".
"Certo, scommetto che tu ed Anna ne facciate in continuazione".
"Non so di Anna, ma ti assicuro che io di quel tipo di scemenze ne commetto parecchie. Anzi, ne faccio ogni giorno di più" aggiunse bruscamente.
"È difficile da credere" dissi tirando su con il naso. "Tu sei uno di quei tipi freddi che sanno sempre il fatto loro".
Fece una smorfia. "Grazie...Immagino sia un complimento".
Mi venne fuori una specie di sorriso.
"Senti, per quanto riguarda la tua proposta" mi disse "uscirò con Katy, se tu lo vorrai, ma solo se verrai anche tu, se sembrerà un gruppo di amici che ha voglia di stare tutti insieme".
Ci pensai su. "Questo è anche meglio. Lei scappa via se un ragazzo la assedia troppo da vicino. Molto meglio se lei si crede libera".
"Lei sarà libera" Jack aggiunse frettolosamente. "Cristal, non pensare nemmeno per un attimo che a me interessi. Se fosse stato così non avrei avuto bisogno del tuo aiuto. Andiamo fuori insieme e cerchiamo di divertirci, va bene?".
"Si" gli risposi di nuovo felice.  Ma sapevo come sarebbe andata, e così più tardi chiesi ad Harry se aveva voglia di uscire con noi. Tre è un pessimo numero. Volevo essere sicura di avere qualcuno con cui parlare quando Jack avesse cominciato a specchiarsi nei begli occhi di Katy.

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora