CAPITOLO 22

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"Non mi va di giocare con te" lo aggredii.
"In realtà sono venuto per parlarti".
L'ultima cosa al mondo che avevo voglia di fare. Ripresi a palleggiare, sperando che togliesse il disturbo.
"Come sta tua sorella?" domandó.
"Bene" risposi, senza mollare la palla.
"Harry mi ha detto che i tuoi non ci sono e che sei stata tu a portarla in ospedale".
"Così finalmente ho avuto una buona ragione per provare la macchina nuova di mio padre" risposi, mandando la palla contro il cerchio di ferro. Rimbalzo, rimbalzo, canestro. "Ho premuto l'acceleratore fin quasi all'inverosimile, e sai una cosa? Mi è quasi dispiaciuto che la polizia non mi abbia fermata". In realtà ero così fuori di me che avevo continuato a sbagliare marcia.
"Sei stata molto coraggiosa".
"Non è stato poi così terribile". Canestro. "Cose che capitano quando si aspetta un bambino. Anche Joelle era molto tranquilla" mentii.
"Beh, se posso fare qualcosa per voi.." offrì.
Vattene,  pensai, questo sarebbe di grande aiuto. Mancai il canestro. E lui conquistò la palla.
"Tienitela. Ne prenderò un'altra" gli dissi.
"È questa che vuoi, lo so" rispose. "Tu sei una che non cede" aggiunse, mettendosi a correre intorno la palestra.
Lo inseguii.
"Ventun punti" mi sfidò. "E dato che sono un ragazzo educato ti lascerò la prima palla".
"Non ho bisogno di partire in vantaggio".
"D'accordo" rispose "allora prenditela". Si muoveva con grazia e gestiva la palla con grande abilità. Fece canestro.
"Due a zero".
"Pura fortuna".
Jack gettò la palla nella mia direzione, ed io mi affrettai a prenderla, ma lui era veloce, e dovetti ancora farmi indietro. Allora feci una finta, giusto un leggero movimento di spalle. Lo spiazzai. Presi la palla e feci canestro.
"Due pari".
Toccava a lui, e doveva tirare da molto lontano. Pensavo che non sarebbe mai riuscito a fare canestro, e invece...
"Quattro a due"
"Ho capito" gli dissi. "dato che tua mamma non poteva installare le montagne russe in giardino, ha compensato con un canestro. Risultato, è da una vita che ti alleni".
Fece una smorfia e continuò a tenere la palla lontano da me. Ma era vicino. Troppo vicino.
Continuavo a muovermi intorno a lui, facendo finte. Più durava, più il gioco si faceva duro, e stretto. Ci marcavamo, cercando di afferrare la palla da sopra, da sotto, dai lati, le mani dell'una sulla schiena dell'altro, braccia sudate su braccia sudate. Jack mi stava facendo impazzire, ecco la verità: stavo vincendo 12 a 8, ma in realtà chi perdeva ero io.
Ad un certo punto ci urtammo con un grido, e finimmo a terra. Io gli ero sopra, stordita.
"Stai bene?" mi chiese.
Cercai di alzarmi, ma per un momento lui mi tenne stretta.
"Io sto bene, e tu?" gli chiesi.
"Mai stato meglio".
Mi liberai dalla sua presa e mi sedetti a distanza di sicurezza. Da lui, s'intende. "Non voglio più giocare".
"Ti ho fatto male" sussurrò.
"No, è solo che sono esausta. È stata una giornataccia, per me. Durata ben quarantotto ore".
Mi studiò con i suoi occhi vivi e penetranti. Poi sorrise. Era un sorriso dolce, quasi un conforto in quel momento tanto complicato della mia esistenza.
"Sei sicura che non posso aiutarti in qualche modo? Potrei far compagnia a Joelle, nel caso dovessi uscire. Non vorrai rinunciare ad un appuntamento di fuoco con il tuo Sbattiuova!" aggiunse.
"Grazie, ma i miei tornano sabato".
Continuava a guardarmi con quei suoi occhi blu mare. I capelli neri e ricci gli incorniciavano il volto di lineamenti sottili e delicati. Ebbene sì, Jack era di una bellezza sconvolgente. Lo guardai mentre si toglieva la maglietta per asciugarsi il sudore. Ero fragile davanti a lui, nemmeno la mia proverbiale durezza poteva impedirmi di desiderare di afiorarlo, di tuffarmi fra le sue braccia calde, di accarezzargli i capelli umidi.
"Come va con Katy?" gli chiesi, cercando di controllarmi.
"Beh, stava andando bene, ma credo che lei si stia annoiando" fece un sorrisetto. "Tu lo sapevi che sarebbe successo. Confessa, Cristal".
"Ascolta, ti è andata meglio di chiunque altro, con lei. Sei stato grande, lasciamelo dire. Mai Katy era uscita per due giorni e due sere di seguito con lo stesso ragazzo, senza contare il pranzo. Vuoi un consiglio? Non disperare!".
Mi guardò negli occhi, e per un momento mi parve di leggere la tristezza nel suo sguardo.
"Ti rivereló un particolare che ti farà stare meglio" gli sussurrai.
E gli spifferai per filo e per segno di come Katy intendesse uscire anche con l'altro ragazzo. "Capisco che possa farti male, ma se riesci a rimanere freddo e magari le confessi che anche tu vorresti vederti con qualcun'altra, allora...aha!" esclamai, con una smorfia di soddisfazione.
"Aha" ripeté lui debolmente.
"Lei uscirà con l'altro, ma in realtà penserà a te".
Improvvisamente il sole sembrò tornare a risplendere nei suoi occhi.
"In fondo è un'ottima idea. Cosa ne dici di sabato sera?".
"Se io fossi in te, a Katy lo comunicherei subito, ma uscirei con l'altra non prima di sabato".
"È esattamente quello che ho detto. Sei libera sabato?".
"Cosa?!".
"Puoi? Non ti preoccupare, glielo spiego io a Sbattiuova. Probabilmente penserà che è divertente".
Ma non era affatto divertente. L'idea di passare un'intera serata con Jack per aiutarlo a vincere la partita con Katy mi faceva stare male da cani al solo pensiero. "Non so. Non credo sia una buona idea" borbottai.
"Cristal" disse. "Lo sai benissimo che quando Katy scoprirà che io e te usciamo insieme diventerà terribilmente gelosa".
Misi a posto la palla.
"Io ti ho aiutato con Sbattiuova, no?" mi ricordò. "In fondo si tratta solo di una sera, magari due, non di più. Ci divertiremo, vedrai". Mise la mano sul mio braccio. "Per una volta, non puoi fingere di essere innamorata di me?".
Sapevo di doverglielo. Mi incamminai attraverso la palestra trascinandomi dietro la borsa. "Oh, certo. Che ci vuole?".

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora