CAPITOLO 24

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I miei rientrarono giovedì pomeriggio: non ero mai stata tanto contenta di vederli. Presi il mio sacco a pelo e uscii per andare al campo. La notte da trascorrere al campeggio non poteva cadere nel momento più adatto.
Passai il pomeriggio organizzando ogni sorta di gare per i bambini; corremmo avanti e indietro per ore e ci divertimmo da pazzi.
Ad un certo punto Jack mi sussurrò: "Sono i bambini che devono andare a letto presto, non tu!".
"Staremo a vedere chi si addormenterá per primo, questa notte" risposi.
"Scommettiamo?" domandó.
Esitai, ma il tocco della sua mano ebbe su di me un effetto a dir poco devastante. Per farla breve, fui sul punto di svenire. Mi salvò il terrore di fare una figuraccia davanti ai bambini, ai colleghi, e a lui.
"Chi si addormenta per primo, offre la cena sabato sera" Jack mi sorrise, e io tornai alle mie gare.
Quella sera facemmo sedere i bambini in circolo. Anna raccontò loro delle favole, poi Jack prese la chitarra, e cantò con loro delle buffe filastrocche, mentre Harry batteva il tempo con le mani. Mi venne da pensare ai panda, e a tutto il tempo che aveva dedicato a Joelle. Se solo lei si fosse innamorata di un ragazzo così! Ma il cuore, si sa, gioca dei brutti scherzi. Può fare i modo che una ragazza tradisca la sua migliore amica, e che si tradisca chi si ama davvero.
Jack intonó una ballata che i bambini non conoscevano, una canzone d'amore irlandese che raccontava di due amanti divisi dall'oceano. Tirai su le ginocchia, le circondai con le braccia, e vi seppellii dentro il viso. Sentii una manina calda sulla schiena: era April, la mia bambina dai mille fermagli.
Poi passò alle ninne nanne. Erano tenere, rassicuranti, eppure la loro dolcezza mi faceva stare male.
Quando Jack smise di cantare, mettemmo a letto i bambini, i quaranta sacchi a pelo disposti in cerchio dove avevamo appena cantato, con noi animatori divisi in tre coppie e distanziati regolarmente attorno a loro.
Harry prese con sé sua sorella Pamela.
"Bene" dissi "io e Hau ci metteremo dalla parte opposta".
"Mi dispiace, Hau è con me" disse Anna.
La guardai sorpresa. "Ma io e Hau abbiamo sempre lavorato insieme".
"Fa bene cambiare, qualche volta" mi rispose, sorridendo decisa.
"Niente broncio" disse Jack. "Cercherò di russare piano, se questo basta a consolarti. E comunque, sono certo che perderai la scommessa".
"Fantastico" disse Harry, battendo le mani. "Bene ragazzi, buona fortuna. Spero che possiate avere almeno trenta minuti di sonno ininterrotto".
Jack e io ci mettemmo a qualche metro dai bambini. Stavano ancora chiaccherando, ma le loro voci avevano cominciato ad abbassarsi. Cominciai a pensare che avrei perso davvero la mia scommessa.
Feci una fatica tremenda a togliermi le scarpe e ficcarmi nel sacco a pelo; slegarmi i capelli, poi, si rivelò una vera impresa. Mi voltai verso Jack. Mi stava guardando. O meglio, fissando.
"Qualche problema?".
"No" sorrise, e si sdraió, a pochi centimetri da me.
Mi girai sulla pancia e voltai la testa dall'altra parte.
"Se non posso guardarti gli occhi, come faccio a sapere se sei sveglia?".
"Hai vinto. Pagheró io la cena. Buona notte".
"Cristal, sei arrabbiata con me?".
"Sono solo stanchissima".
"Ok" si tiró su, e mi diede un colpetto sul sacco a pelo, senza toccarmi. "Non ti preoccupare, ai bambini ci penso io. Dormi tranquilla".
Non ricordo di aver sentito i bambini zittirsi del tutto. Di tanto in tanto mi giungevano i suoni della campagna, il sussurro del vento e delle foglie che accarezzava. Poi tutto divenne confuso: facce mai viste, simili a fantasmi, popolarono il mio sogno, e volti conosciuti che apparivano e scomparivano. La mamma, il papà, mia sorella con indosso una felpa che portava quando era bambina, un neonato. Senza volto.
" Buddy" gli dicevo "Ascoltami. Andrà tutto bene. Non hai bisogno di un papà. Ci sarò io accanto a te. Sempre".
Poi Katy arrivava, i suoi grandi occhi pieni di lacrime.
"Cosa succede? Cosa succede, Katy?".
La sua faccia svaní, e caddi probabilmente in un sonno ancora più profondo. Ma poi di nuovo i volti ricomparvero, e gli occhi di Katy scintillavano di lacrime mai viste.
"Mi dispiace, Cristal. Mi dispiace davvero".
Mi guardai attorno. Eravamo in uno strano luogo, a metà tra una caverna e una palestra, e c'era gente vestita da funerale. Mia madre, mio padre.
"Jo? Joelle?".
Guardai nella bara. La verità si fece avanti, lentamente: Joelle e Buddy erano lì. Non potevo più respirare, come se mi avessero piantato un coltello nel cuore.
Non poteva essere vero! Ogni centimetro di me gridava che non poteva essere vero. Ma Katy stava piangendo accanto a me.
"Joelle!  Joelle! Sei tu! Jo!" mi misi a gridare. "No!".
"Cristal, Cristal, zitta, va tutto bene".
Sentii una mano sulla mia bocca, e un'altra sulla spalla. Jack era chino su di me, scuotendomi. "Va tutto bene".
"Oh, no!"
"Era solo un sogno" disse.
Stavo tremando come una foglia. La bara età così reale, ancora più reale della presenza di Jack al mio fianco. Lo guardai, ma le immagini del sogno continuavano a riemergere.
Jack mi mise seduta. "Su, dai, svegliati".
Mi circondó con le sue braccia.
"Va tutto bene" sussurrò, il suo viso accanto al mio.
Scossi la testa.
"Si, va tutto bene" ripeté.
"Lei, lei non sta bene". Non riuscivo a venirne fuori. "Joelle...".
"È a casa con i tuoi" disse gentilmente, ma con fermezza. "Era solo un sogno".
Ma non riuscivo a smettere di tremare. "I sogni parlano".
Mi afferrò il viso. "Certe volte dicono soltanto che siamo spaventati".
Nascosti il viso nel suo petto, e cominciai a piangere. Jack prese a cullarmi dolcemente, come fossi una bambina.
"Ho pensato...che fosse morta" dissi tra i singhiozzi, si chinó per frugare nella mia borsa.
"Non ce la faccio più con lei, Jack. Le ho urlato di tutto, le ho gridato che non sarà mai una buona madre. Sono stata crudele".
"È una situazione difficile, e Joelle non è in grado di sostenerla, non è così? Sta commettendo degli errori. Perché allora non dovresti sbagliare anche tu?".
"Perché io sono la più forte".
Mi sfioró la bocca con la mano, e io abbassai la voce, guardando verso i bambini. Dormivamo della grossa.
"Io sono sempre stata la più forte" continuai. "Dovrei sostenerla, aiutarla, e invece non ne sono capace. Sono un'egoista".
"Sono sicuro che lei si appoggia a te in un modo che tu non riesci neanche a immaginare" rispose. Con una mano aveva cominciato ad accarezzarmi la schiena in lenti, leggeri cerchi. "Penso che abbia lasciato l'università proprio perché sapeva di poter contare su di te, a casa. Sulla tua presenza rassicurante. Sulla tua forza, Cristal".
"Forse" dissi, allontanandomi da lui, in cerca di altri fazzoletti.
"Posso darti la mia camicia, se vuoi" mi disse.
Mi misi a ridere, mentre mi offriva l'ennesimo fazzoletto.
Quando finalmente ebbi finito di piangere, mi sdraiai nel sacco a pelo. Avevo paura di chiudere gli occhi. "E se il sogno ricomincia?".
"Non aver paura".
Si sdraió e mi sorrise. Chiusi gli occhi, cercando di tenere viva l'immagine di Jack sdraiato al mio fianco, e la sensazione che tutto sarebbe andato bene per Joelle e per Buddy. Rimanemmo in silenzio per un po'. Sentivo il suo respiro, e pensai si fosse addormentato. Una lacrima mi scivoló sulla guancia.
Jack si sporse, e mi prese la mano. La strinse forte. Non so quanto a lungo la tenne nella sua,  perché qualche minuto dopo ero addormentata.

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora