CAPITOLO 28

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Non fu difficile evitare Jack il lunedì mattina, lui faceva di tutto per evitare me. Ma il destino volle che fossimo insieme di turno in mensa.
Ero sicura che nessuno si fosse accorto della tensione tra noi, fino a quando Eugene mi chiese: "Tu e Jack avete litigato?". Me lo aveva chiesto nello stesso modo con cui faceva qualsiasi domanda: urlando.
Jack sentì, e si affrettò verso di noi. "Miss Cristal è una mia grande amica. Oggi abbiamo molto da fare, ma quando siamo meno occupati chiacchieriamo tanto e ci divertiamo. Ci piacciono le stesse cose".
Come Katy, pensai.
"Siamo andati a vedere una partita di basket sabato notte" continuò, la mano posata sulla mia spalla.
"Si, è stato bellissimo".
Eravamo in piedi davanti a Eugene, e sorridevamo come se fossimo in posa per la foto di classe. Poi Katy entrò, e ci venne incontro.
"Chi è questa smorfiosa?" domandó ancora Eugene.
"È una mia amica" gli risposi. "E vorrei che le portassi più rispetto; si chiama Katy" aggiunsi, anche se dentro di me pensai: hai perfettamente ragione, bambino mio.
Indossava una delle sue tutine (probabilmente stava andando a lezione di danza) ma, cosa stranissima, questa non gliel'avevo mai vista: era la prima volta che si metteva qualcosa che non avessimo comprato insieme. Un particolare che mi diede il senso di quanto le cose fossero cambiate fra noi.
"Ciao Cristal, ciao Jack" disse, e la sua voce si addolcí quando pronunciò il nome di Jack.
Eugene se ne accorse, e mi guardò.
Katy si appese a Jack, e poi rimanemmo lì, come i Tre Moschettieri. Jack lentamente tolse la mano dalla mia spalla.
"Ho appena incontrato Harry" disse Katy. "Per domani ha invitato un po' di vecchi amici e di gente del campo per festeggiare insieme il quattro luglio".
La 'gente del campo', è la mia gente, non la tua, pensai. Non parlare di Harry e degli altri come se fossero tuoi amici.
"Gli ho detto che non avevamo ancora fatto piani, e ho risposto di sì per tutti e due".
Noi. Tutti e due. Mi allontanai dalla coppia felice.
April, la mia bambina dai fermaglietti luccicanti, mi toccò con la sua manina tutta sporca di burro d'arachidi. "Sai dove vado per il quattro luglio?"
"Dove?" chiesi.
"Alla sfilata. Mia zia mi accompagnerà con l'autobus".
"Wow! Le zie sono sempre forti, vero?". E mi consolai pensando che io e Joelle avremmo fatto man bassa ai saldi dell'Indipendence Day e saremmo tornate a casa cariche di roba per Buddy.
Alla fine del pranzo, quando Harry venne da me per invitarmi, trovai una scusa. Sembrò terribilmente dispiaciuto.
"Immagino che allora non sia il caso dirlo a Joelle" disse. "Probabilmente non avrà voglia di venire da sola".
"Chi lo sa". Uscire le avrebbe fatto bene, pensai, e Harry si sarebbe certo occupato di lei. "Perché non passi da casa e non glielo chiedi?".
"Chiediglielo tu per me, vuoi?" rispose. "È una casa di studenti, ma sono solo, quest'estate, e c'è un bagno al piano terra che sarà pulito per domani, e solo due gradini in tutta la casa, e un sacco di poltrone per sedersi, e dille che le cucineró qualsiasi cosa abbia voglia di mangiare".
"Glielo dirò".
Glielo dissi il pomeriggio, mentre stava cucinando la salsa per gli spaghetti e io stavo pulendo le verdure.
"Come ti vestirai" mi chiese.
"Io non vengo".
"Perché? E perché poi dovrei andarci io se tu non ci sei?".
"Per divertirti" risposi.
"Ma se non conosco nessuno".
"Conosci Harry, e Jack, e Katy".
"Aha" disse con un'aria da ho-capito-tutto-adesso. "Ecco perché non vuoi andare. Guarda che ti verrà la depressione,a casa".
"Non mi verrà".
"Io non vado se non ci vieni anche tu".
Così telefonai a Harry e gli dissi che avevo disdetto l'altro appuntamento, e gli chiesi cosa potevamo portargli.
"Un dolce. Biscotti al cioccolato. Qualsiasi cosa al cioccolato, insomma; da un po' di tempo ho una voglia matta di cioccolato".
È un'epidemia, pensai.
Il giorno dopo eravamo circondate da una valanga di ragazzi dell'università. Avrei dovuto immaginarlo che Harry aveva milioni di amici. Ma quando ci vide entrare la sua faccia si illuminó.
Eravamo le prime "del campo" ad arrivare, ed io fui felice di potermi ambientare prima che arrivassero Jack e Katy. Quella sera era proprio il vecchio Harry che avevo imparato a conoscere al Campo Raggio di Sole; rideva e agitava le sue lunghe braccia muovendosi attraverso la folla, sempre attento che tutti stessero bene.
Anna arrivò più tardi con un bellissimo ragazzo al fianco, e poi fu la volta di Hau. Pamela arrivò con due amiche, e io cominciai a sperare che Jack e Katy avessero trovato di meglio da fare.
Anna li vide per prima e li indicò al suo ragazzo.
"Beh, non credo che Jack riuscirà a fare un passo da solo, visto come Katy lo tiene stretto".
"O forse è lui che la tiene stretta" le risposi.
Anna alzò il braccio, ricoperto di braccialetti. "Non credo proprio" disse, e li salutò.
Per i primi venti minuti Jack parlò, scherzó, e guardò tutti alla festa tranne me. Katy gli stava appiccicata, attirando gli sguardi anche dei ragazzi con cui parlavamo io e Joelle. Jack ne sarà orgogliosissimo, pensai; andare ad una festa con una ragazza e vedere che tutti i maschi presenti se la mangiavano con gli occhi!
Poi lo sorpresi a guardarmi i capelli, che avevo lasciato sciolti quella sera. C'era umidità nell'aria, e immaginai che dovessero avere un'aria elettrica.
Katy cominciò a spiegare passi di danza ad Anna, e Jack si avvicinò a noi.
"Quando i tuoi capelli diventano così...così come adesso, significa che non li hai stirati, vero?".
"No, li ho semplicemente pettinati con un rastrello". Lui sorrise. "Interessante lo zoo?"
"Divertente. Mi dispiace davvero che tu non sia venuta"
"La sai una cosa, Jack? Certe volte giochi troppo duro!"
"Di che gioco stai parlando?"
"Oh, lasciami in pace!" gli gridai, arrabbiata.
Si voltò, e facemmo in modo di mettere più gente possibile tra di noi.
Non guardai nella sua direzione fino all'inizio dei fuochi d'artificio. Avevo trovato un posto sui gradini che portavano al portico, e Joelle mi raggiunse.
"Ti diverti?" le chiesi. Ma la risposta era già nelle sue guance accese. Per alcune ore, almeno, era potuta tornare ad essere una comune studentessa di diciannove anni.
"Si. E tu?"
"Non va troppo male. Oh! Guarda!"
Guardò in cielo, e insieme facemmo ohh e ahh ad ogni nuovo scoppio. Ma ad un certo punto mi trovai a guardare un altro genere di esplosioni.
Katy e Jack erano seduti su una panchina.
Lei gli aveva passato un braccio attorno al collo, e con l'altra mano gli attirò il viso verso di sé. Lui si chinó, guardandola. La guardò per quella che sembrò un'eternità. La bacerá, pensai. Sta per baciarla nello stesso punto del collo dove ha baciato me. Ovvio, glielo avevo suggerito io.
Invece scelse la bocca. Sentii la mia vibrare. Si baciarono, e poi si baciarono ancora. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal punto dove le sue labbra incontravano quelle di lei. E quel piccolo, indefinibile dolore divenne così intenso che non riuscivo più a respirare.
"Guarda il cielo, Cristal" mi disse Joelle.
"Non posso".
"Non ricamarci su troppo. È lei che ha cominciato".
"Ma lui non si è certo tirato indietro. Vorrei essere a casa".
"Adesso andiamo via, i fuochi stanno finendo".
E poi Joelle fece una cosa buffa: era seduta sul gradino sotto di me, e mi strinse una caviglia. Noi non siamo tipe che si toccano, anche se siamo sorelle; abbiamo smesso di darci la mano quando eravamo ancora bambine. Per consolarmi non aveva trovato di meglio che stringermi la caviglia. Le lacrime mi bagnavano gli occhi, ma quasi mi venne fa ridere.
"Resisti, questa è la fine" mi disse.
In più di un senso, pensai. Cercammo Harry, lo salutammo, e ce ne tornammo a casa.

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora