Il giorno dopo lasciai Joelle sistemata come una principessa: la colazione a letto, una borsa frigorifero stracolma di succhi di frutta e di spuntini appetitosi, libri, riviste, telecomando, carta da lettere e penne, il Walkman, batterie nuove in telefono portatile, e una lista di numeri di telefono. Mandy, una dodicenne nostra vicina di casa, sarebbe arrivata verso le undici e mezzo. Le avevo promesso un paio di dollari in cambio di un'occhiata a Joelle, proprio come fosse una baby sitter.
Arrivai tardi al lavoro, nell'unico giorno in cui c'era una gita in programma. Quando salii sull'autobus i bambini mi fecero un sacco di feste.
"Gli vai proprio a genio" commentò Pamela. Sorrisi e annuii.
"Ciao Cristal" mi sorrise Jack. Probabilmente era felice anche lui di vedermi ma per una ragione diversa: ero la ragazza che avrebbe fatto diventare realtà il suo sogno...con Katy.
"Ciao Jack". Mi misi a sedere in fondo, accanto ad Anna.
L'idea di andare al Museo d'Arte era stata di Harry. "Cultura, qui ci vuole cultura" aveva commentato. "Sono piccoli, è vero, ma è giusto che imparino fin da adesso l'importanza della Cultura. Con la C maiuscola, naturalmente".
La giornata trascorse tranquilla, a parte qualche piccolo, inevitabilmente incidente di percorso.
Jack e Anna avevano organizzato una specie di caccia al tesoro, preparando una lista di oggetti e personaggi che i bambini dovevano rintracciare nei quadri. Terminata la visita, inprovvisammo un picnic nel parco del Museo, accanto all'entrata principale, e infine, dopo aver lasciato le piccole belve libere di scatenarsi, le riportammo dentro, nel Museo, invitandole a disegnare quello che più le aveva colpite.
Noi rientrammo con l'auto di Hau. Ero esausta, la testa mi girava, avevo i brividi. Ecco ci siamo, mi dissi, mentre con gli occhi chiusi cercavo di riposare. Sono affetta da una sindrome rara e pericolosa: la sindrome del Bello Addormentato.
Pamela mi chiese qualcosa, ma sentii Jack che diceva: "Ssssh! Sta dormendo".
Mi svegliai bruscamente mezz'ora dopo, quando, arrivati al campo, trovai un biglietto di Harry:Cristal,
Joelle ha telefonato. Sono andato a casa tua. Non ti preoccupare, ho già avvertito il dottore. Starò con lei fin quando non sarai tornata.
Harry"Ti accompagno a casa" mi disse Jack.
"Grazie, ho la macchina".
"È meglio che ci sia qualcuno con te".
Lo guardai.
"Voglio dire, se guidi come vai in bicicletta..." cercò di metterla sullo scherzo.
"Ce la faccio anche da sola".
E invece forse non ce la faccio, pensai, quando trovai mia sorella distesa su un mucchio di cuscini, terribilmente pallida; sembrava molto più giovane dei suoi diciannove anni. Harry mi sorrise, e scese le scale con me.
"Il dottore ha detto che è tutto ok e sarà in piedi tra un paio di giorni" mi disse.
"Ma allora perché ha telefonato? Dov'era Mandy?".
"Joelle era sola quando sono arrivato" disse Harry, sedendosi sul divano. "Ha telefonato dicendo che era caduta. Era spaventata".
"Ma come è caduta?".
"È scivolata sulle scale".
"Non doveva avventurarsi lungo le scale! Lo sapeva, accidenti!". Poi lessi un'ombra di rimprovero nello sguardo di Harry e gli sorrisi. "Non ti preoccupare, quando si sveglierà sarò calmissima".
Invece ero arrabbiata con lei, consumata dalla preoccupazione. Harry rimase ancora un'ora, e quando andò via mi diede di nuovo il suo numero di telefono.
"Mandy doveva andare a trovare una persona" si giustificó Joelle al suo risveglio.
"Anche se si fosse trattato del Presidente degli Stati Uniti, non avrebbe mai dovuto lasciarti sola".
"Non voglio che la gente si preoccupi per me, Cristal" insisté Joelle. "Il dottore dice che presto starò meglio. Non ho bisogno di aiuto. Tornerò quella di sempre. Come prima".
"Come prima? Tornerai quella di sempre?" mi trattenevo a stento dal gridare. "Ma proprio non lo vuoi capire, Joelle, che niente sarà più come prima, mai più! Aspetti un bambino, un bambino vero. Il tuo bambino".
Si morse le labbra.
"Tu avrai bisogno di aiuto. Di tanto aiuto. Tanto vale che ti abitui all'idea".
Strinse le labbra con fare ostinato.
"Si può sapere cosa diavolo stavi cercando?".
"L'album delle foto. Per immaginare il bambino. Volevo vedere le foto di quando eravamo piccole".
Le fotografie erano su uno scaffale, molto in alto. "Non dirmi che sei salita su quell'assurda traballante sedia che ti piace tanto, per prendere la scatola delle foto?! Sei un'incosciente, e sarai una madre orrenda!".
"E a te cosa te ne importa, Cristal?" mi gridó in tutta risposta. "Tu non lo hai mai accettato questo bambino, ammettilo. Eri sconvolta quando ti ho informata della gravidanza. Buddy ha rovinato i tuoi piani, dì la verità. Sei un mostro. E adesso lasciaci soli".
Respirai profondamente. Avevamo entrambe gli occhi rossi.
"Io chiamo la mamma".
"No, Cristal, ti prego, aspetta. Ti prego" cercò di strapparmi di mano il foglietto con i numeri delle emergenze. "Ancora un paio di giorni".
Cominciai a comporre il numero. Ero confusa, d'accordo, ma ero assolutamente sicura che ne avevo piene le tasche, di Joelle.
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Una calda estate
RomancePer Cristal si prospetta una calda, caldissima estate. Sua sorella Joelle aspetta un figlio, e tutti i riflettori sono puntati su di lei. Doppiamente, visto che Joelle è una ragazza madre. Come se non bastasse Katy, la sua migliore amica, continua...