CAPITOLO 17

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Mi piaceva la fiera, sempre fedele ai miei ricordi: i chioschi che vendevano pop-corn, le salsicce scoppiettanti sulle griglie, tavoli pieni di roba di seconda mano che nessuna persona sana di mente avrebbe comprato (a parte mio padre), e poi la confusione e le grida acute della gente.
"Prima ci facciamo qualche giro, e poi mangiamo" disse Harry, che aveva finalmente ripreso la sua aria da capo scout.
"Le montagne russe!" esclamai, quasi mettendomi a correre. "Vi piacciono?".
"Quando ero un bambino" rispose Jack "avevo chiesto a mia madre di costruirmele in giardino!".
Dovetti manovrare un po' per ottenere la giusta formazione: io ed Harry nella prima vettura, e Jack e Katy in quella subito dietro. Oh, non c'è niente come le montagne russe, quell'andar su pianissimo, e poi la picchiata, e poi ancora su, e poi di nuovo giù, sbattuti dalle curve a destra e sinistra.
"Senza mani!" mi gridó da dietro Jack.
Alzai le mani in alto e le lasciai lì, sentendomi come se stessi per decollare.
"Senza piedi!" urlò allora Jack.
"Cosa??" mi voltai ridendo. L'aria scaraventó in avanti i miei capelli, e l'elastico cominciò a scivolare via. Jack lo afferrò al volo, mentre i capelli mi esplodevano come se fossero al centro di un uragano. Jack si piegò in avanti per passarmi l'elastico, ma per quanto ci sporgessimo le nostre mani non riuscivano a toccarsi. Mi guardò, ridendo dei miei capelli impazziti, poi mi guardò dritto negli occhi, con i suoi resi umidi dal vento. Continuammo a guardarci, le rotaie che volavano via dietro di noi.
Poi il trenino si fermò, con uno stridio. "Fine della corsa" dissi, e feci i primi malfermi passi sulla piattaforma. Vidi che Jack si era arrotolato l'elastico attorno ad un dito.
"Hai bisogno di un pettine?" chiese Katy servizievole, prendendo via l'elastico dalla mano di Jack.
"Ce ne ho uno, grazie".
Ma il mio piccolo pettine non poteva nulla contro quel groviglio. Mi legai i capelli come meglio potevo.
"Abbiamo bisogno di qualcosa di calmo, adesso" disse Harry.
"La ruota" suggerí Katy.
Quando ci mettemmo in fila, Jack si spinse avanti e salì con Harry. Io e Katy ci sedemmo insieme.
"È diverso, vero?" disse Katy.
"Jack? Si".
"Lo sa Luke che Jack è interessato a te?".
"Ma non lo è!" risposi velocemente. "Cioè, non credo" aggiunsi, realizzando troppo tardi che se lo fosse stato il fascino di Jack sarebbe aumentato considerevolmente agli occhi di Katy.
"Ma Luke ti piace ancora?".
"Sto aspettando il primo bacio".
"Oh. Sai Cri, io sono davvero..."
"...felice per me, lo so". Dato che mi sembrò offesa aggiunsi: "Gli amici sono telematici". E poi le chiesi delle sue lezioni di danza.
Quando scendemmo Jack volle provare il lancio nel canestro.
"L'anello è molto stretto" lo avvertii.
"Oh, adoro i peluche" disse Katy.
Jack spese tre dollari in tentativi vari, ma fui io a vincere l'orso per lei. Pensai che si sarebbe inferocito (avete idea di come gli uomini possano offendersi se una donna dimostra di essere migliore di loro?, ma fece solo una smorfia.
"Tieni" disse allora Harry porgendomi altri tre dollari. "Vincine uno per Joelle e per il suo bambino".
Lo guardai, toccata dalla sua gentilezza.
Lo vinsi al secondo dollaro, e lui scelse l'animale, un grosso panda dalla faccia tonda che stringeva amorosamente a sé un piccolo.
Harry volle andare nella Casa Stregata. Passamo attraverso una muta di cani che abbaiavano, un cimitero, la camera dei fantasmi che svolazzavano nel vento prodotto da piccole, rumorosissime ventole. Eravamo sempre nella formazione giusta: Jack, Katy, Harry ed io. Poi aprimmo una porta e fummo circondati dal buio. Incespicammo, cercandoci a tentoni. Incontrai una mano grande e ferma, quella di Harry, sperai. Poi ne trovai un'altra. Era la mano di Jack, ne ero sicura, anche se non sapevo perché. Qualcuno ci separò.  Avevo idea di dove dovesse essere la porta, e mi diressi in quella direzione. Jack era lì, lo sentivo vicino. Sentivo il suo profumo.
"Cristal" sussurrò.
"No, ti sbagli" dissi, cercando di camuffare la voce.
Si mise a ridere. "La porta è da questa parte" disse, e mi prese per mano.
Forse avremmo dovuto chiamare gli altri, ma non lo facemmo. E la stanza successiva era altrettanto buia. Ci tenemmo vicini, strisciando lungo le pareti. Sentii qualcosa di soffice sfiorarmi: ero stata mille volte in quella casa stregata gli anni precedenti e non mi ricordavo nessuna tenda in quel punto. Poi il fantasma balzò fuori e io gridai.
Jack mi strinse la mano e mi attirò a sé.
Questione di un attimo: non appena sentii la voce di Katy, con una spinta mi allontanai, lanciando un grido. "Ti avevo detto che era da questa parte".
Jack e io ci voltammo.
"Salve ragazzi!" ci salutò Harry sorridendo. "Che paura!".
"Ma qualcuno urlava davvero" disse Katy ridacchiando.
"Ero io" ammisi.
Mi guardò sorpresa. "Tu? Non ci credo!".
Sentii le guance diventarmi di fuoco.
"Forse non si era mai spaventa prima" disse Jack, guardandomi.
Quella sera, restai sempre a fianco di Harry. Katy aveva deciso che Jack era interessante, e non lo molló più. Quando la riaccompagnammo a casa dissi a Jack: "Forse dovresti scortarla fino alla porta".
Mi guardò nello specchietto. Potevo vedere solo i suoi occhi, scuri e senza espressione. "Certo".
Il lungo sentiero che conduceva alla casa di Katy era fiancheggiato da alberi e cespugli: impossibile vedere qualcosa.
"Cristal?" mi chiese Harry. "Stavo pensando, ecco, volevo essere sicuro che a Joelle faccia piacere il panda con il suo piccolo".
Che era sincero, lo sentivo dal calore della sua voce.
"Non so perché, e non voglio saperlo, però mi sembra evidente che non salti di gioia all'idea di essere incinta".
"È così" risposi, i miei occhi che tornavano a frugare dietro alla massa delle foglie. "Grazie per la premura che stai dimostrando per lei, Harry. Joelle sta attraversando un momento difficile, e ha tanto bisogno di dolcezza".
Harry annuì.
Guardai l'orologio. Quanto ci stava impiegando Jack? Katy stava cercando di trattenerlo con la scusa della chiave-che-non-si-trova? Oppure era già caduto nella sua trappola?
Appoggiai i piedi contro il sedile e mi misi a giocare con la cintura di sicurezza. Socchiusi gli occhi e pensai a Luke. A Luke che, vestito da principe, si chinava a baciare me, la Bella Addormentata, così come probabilmente Jack stava baciando Katy.
Ero ancora ad occhi chiusi quando lui entrò in macchina. Ci guardò, ma non proferí parola, né io gli feci domande. Tornammo a casa in silenzio.
Harry mi accompagnò alla porta, mi consegnò il panda e se ne andò, senza neanche salutarmi.
Forse era stato Harry a passarmela. Oppure veniva da Joelle. Fatto sta che ero triste, infinitamente triste. Entrai in casa, e scoppiai a piangere.

Una calda estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora