Capitolo 1

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PRESENTE.

La sveglia suona, interrompendo il dolce silenzio che c'era in camera. Cerco di prenderla, continuando a tenere la testa sotto il cuscino, e facendo cadere ogni oggetto che c'è sopra il comodino. Finalmente la prendo, e lancio a terra. Quanto odio il suo rumore. Ultimo giorno di scuola. Oggi è l'ultimo giorno di scuola! Sono elettrizzata dall'idea che poi finalmente inizierà l'estate, e questo vuol dire solo una cosa: feste. Mare, feste, amici e tanto divertimento. Mi alzo, calcando via le coperte. Attacco la musica e inizio a prepararmi cantando. Apro le tende, ed esco in terrazza. L'arietta fresca della mattina mi da il buongiorno. Dalla mia stanza si vede il mare, il bellissimo mare italiano. Ritorno in camera e corro in bagno, saltando e cantando. Mi lavo e scelgo dei vestiti carini. Non solo tra poche ore finirà la scuola, ma finalmente mio padre e la sua compagna torneranno a casa. Mi sono mancati, soprattutto Kate. Con lei ho un rapporto davvero speciale, è come una mamma per me. Prima di uscire dalla stanza mi guardo allo specchio, spengo la musica e corro di sotto.
"Buongiorno!" urlo abbracciando ogni cameriera che incontro. Raggiungo la sala da pranzo e mi siedo a fare colazione. Sono così felice che tra poco tutto questo sarà finito. Tra poco non dovrò più svegliarmi alle sette e neppure andare a letto tardi la sera per studiare, i divertirò e basta.
"Signorina, l'autista è arrivato, la sta aspettando" mi informa una delle cameriere, posando un toast con al marmellata e un cappuccino davanti a me. Sorrido e inizio subito a mangiare, controllando di tanto in tanto il telefono. Sarà l'estate più bella della mia via! Finalmente, sempre se i miei genitori vorranno, potrò partire con i miei amici per Ibiza, e stare due meni a casa di una mia amica. Ibiza... l'isola delle discoteche. Oh mio dio, non ci posso ancora credere! Mangio tutto velocemente, e dopo aver baciato la guancia a delle povere donne, colpendole di sorpresa, mi precipito giù di casa.
"Signorina, si ricordi che oggi suo padre e la sua compagna tornano!" mi urla una di loro, poco prima che le porte dell'ascensore si chiudano. E come faccio a dimenticarlo? Sono giorni che faccio il conto alla rovescia. Oggi sarà la giornata più bella dell'anno, ne sono certa. L'ascensore arriva a destinazione, e io mi precipito fuori, correndo e saltellando.
"Buongiorno Ben, tutto bene?" abbraccio il mio autista e poi salgo in macchina, lasciando a Ben il compito di chiudere la portiera.
"Tutto bene signorina, e lei? Pronta per il suo ultimo giorno di scuola?" sale anche lui e accende subito la macchina.
"Prontissima" lo vedo sorridere dallo specchietto, mentre io mi rilasso guardando fuori dal finestrino la città. Ho sempre amato l'Italia, nonostante io non sia italiana mi sento come se lo fossi. Da dopo la morte di mia madre ho sempre vissuto qui, viaggiando per tutto il mondo, ma abitando nella mia villa sul mar Tirreno. Sono cambiate parecchie cose dopo la sua morte, una di quelle è proprio il rapporto con mio padre. Lui mi ha lasciata sola, continuando a viaggiare, mentre io ero a casa a piangere. Potrei odiarlo, è vero, ma per me non è così. Gli voglio molto bene, e certo non lo giustifico e tantomeno perdono, ma grazie a lui ora ho degli amici, un ragazzo e Kate. Kate è una delle persone più importanti della mia vita, è la mia seconda mamma. Ammetto che all'inizio non la potevo vedere, la odiavo. Non potevo credere, che a distanza di un anno, mio padre aveva già trovato un'altra, un'altra donna che potesse sostituire mamma. Per me non era ancora cambiato niente, mentre per lui tutto. Nonostante il mio odio verso di lei, Kate mi ha aiutata molto, non facendomi mai mancare niente, soprattutto l'affetto. In lei avevo trovato una spalla su cui piangere e un cuore dal quale ricevere amore, quell'amore che era stato sotterrato insieme a quella bara bianca. Ben parcheggia l'auto davanti al cancello della mia scuola, scende e mi apre la portiera. Sembra quasi una scena di un film: la principessa Rinaldi è arrivata a destinazione. Peccato che io non lo fossi. Sono tutt'altro che una principessa, e soprattutto odio essere al centro dell'attenzione. Scendo velocemente, salutando il mio autista e correndo verso l'entrata. Amo arrivare a scuola presto, così da non dare troppo negli occhi. Non so quante persone vengono a scuola con una limousine nera e con un autista. Nessuno. La maggior parte dei miei compagni viene con pullman o treni, io non ne ho mai preso uno. Mio padre ha assunto Ben per potermi accompagnare ovunque io voglia e a qualunque ora. È questa la fortuna di essere miliardari, si può fare quello che si vuole. Ma si ha anche un sacco di responsabilità. A scuola le persone di vedono e trattano come se fossi un dio, puoi saltare le file al bar, alle macchinette fanno a gara per comprarti la merenda e tutti si aspettano il tuo continuo ringraziamento. Odio tutto questo. Davvero. Mi fermo davanti ad un muro e aspetto l'arrivo dei miei amici. Loro non sono conti e neppure principi, sono degli essere umani che mi accettano e vedono per quella che sono, non per 'Olivia la Miliardaria.' Mi sposto i capelli dietro le orecchie e guardo il cellulare. Non ci sono messaggi nuovi, solo delle notifiche di 'Instagram'. Ecco, un'altra cosa orribile è che ogni due secondi il tuo schermo del telefono si riempie di notifiche. Improvvisamente qualcuno urla spaventandomi, mi volto appena in tempo, prima che una ragazza mi si lanci addosso. I suoi lunghi capelli neri mi finiscono in bocca. Che schifo. L'abbraccio e appena lei si stacca, vedo che è felicissima.
"Buongiorno Holly!" esclama sorridendo. Marzia Leonardi, una delle mie migliori amiche e la più festaiola del gruppo. Ogni sabato a casa sua si tiene un party, in cui la maggior parte delle volte si ubriaca e vomita. Ovviamente sono io la povera sfigata che le deve sorreggere i capelli, anche perché sono l'unica sobria.
"Ciao Mar." la saluto, mentre lei si stacca da me e inizia a guardarsi attorno. È molto più alta di me, non che ce ne voglia molto, ed è molto magra. Potrebbe fare la modella, se non avesse la fissazione per il fumo. Come sempre indossa un paio di jeans strappati e una maglietta a mezze maniche. Non le piace mostrare le gambe, dice che sono troppo grosse. La verità? Ha le gambe più belle che io abbia mai visto. Anche Kate, che è padrona di una casa di moda, glielo ha detto, chiedendole pure di sfilare per un concorso, ma lei niente, è cocciuta e testona. Apre lo zaino e tira fuori una sigaretta. Ho sempre odiato il fumo, l'odore nauseante mi fa girare la testa ogni volta e la cosa buffa, è che io non riesco a tenere in mano neppure una sigaretta, ho le dita troppo piccole.
"Non te lo chiedo neanche se ne vuoi una, tanto so già la risposta" sorrido e seguo il suo sguardo che si è fermato su un ragazzo di quarta. Avrei tanto voglia di ridere, ma non lo faccio. Cerco di rimanere seria, ma non ci riesco.
"Ancora non gli hai parlato?" chiedo mettendomi tra i loro sguardi.
"Oh si che l'ho fatto. E l'ho invitato in Spagna." Non ci credo.
"E?"
"Ha accettato. Partirà con noi dopodomani."
Fantastico. Ovvio, il ragazzo di Marzia può venire, ma il mio no. Questo razzismo? Escono anche in compagnia insieme. Improvvisamente sento due mani afferrarmi il bacino e farmi voltare. Davanti a me compare Alessandro, il mio ragazzo. Sul suo volto è dipinto il sorriso più bello al mondo. Sorrido anche io e lo bacio.
"Buongiorno amore." Sussurra al mio orecchio. Arrossisco e gli bacio una guancia. "pronta per questo ultimo giorno di scuola? Sai, stiamo preparando uno bello scherzetto per il prof. Di Marco."
"Ovvero?"
Afferra le mie mani e le bacia. "Segreto" mi bacia in bocca e poi corre via, verso i suoi amici. Mi volto sorridendo, mentre Mar imita il vomito. Sono veramente innamorata di questo ragazzo. Stiamo insieme da otto mesi, otto lunghi mesi, nei quali non abbiamo mai litigato. Ci fidiamo cecamente uno dell'altra, e niente al mondo ci potrà mai separare.
Mi volto verso l'entrata e vedo arrivare Gaia nella nostra direzione. È piena di fogli enormi e mappe. Appena ci raggiunge lancia tutto per terra e inizia a sclerare.
"Si potrà dare i compiti per l'ultimo giorno di scuola? Devo sistemare tutto l'ufficio del prof. Di Marco! Se lo prendo lo uccido, giuro."
Io e Mar ci guardiamo e poi scoppiamo a ridere, mentre Gaia raccoglie in una coda i lunghi capelli rossi. È assolutamente bellissima: occhi azzurri, capelli ricci e rossi, alta e magra, è il sogno di tutti i ragazzi della scuola, eppure Gaia non guarda nessuno. Vive nel mondo dei sogni, sperando di potersi mettere con qualche attore, come per esempio Andrés Mercado.
"Poi non potete capire la fatica di arrivare a scuola in autobus con tutti questi fogli! Ho rischiato di cadere otto volte! E in più, quell'autista di merda, non ha fatto altro che prendere delle buche. Che giornata di merda! Mar, passami una sigaretta."
La ragazza obbedisce immediatamente, e mentre Gaia si siede per terra, sopra dei fogli, cerco con tutta me stessa di non ridere. Gaia è quel genere di persona che perde la pazienza molto facilmente, tutto il mio contrario. Mi sento molto diversa dai miei amici: non fumo, non bevo, non pianifico piani contro i professori, ho tutti nove e amo stare in disparte e non al centro dell'attenzione. A volte mi chiedo cosa mi ha fatto scegliere loro, oppure il contrario. Perché scegliere me? Una ragazza tutta acqua e sapone, che non si sa truccare, non ha vestiti che mostrino le gambe e gira per la città accompagnata da un autista.
"Holly, hai parlato con Max? Verrai ad Ibiza?" mi chiede Gaia spegnendo la sigaretta per terra.
"Torna stasera. Appena posso glielo chiedo."
Marzia annuisce, mentre Gaia prende un'altra sigaretta dal pacco e l'accende.
"Non ti farà male fumare così tanto?" le chiedo titubante. Anche se sono le mie migliori amiche a volte ho paura di dire ciò che penso. Ho sempre vissuto isolata dal mondo, e ogni volta che ho provato ad entrarci sono stata sbattuta fuori. Questa è una nuova esperienza per me.
"Holly, rilassati. Ne ho fumate solo tre, questa è la quarta." si scioglie la coda e inizia a muovere i lunghi capelli e ridere. È così pazza questa ragazza. Tutte e due lo sono. La campanella suona e Gaia sbuffa. Cerca di alzarsi, per poi prendere tutti quei fogli.
"Ti devo aiutare?" le chiedo allungando le mani.
Scoppia a ridere e passa dei fogli a Marzia.
"Sei così bassa che ti coprirebbero la visuale e andresti a sbattere contro tutti. E non che questo non sarebbe divertente, anzi, morirei dalle risate, ma non mi sembra il caso di farti male l'ultimo giorno di scuola. Aspettaci in classe." Annuisco e corro immediatamente a scuola. Dovrei offendermi per ciò che mi ha appena detto? Dopotutto lo faceva solo per il mio bene, no? Come quella volta che mi consigliato un vestito rosso lungo, che poi le ho regalato. Mi stava molto bene, peccato che le mia gambe siano così corte. A lei stava alla perfezione, ed è stato un vero piacere poterle regalare qualcosa che l'ha fatta sorridere. Mentre cammino per i corridoi della scuola, la maggior parte dei miei compagni mi indica e sorride. È orribile tutto questo. È orribile essere figlia di uno dei più importanti imprenditori mondiali e di una delle stiliste migliori d'America. Abbasso la testa e aumento la velocità, fino a raggiungere la mia classe. Entro, e come sempre sono la prima. Mi siedo nel mio banco in ultima fila e appoggio i gomiti sul banco. Attendo l'arrivo di qualche mio amico, magari Tommaso, o le gemelle. Mi sento a disagio a essere da sola. Lo so, lo so, sono una ragazza molto particolare. Ma si diventa questo passando tutta la tua vita chiusa in una villa, a parlare con delle bambole o delle cameriere, a studiare tutto il giorno e a non usciere mai da sole. Sono le regole di mio padre, le sue condizioni. A letto presto, cucina salutare, e Ben sempre al mio fianco. Fortunatamente sento delle voci in corridoi. Mi alzo immediatamente sistemandomi i jeans e cercando di sorridere. Due ragazze entrano in classe, e subito scoppiano a ridere. Giulia e Camilla. Non potevano che essere loro.
"Dimmi Holly, tuo padre ti indossare i vestiti di tua nonna? Ancora mi chiedo come faccia Alex a stare con te" commenta Giulia avvicinandosi. Mi afferra i capelli e inizia a giocherellarci, mentre io rimango immobile.
"Che c'è, senza le tue amichette non sai parlare?" aggiunge Camilla avvicinandosi. Cerco con tutta me stessa di mantenere la calma. Sono solo delle stronzette. Stai calma Holly.
"Lasciatemi stare" dico indietreggiando e sbattendo il fianco contro il banco. Camilla e Gaia scoppiano a ridere, mentre io mi piego in due dal dolore.
"E tu saresti una sportiva? Ma per favore, hai la forza di un gattino" sento le loro risate dietro di me, mentre io cerco di controllare i respiri. È sempre stato tutto così. Nonostante uscissi nel gruppo dei più popolari a scuola, nonostante fossi miliardaria, loro mi trattavano da sfigata. Sono anni che mi bullizzano, anni che mi umiliano davanti a tutta la scuola. Ma nessuno sa niente, nessuno sa del mio passato. Si sentono altre due voci entrare in classe. Subito mi alzo, cercando di nascondere il dolore. Camilla e Giulia si allontanano, continuando a spettegolare su qualcuno. Fortunatamente non era qualcuno di importante. Torno al mio banco e osservo i miei vestiti. Cos'hanno che non va bene? Ho pure cercato di sembrare carina oggi.. 'impossibile.' pensa una parte di me. La ignoro e cerco di apparire sorridente. Finalmente la maggior parte dei miei compagni è arrivata, così posso mimetizzarmi tra di loro. Mi alzo e provo a parlare con qualcuno. Non sono mai stata brava a parlare, ma dopo tre anni trascorsi insieme ci si conosce e la maggior parte delle paura svaniscono. Dei miei amici neppure l'ombra, ma non mi preoccupo. Sono ritardatari, la maggior parte delle volte arrivano dieci minuti dopo il suono della campanella. Sicuramente saranno a fumare. Io non potrei mai saltare un'ora e neppure arrivare tardi, io sono così tremendamente perfettina..
Il professore entra, e anche se non facciamo più lezione parliamo dei nostri programmi estivi. La maggior parte dei ragazzi va in vacanza con i propri genitori. Giulia, per esempio, va in Francia due settimane con la mamma; Camilla va in crociera, mentre io sicuramente non riceverò neppure gli auguri di compleanno da parte di mio padre. Io, ovviamente, non partecipo a queste discussioni, non mi piace parlare molto della mia famiglia. Finalmente la porta si apre, e i miei amici entrano. Davanti a tutti c'è Gaia, seguita da Marzia, le gemelle, Tommaso e Riccardo. Una parte di me si chiede perché non mi abbiano invitato, ma poi penso che non avrei accetta comunque. I ragazzi entrano, sotto lo sguardo furibondo del professore. Marzia si viene a sedere vicino a me, mentre le gemelle, Laura ed Elena, nei banchi davanti.
"Vi sembra questa l'ora di arrivare? Sassi, Pera, Cenacchi, Leonardi, e Montecchi, anche se è l'ultimo giorno di scuola, questo non significa che potete fare quello che vi pare."
Guardo Marzia, e la vedo annuire e sorridere. Classico atteggiamento suo, menefreghista di tutto e tutti. Le gemelle Pera, si voltano e mi sorridono. Sono così simili, ma così diverse: bionde, occhi azzurri, alte e magre, ma due caratteri che sono l'opposto. Laura è diretta e fredda, mentre Elena è dolce.
"Non puoi immaginare ciò che ha realizzato il tuo ragazzo per il professore.." Sussurra Laura. Mi ritrovo a sorridere. Ogni volta che Alex viene nominato, sul mio volto compare un sorriso enorme. Il resto delle ore passano velocemente, e finalmente arriva la tanto attesa festa. Ognuno può girare per la scuola libero di fare ciò che vuole. Si organizzano anche torni di basket o altro, dove i ragazzi posso partecipare. Gaia mi afferra la mano e inizia a strattonarmi.
"Muoviti! Tra poco gioca la quadra di Alex." Urliamo insieme, mentre tutti i nostri amici ci guardano. Sfrecciamo giù per le scale e raggiungiamo il cortile, dove la maggior parte degli studenti è riunita per vedere i ragazzi. la 'NBAraconi' è il torneo di basket che si organizza ogni anno. Ci andiamo a sedere su dei gradoni e osserviamo giocare i ragazzi. Gaia più che altro viene osservata, mentre lei si sdraia e appoggia la testa sulle mie gambe. Alza la maglietta fino all'ombelico e chiude gli occhi, lasciando che il sole la baci. I miei occhi sono puntati sul mio ragazzo, mentre lui prova dei tiri a canestro. È molto bravo, e soprattutto bello. Ogni volta che salta, la sua maglietta si alza, lasciando intravedere la sua tartaruga. Vedo Giulia e Camilla sedute non lontano da me, che gridano e urlano il suo nome. Il mio sguardo si abbassa, mentre Gaia si alza e si toglie gli occhiali da sole.
"Ochette, smettetela di fare le troie e state un po' zitte!" urla, facendomi scoppiare a ridere. Giulia le fa il dito medio, mentre Gaia si sdraia di nuovo e rimette gli occhiali. "Non devi farti mettere i piedi in testa da nessuno. Soprattutto da quelle zoccole, che non sanno neppure cos'è un paio di mutande" scoppio a ridere e le accarezzo la testa. Sembra così fredda Gaia, eppure è la ragazza più dolce al mondo. Alex e la sua squadra sono così forti da vincere tutte le partite e presto si proclamano vincitori. Appena segnano l'ultimo canestro, vedo la maggior parte dei ragazzi alzarsi e festeggiare, mentre io mi limito ad applaudire.
"è fortissimo Alex!" urla Laura. "Wow! Forza ragazzi! forza 4E!"
L'arbitro fischia tre volte e io mi alzo immediatamente in piedi. Raggiungo il centro del campo e salto addosso al mio ragazzo. Lui mi abbraccia e mi bacia. Sorrido e mi stacco da lui.
"Sei stato bravissimo" mi accarezza una guancia, mentre io arrossisco.
"Grazie mille, ma non c'erano squadre fortissime quest'anno." Fa scivolare la sua mano fino alla mia, mentre io lo guardo e mi perdo nell'azzurro dei suoi occhi. Non mi sono mai piaciuti gli occhi chiari, ma Alex è un'eccezione della natura. Mi allontano da lui e lo lascio festeggiare con i suoi amici, mentre raggiungo Tommaso. Oggi non ci siamo ancora parlati e questo mi fa strano. Lo abraccio e lui sorride. Lui è quel genere di persona unica e introvabile. Non è solo bellissimo e dolcissimo, ma è stata la prima persona a farmi sentire amata. Iniziamo a parlare, mentre la campanella dell'ultima ora suona e tutti lanciano le mani al cielo.
"è finita! È finita!" urla Tommaso abbracciandomi e facendomi fare un giro. Scoppio a ridere e lo abbraccio. "E adesso solo Ibiza! Mare, solo, ragazze in bikini, e feste. La migliore estate della mia vita."
"Sempre se non ti rimandano.."
Mi lancia un'occhiata e io faccio spallucce. Saluto i miei amici e il mio ragazzo, con la promessa di rivederci prima del mio viaggio a Ibiza, sempre se ci sarà. Esco dalla scuola, e in cortile trovo la limousine di Ben. Inizio a correre verso di lui, cercando di farla vedere a poche persone. Saluto Ben velocissimo e mi ci lancio dentro.
"Signorina, succede qualcosa?" domanda lui.
"Parti Ben" urlo coprendomi la faccia con la mano. Mi ero quasi dimenticata di essere ricca e di aver un'autista personale. Mi piaceva la vita d sedicenne comune, era quasi un sogno. Vedo in cortile la maggior parte dei ragazzi fermarsi e fissarmi. Mi abbasso più che posso, mentre Ben parte velocemente. Appena giriamo l'angolo della scuola mi tiro su e sbuffo.
"Signorina, è successo qualcosa?" domanda il mio autista passandomi una cicca alla menta. Mi conosce così bene da saper perfettamente i miei gusti. L'afferro e sorrido. "Niente di che, solita giornata. A parte quando Alex ha vinto il torneo... mi ha baciato davanti a tutti, ed è stato bellissimo.."
"Parla del suo ragazzo, vero? Quello che a suo padre non piace."
"Se è per questo a mio padre non piace neppure Gaia, Marzia e Riccardo."
"è vero."
Sorrido e torno a fissare fuori dal finestrino. Vedo molti ragazzi passeggiare chiacchierando, oppure scendere dagli scuolabus. Che cosa si prova a non avere sempre qualcuno che ti segue passo per passo? Cosa si prova a essere un ragazzo normale?
"Signorina, suo padre è già arrivato, ed è con la sua compagna." Mi informa Ben. Fantastico. Questa giornata sarà bellissima. Tutto andrà come programmato, e questa sera, dopo che i miei guarderanno la mia pagella mi manderanno a Ibiza con i miei amici. Non vedo l'ora!

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