Capitolo 46

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Non sempre è tutto rose e fiori.
Anzi, la maggior perte delle volte è nero, buio, dolore e paura.
Sono cresciuta pensando che queste emozioni non mi avrebbero mai riguardato, una grande cavolata.
Ci sono in mezzo come chiunque altro.
Sono intrappolata in questo tunnel senza fine, dove solo chi è più forte è in grado di rialzarsi.
Intorno a me è tutto così freddo, così spaventoso.
Ho paura. Sono spaventata. Dov'è la luce? Dov'è la speranza? Mi sento povera, povera di tutto e sono tremendamente sola.
Sono imprigionata nel tunnel del mio passato, come il protagonista dell'ultimo racconto di mia madre.
Non si può scappare, non si può urlare, l'unica maniera per sopravvivere è abituasi.
Una luce bianca mi colpisce gli occhi. Ma non è la solita luce calorosa, è più fredda.
Si avvicina sempre più a me, mentre io cerco in tutti i modi di muovermi.
Sono sdraiata su un pavimento, o almeno sembra.
Cerco di alzarmi, ma cado.
La luce si avvicina sempre più a me.
Sono spaventata. Vorrei correre via, urlare, piangere.
Ma ogni volta che apro bocca esce aria.
Devo fare qualcosa.
Mi inginocchio e cammino a gattoni, ma ogni volta che appoggio un braccio per terra, cado. Non riesco a sorreggere il peso del mio corpo!
Mi volto indietro e vedo la luce avanzare nella mia direzione, lenta e tranquilla, come la morte.
Morirò davvero?
È questa la mi fine?
Intrappolata chissà dove e per colpa di una luce bianca?
Mi siedo e appoggio la testa tra le mani.
Chiudo gli occhi.
Sento il calore della luce proprio davanti a me.
Ti prego fa che mio padre stia bene...
È l'unica cosa che penso prima che la luce mi investe del tutto.

"Olivia! Olivia! Svegliati!" Urla qualcuno scuotendomi.
Apro gli occhi lontanamente, ma poi sono costretta a richiuderli. Mi fa molto male la testa. È un dolore dolce, quasi piacevole.
Mi ricordo che da piccola amavo fare capriole. Una volta ho sbattuto la testa così forte contro il muro che sono scoppiata a piangere. A quel punto mio padre mi prese in braccio e mi baciò il punto dolorante. Faceva di tutto per non scoppiare a ridere, mentre la testa mi pulsava fortissimo.
Quando mi appoggiò sul tavolo e mi guardò negli occhi mi disse:" il dolore che proviamo è tutta un'illusione. Siamo noi a decidere se è forte o no. Quindi Holly, ora pensa con tutte le tue forze a qualcosa che ami tanto."
Sono cresciuta con quella frase.
"Olivia! Ti prego! Apri gli occhi!" Continua ad urlare qualcuno.
Li riapro lentamente, e mi ritrovo a pochi centimetri dalla faccia di un ragazzo.
Vedo tutto sfuocato.
La mano del ragazzo si appoggia contro il mio viso ed inizia ad accarezzarmi una guancia, molto lentamente.
Cerco di allargare il mio campo visivo, fino a ricordare dove mi trovo.
Sono caduta da un albero.
"Cameron..." Sussurro "che succede?"
Lui sorride, o almeno ci prova.
Sul suo viso non c'è la solita aria da sbruffone, ma è preoccupato. Gli tremano le mani, gli occhi non fanno altro che chiudersi e riaprirsi, e le labbra sono violacee.
"Sei caduta dall'albero, ma fortunatamente ti ho afferrato in tempo" mi spiega.
Lo abbraccio.
Quasi involontariamente mi getto tra le sue braccia e appoggio la testa sul suo petto.
Mi ha salvato la vita.
"Holly... Stai bene?" Chiede.
Annuisco.
"Sei una stupida!" Mi allontano da lui e vedo che nei suoi occhi c'è preoccupazione e rabbia.
"Perché non fai altro che cacciarti nei guai? Se cadevi e tu facevi male.. Io non me lo sarei mai perdonato! Lo capisci! Tu sei importante per me! Non puoi comportarti sempre così superficialmente! Odio vederti piangere perché sei la persona più importante della mia vita, e io mi odio per questo! Tu sei tutto ciò che io dovrei evitare eppure sono sempre al tuo fianco. Tu mi obblighi a starti vicino, senza di te non vivo. Ma sei la ragazza del mio migliore amico e io sono un imbecille. Sono un coglione, pensavo che standoti lontano avrei potuto cancellare tutto ciò provavo, ma in un modo o nell'altro io e te ci ritroviamo sempre vicini.
Se non ti prendevo, se cadevi, io.... Io non so... Forse mi sarei odiato per tutta la vita."
Si passa una mano fra i capelli, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Smettila di piangere!" Urla scuotendomi." Reagisci!"
Lo osservo immobile. Non riesco a dire ne pensare a  niente.
Voglio solo correre via.
"Cameron..."
"Olivia!" Dice lui alzandosi "dimentica tutto ciò che ti ho detto."
Si pulisce i calzoni e si volta.
Anche io cerco di alzarmi e appoggio una mano sulla spalla del ragazzo.
"Cameron.. Io... Grazie" lo abbraccio.
Sento i suoi muscoli in un primo momento rigidi, ma dopo un po' si rilassano.
Si volta e mi fissa.
Afferra una ciocca di capelli e me li sposta dietro le orecchie.
"Sembri uno spaventapasseri" commenta riferendosi alla mia pettinatura.
Devo essere davvero così brutta.
Sorrido e anche lui lo fa.
"Eppure sei comunque molto bella, davvero"
Si chiama e mi bacia la fronte.
"Sei una bimba, la mia bimba" sussurra per poi allontanarsi da me.
Tira fuori il telefono e guarda l'ora.
Cosa voleva dire l'ultima frase che ha detto?
Perché ogni volta che parlo con Cameron mi sembra di avere sempre più dubbi che risposte?
Parla di così tante cose al minuto che non riesci a stargli dietro.
"Allora andiamo?" Domanda tornando a fissarmi "siamo venuti qui per un motivo no?!"
Mia. È vero! L'unica cosa che mi costringe ancora a rimanere ancora in questo giardino è la mia amica.
"Hai un piano?" Domando.
Mi sistemo i capelli legandoli in una coda, mentre gli occhi di Cameron fissano ogni mio movimento.
Mi sento sotto pressione.
Lui mi mette pressione.
"Allora?" Aggiungo cercando di togliere il suo sguardo da me.
Ma niente, continua a fissarmi.
I suoi bellissimi occhi marroni mi squadrano, mentre io mi sento così piccola, così minuscola.
"Si, ho un piano." Dice sorridendo.
Anche io lo faccio e mi avvicino a lui.
"Spiega.."
"Allora... Io chiamerò la mia ragazza e le sue amiche, tu entrerai e parlerai con Mia"
Tutto qui? Questo è il grande piano di Cameron?
"Non funzionerà mai" rispondo.
"Abbi un po' di fiducia!"
Ne ho anche troppa.
Appoggio una mano sulla mia guancia e sorride.
"Ti fidi di me?"
Deglutisco.
Non lo so, è questo il problema.
Non so se posso fidarmi di lui. Da una parte so che mi ha salvato la vita e lo rifarebbe altre cento volte. Ma dall'altra sento qualcosa, una sensazione che mi dice che è ancora troppo presto.
"Andiamo" rispondo allontanandomi e raggiungendo la porta d'ingresso della casa.
Lui mi segue e si ferma davanti a me.
Suona il campanello e la porta si apre dopo poco.
Sulla soglia compare Samantha. Io mi nascondo dietro una pianta e rimango zitta.
"Cam... Che ci fai qui?"
"Sam, ciao. La mia ragazza è qui?"
Samantha annuisce e apre la porta. "Su, entra"
Cameron scrolla la testa. "No, sono di fretta. In realtà sono venuto qui per farvi un invito."
La ragazza alza un sopracciglio, ma poi annuisce.
"Aspettami qui, vado a chiamare Hanna" Torna in casa e chiama l'amica.
Forse il piano di Cameron non è poi così stupido. Forse ce la faremo.
La porta si riapre, e una bionda si lancia letteralmente tra le braccia del ragazzo.
I due si baciano e, Cameron, appoggia le sue mani sul sedere di Hanna.
"Amore.." Sussurra lei "che ci fai qui?"
Sento una sensazione strana dentro di me.
Sembra quasi...
No, è impossibile.
Io non posso essere gelosa di loro.
Io amo Chris! O almeno penso...
"Ho un invito.." Risponde lui riportando a terra la ragazza.
La bionda lo guarda, con occhi innamorati.
È veramente molto presa da lui, mentre per Cameron, non è così.
Lui ama ancora Madison e l'amerà per sempre.
"Oh dio! E di cosa si tratta?"
"Un'uscita. Io, te, Sam, Chris, Nash e Nicole"
Cosa? Sta scherzando? Samantha e Chris insieme?
Ti prego rifiuta l'offerta.
Ti prego rifiuta l'offerta.
"È una magnifica idea!" Risponde la ragazza baciando di nuovo Cameron "ma Chris non è con Olivia?"
"No, hanno litigato."
"Immaginavo. Quei due non stanno per niente bene insieme. Lei è una Troia, mentre lui un bravo ragazzo."
Cosa? Troia? Io? Mi sta salendo il nervoso.
Sto per alzarmi, ma vedo che Cameron mi lancia un'occhiata e scrolla la testa.
Come si permette di chiamarmi così?
Non sono io quella che va in giro per la scuola con una gonna che sembra una mutanda, da quanto è corta!
"La penso esattamente come te. Lei ha bisogno di un ragazzo stronzo al suo fianco, che la faccia crescere e maturare. Chris è inadatto per lei"
Ora non ho più parole.
Come si permettono quei due di fare dei discorsi così su di me e Chris?
Almeno noi ci amiamo, non siamo ipocriti come Cameron!
"Bene, andiamo?" Aggiunge Cameron.
La ragazza rientra in casa e urla alle sue amiche di muoversi.
Dopo cinque minuti tutti e quattro escono di casa, ridendo e scherzando.
Mi lascio cadere all'indietro e riprendo fiato.
Non ci posso credere...
Perché continuano a dire che io e Chris non stiamo bene insieme? Io lo amo, ne sono certa.
E anche se litighiamo di continuo non potrei volere nessun altro ragazzo al mio fianco.
Stando con Chris ho imparato a conoscere le mie debolezze, ho capito quanto in realtà sono imperfetta. Stando con Alex, invece, non facevo altro che camminare su un palco, a metri di altezza sopra tutto i miei amici.
E appena ho messo male un piede sono caduta giù, e non riuscivo più a riprendermi.
Dopotutto ho solo sedici anni, posso commettere errori no?
Mi alzo e raggiungo la porta.
Provo ad aprirla ma è chiusa a chiave.
E adesso?
Se non mi sbaglio dentro ci dovrebbe essere la mamma di Mia, speriamo bene.
Suono il campanello e aspetto i silenzio.
Dopo poco sento dei passi avvicinarsi e la porta si spalanca improvvisamente.
"Samantha! Che hai dimenticato adesso?" Urla una donna dai coppelli rossi e vestita solo con un accappatoio. Indietreggio, spaventata.
Questa chi è?
"Oh, scusami. Pensavo fossi quella sbadata di mia figlia! Tu saresti..?" Aggiunge.
Faccio un profondo respiro e parlo "salve signora. Sono..."
"Ah,sì! Vendi scatole di biscotti. sei una scout, giusto?"
"In realtà..."
"Guarda, siamo apposto. Sapevi che i biscotti fanno ingrassare? Contengono tanto di quello zucchero.. Se solo ci penso"
"No, guardi. Si sta sbagliando. Io sono un'amica di Mia. Le ho portato dei compiti." Spiego cercando di rimanere calma.
Mi mette ansia parlare con persone che non conosco, sopratutto se sono così bizzarre.
"Ah... E i libri? Dove sono?" Indaga la donna.
"I libri non si usano più! Siamo nel ventunesimo secolo, ormai si utilizzano solo i cellulari"
La donna sorride, e mi fissa incantata.
"Chi è tuo padre?"
Sgrano gli occhi.
"Mio padre?!" Ripeto la domanda. La donna annuisce. "Massimo Rinaldi"
Le mani iniziano a tremarmi, così le nascondo dietro la schiena, e continuo a ridere come un'ebete.
"Non avevo dubbi! Sei molto carina. E tuo padre... Wow! È veramente un bel fustacchione.. È ancora fidanzato con quella Kate?"
Annuisco.
"che peccato... Avrei voluto riaprire i miei tubi per lui..."
La guardo disgustata.
Questa è veramente pazza.
"Cosa fai ferma ancora lì! Entra. La camera di Mia è al secondo piano, terza porta da sinistra"
Sorrido, o almeno ci provo ed entro.
La casa è veramente immensa, e arredata in uno stile molto moderno. Ci sono quadri, vasi e piante ovunque.
"Si, lo so. Ci sono molti fiori. Devi sapere che la mamma di Jason è una naturalista. Immagino che tu conosca la storia della nostra famiglia, giusto?"
"Si, me ne aveva parlato Mia."
La donna si siede su una poltrona e appoggia i gomiti sulle ginocchia.
"Sei una sua grande amica?" Mi domanda.
Annuisco. "Abbiamo storie molto simili, e ci capiamo a vicenda. Mia è una ragazza energia, diretta, pazza, tutto il mio contrario e, insieme ci completiamo perfettamente. È una grande amica."
"Sei lesbica?" Mi chiede fissandomi.
Indietreggio e vedo a sbattere contro un comodino, facendomi male.
La donna scoppia a ridere, o meglio grugnire.
"No, sono fidanzata.. O meglio, ero. Abbiamo litigato"
"No, tesoro e con chi? Anche la mia piccola principessa è stata fidanzata con un ragazzo, ma puoi lui l'ha lasciata a causa di una troia italiana.."Forzo un sorriso. "Ma sono sicura che torneranno insieme. Sono fatti per stare insieme, e questa ragazza, se non sta lontana da Chris, beh, passerà guai molto seri" la donna scoppia a ridere. Anche io ci provo, ma questa signora mette veramente paura.
"Come hai detto che ti chiami?"
"Non l'ho detto. Mi chiamo... Emm..." Devo digli veramente il mio nome? Sua figlia gli avrà detto il mio? Quando prima parlava di me, mi ha spaventata.
"Allora? Tesoro, te lo sei dimenticata?"
"Certo che no! Mi chiamo Marzia"
"Marzia? Che nome buffo. Di dove sei?"
"Canadese. Ora, mi scusi, ma dovrei parlare con Mia..."
Mi incammino su per le scale, mentre la donna mi osserva.
Salgo più velocemente che posso e finalmente raggiungo la porta della camera della mia amica.
Non ci posso credere che il piano di Cameron ha funzionato!
Proprio in questo momento la porta di casa si apre.
Sento la voce di una ragazza chiedere, o meglio urlare.
"È salita tesoro.. Ma chi è?"
"Io la uccido!" Risponde la voce sempre più forte.
Cazzo! È Samantha.
Dove mi nascondo?
Cosa faccio?
Come minimo mi ucciderà.
Busso velocemente contro la porta di Mia.
Aumento la forza.
Ma niente, non mi risponde.
"Olivia! Dove sei?"urla Samantha salendo le scale.
Cazzo Mia apri!
"Ti prego Mia aprimi! Sono io, Olivia!" Continuano a sbattere i pugni contro la porta.
Il rumore dei tacchi di Samantha si fanno sempre più forti.
"Mia! Ti prego!"
Il rumore aumenta.
"Mia! Sono venuta fin qui non per farmi prendere a calci in culo da tua sorella, ma per parlare con te! Apri sta cazzo di porta!" Urlo esasperata.
Vedo la gamba di Samantha salire l'ultimo scalino.
Improvvisamente la porta della camera si spalanca ed io cado dentro.
Subito la porta si richiude.
Sono immersa nel buio, il buio più totale.
Tende tirate, luci spente, tutto così oscuro.
"Mia.." Sussurro. "Mia.. Dove sei?"
Cammino a gattoni, cercando di arrivare ad un letto o qualcosa di simile.
Con le mani perlustro il pavimento, stando attenta a non farmi male.
"Cosa ci fai qui?" Risponde una voce rotta dalle lacrime.
Cerco di seguire il percorso della voce, ma vado a sbattere contro qualcosa. Subito mi massaggio la fronte.
Certo che se continuo così arriverò a casa con la testa rotta.
La porta della camera viene investita da pugni furibondi.
"Mia! Mia! Dov'è finita quella troia di Olivia? Oltre che troia pure ladra! Apri!" Urla Samantha inferocita.
Ma la ragazza non fa niente, rimane  immobile nel suo silenzio.
"Sono venuta perché sentivo la tua mancanza" rispondo.
La ragazza scoppia a ridere.
La voce sembra così vicina me, ma allo stesso tempo così lontana.
Provo di nuovo a seguirla. Cammino per un po' nel buio, fino a quando non sbatto la testa contro qualcosa di duro, sembra quasi una libreria, tanto che un libro mi cade addosso.
Mi massaggio la fronte.
"Stai ferma? Se continui così mi romperai metà camera!" Si lamenta Mia.
Ora la sua voce sembra provenire dalla parte opposta dalla stanza.
Com'è possibile? Fino a pochi secondo fa era qui vincono..
"Scusami.. Se sono potessi aprire una tenda, o accendere la luce.."
"Non azzardarti! Odio la luce!" Urla arrabbiata Mia.
"Okay, scusami. Va bene, rimaniamo nell'oltretomba." Mi siedo e mi appoggio contro quella che sembrava una libreria.
"Ti ripeto la domanda, che ci fai qui?" Insiste Mia.
"Volevo sapere solo come stavi.."
"Finiscila di mentirmi! So perfettamente che sai tutto."
Inizio a mangiarmi le unghie.
"Si, beh, tuo fratello mi ha raccontato della lettera, di tua madre..."
"Immaginavo. E non avrei messo in dubbi che saresti immediatamente venuta da me."
"In realtà ho avuto qualche difficoltà a raggiungerti. Per esempio tua sorella.."
"Sorellastra."
"Si, scusami. La tua sorellastra, un albero, la mamma di Samantha. Mi sembra di aver viaggiato come Ulisse..."
"Carino Cameron, vero? Salvarti la vita, che cosa dolce."
"Tu come fa..."
"Ho sentito le vostri voci fin da qui. Avete urlato come delle aquile."
Ops. Colpa mia.
"Mentre per quando riguarda Nina.."
"Chi?"
"La mia matrigna.." Ahh... Okay! "Beh, lei è piuttosto matta." Ho notato. "Soprattutto da quando Samantha si è lasciata con Chris."
Mi sento il colpa.
Abbasso la testa.
E ancora una volta qui il problema sono io.
"Dai Olivia, sai perfettamente che voi due vi amate! Finiscila di comportarti così!" Mi rimprovera Mia, quasi vedendo la mia faccia.
Cerco di cambiare subito espressione, e provo a concentrarmi sul perché sono qui.
Ora la cosa più importante è la mia amica, non la mia storia amorosa.
"Mia, che è successo? Perché sei scomparsa?" Domando.
Sento la ragazza tirare su con il naso e iniziare a singhiozzare.
"Riguarda mia madre. Mi ha scritto una lettera. Inizialmente non volevo leggerla, sapevo già cosa c'era scritto, ma alla fine, grazie o per colpa di mio fratello l'ho aperta."
"Che c'era scritto Mia?"
"Lei è viva, abita a Edimburgo e si è già sposata. È madre di due figli, due gemelli, e mi ha detto di andare a vivere da lei"
Non ci posso credere. Davvero.
"Ma è fantastico!" Urlo.
"No! Non lo è! Come reagiresti se tua madre, morta già da due anni, in realtà fosse viva?"
"Mia, mia madre è morta. Io non mi porgo nemmeno questa domanda"
"Appunto. Anche la mia lo era, fino a tre giorni fa. Come pensi che io ci sia rimasta leggendo quelle parole? Leggendo che quella stronza si è rifatta una vita abbandonandomi, lasciandomi sola, senza nessuno. Perché lei mi ha veramente abbandonato, formando un'altra famiglia. Ha continuato a vivere la sua vita, mentre io soffrivo, soffrivo per colpa sua! Mi ha rovinato la vita! E io non andrò mai a vivere con lei. Perché io sono stupida, ma non fessa. Non ci casco due volte nella trappola del lupo. Olivia, ho sofferto per anni, ho pianto giorni, mesi, ancora adesso lo faccio. Sapevo che era colpa mia se lei era andata via, ero colpevole, ma ho comunque deciso di cancellare il suo ricordo, di farla morire. Ho pensato che a volte la morte cancella le nostre ferite. Se pensavo con tutta me stessa che lei non c'era più, allora era così veramente." La ragazza scoppia a piangere.
Questa volta capisco perfettamente da dove proviene la voce, così mi alzo e mi avvicino a lei.
Mi siedo di fianco sul letto e l'abbraccio.
"Sono io che da piccola piangevo nel buio per paura che mio padre potesse entrare in camera e menarmi, mi nascondevo da tutti, non uscivo mai, ero sempre chiusa in casa. E mia madre mi fissava dalla cucina, e non diceva niente, mi guardava e se ne stava zitta. Lei c'era quando mio padre mi menava, ma non diceva niente, si metteva a piangere e si copriva il viso con le mani. Io urlavo, imploravo mio padre di fare basta, ma niente. Il dolore che provavo non era fisico, ma mentale. Avevo nove anni, ed ero una bambina alla quale hanno tolto l'infanzia." Aggiunge sempre piangendo "mi alzavo ogni gironi con la paura di incontrare mio padre per il corridoio, o peggio mia madre. Ma poi pensavo che era impossibile, quei due imbecilli pensavano solo a loro stessi. Così mi preparavo la colazione e poi correvo in bagno. Afferravo la  borsa dei trucchi di mia madre e utilizzavo tutto il suo fondotinta, alla ricerca di poter ricoprire tutti i lividi causati da quel mostro. Uscivo di casa di corsa e..." Tira su con il naso e si passa una mano fra i capelli.
"Mia ciò che è successo..."
"Lasciami finire Olivia, per favore. Tu devi sapere tutto, solo così potrai giudicare le parole che ha scritto quella stronza."
Annuisco. "Come vuoi. Ma so che stai soffrendo molto a ricordare tutto questo"
"Il ricordo non è doloroso come il momento in cui ho vissuto tutto questo. Ero piccola, ero indifesa, ma nessuno, e dico nessuno, ha provato a difendermi! Stavo tutto il tempo possibile fuori casa, in un qualche parco o magari al mare. Pensavo che così potevo dimenticami di ciò che stavo vivendo. Ma poi mi accorgevo che gli altri di una cosa. Gli altri bambini avevo una caratteristica che io non avevo: il sorriso. Ridevano, giocavano, si divertivano, e io? Io ero sempre seduta da sola e li osservavo. Mi chiedevo che cosa si provasse  a essere felice, sicuramente un'emozione che io mai proverò. Molti miei amici mi chiedevano di andare a giocare con loro, ma io non potevo, non riuscivo. Così i pomeriggi passavano, e poi arrivava la sera, e io odiavo la sera. Non solo avevo paura del buio, ma di un mostro, un vero orco. Era niente in confronto a tutti quelli che guardavo nei cartoni animati, lui era più crudele, più pazzo. Una sera, arrivai a casa più tardi del solito. Avevo paura che mio padre me la facesse pagare. Aprì la porta e subito le urla di mia madre mi spaventarono. Siccome non aveva trovato me, la vittima era mia madre.
Corsi immediatamente in bagno e, quando entrai rimasi paralizzata." Fece una pausa e si asciugò un'altra lacrima.
"Se vuoi fermati qui..."
"No! Olivia,stai zitta per favore."
"Mia, tutto ciò che hai passato... Io non ho parole, davvero"
"Mia madre aveva un buco in testa, ed urlava! Urlava di dolore, mentre mio padre era in piedi e aveva il trapano tra le mani. Rideva. Era felice. Era un pazzo! Il viso di mia madre era perso verso l'alto, gli occhi erano privi di emozioni e io avevo paura. L'unica frase che riuscì a dire fu un 'papà che succede'.
Ma poi me ne pentì. Lui iniziò a inseguirmi per casa, con il trapano tra le mani, urlando 'vieni da papino, che ha un regalino'."
"Mia... Ti prego..." Ora sono io quella con le lacrime agli occhi.
"Mi rinchiusi in camera mia, inchiavai la porta e mi nascosi sotto il letto. Sentivo mio padre urlare fuori dalla porta, sbattere i pugni contro forte. Avevo paura, ero terrorizzata.
Inizia a piangere, fortissimo. Improvvisamente la porta iniziò ad aprirsi e, io lo vidi. Era davanti a me, riconobbi le sue enormi scarpe nere. Era a pochi centimetri da me. Accesse il trapano, e io cercai con tutta me stessa di essere coraggiosa.
Ma non ci riuscivo, Olivia, lui voleva uccidermi! Ripeteva frasi senza senso, mentre il rumore del trapano rombava per tutta la camera. Alzò il letto ed io urlai.
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori dal letto. Io urlavo e cercavo in tutti i modi di divincolarmi, ma non ci riuscivo, lui era più forte di me. Mi lanciò contro un muro e poi scoppiò a ridere. Ero certa di una cosa: stavo per morire. Ormai le lacrime, le suppliche non servivano più, anzi, non erano mai servite.

•Stuck in Past• IN REVISIONE  (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora