Capitolo 47

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La storia di Mia mi mette i brividi. Ho chiuso gli occhi per tutta la narrazione, ma ogni sua parola mi rimbombava nella testa.
Lei invece è rimasta calma e impassibile per tutto il tempo. Solo qualche volta è scoppiata a piangere, ma dopo poco si ricomponeva e tornava a raccontare con tranquillità.
Io non ce l'avrei mai fatta a vivere un'infermo come il suo, lei è veramente una ragazza molto forte.
"Mia... Tutto ciò che hai passato è veramente orribile. Io... Io non so dove tu abbia trovato il coraggio di reagire."
"Olivia! Questo è niente in confronto al mio passato. Per questo mi fa rabbia che quella stronza mi abbia scritto. Lei, lei mi ha abbandonato, mi ha lasciato nella mani della persona che ha cercato di uccidermi, che mi provocato lividi per tutto il corpo, che non mi ha fatto vivere la mia vita da bambina! Lei è scappata come una codarda, mentre io, sua figlia, sono rimasta nella casa del lupo."
"Mia.. Quella notte, che cos'è successo? Cos'ha fermato tuo padre?"
"L'alcol. È stata la sua rovina, ma la mia fortuna. Aveva bevuto così tanto quella sera, che il suo corpo non ha resistito e ha sputato tutto fuori. Era a pochi centimetri da me, con il trapano tra le mani. Io ormai ero immobile, aspettavo la mia morte. Non avevo niente da dire prima di andarmene. Non potevo ringraziare i miei genitori per la vita che mi avevano dato, perché io la odiavo. Non avevo nessun amico al quale dire addio, ero sola.
Mio padre mi fissava e rideva. Il suo digrignare mi metteva paura, i suoi occhi da pazzo mi fissavano e si intravedeva la paura. Ma non paura per quello che stava facendo, ma era rimorso. Lui voleva che io morissi. Così mi afferrò un braccio e iniziò a stringerlo forte. Io urlai. Mi faceva male. Continuavo a tirargli calci e, con la mano libera, cercavo in tutti i modi di allontanarmi da lui. Ma non ci riuscivo.
Improvvisamente posò la punta del trapano contro la mia testa. Chiusi gli occhi, aspettando che mio padre mi uccidesse. Ma non succedeva nulla. Così riaprì gli occhi e mi accorsi che mio padre si stava tendo il petto. Mi staccai da lui velocemente e mi allontanai. Mio padre stava cadendo sul pavimento lentamente. Aveva il viso bianco, pallido e io non sapevo cosa fare. Così mi avvicinai a lui, di nuovo.
Lui mi sussurrò "aiuto."
Così lo feci: lo aiutai. Dopotutto era pur sempre mio padre, e non potevo abbandonarlo lì. Ero piccola e sola, e loro erano la mia famiglia.
Mi precipitai di sotto e chiamai l'ambulanza e la polizia. Spiegai ai poliziotti che mia madre era caduta dalla vasca e che aveva sbattuto forte la testa, mentre per mio padre dissi che era stato un malore, ma si sapeva perfettamente che l'alcol lo stava uccidendo.
Portarono i miei genitori in ospedale e io aspettai lì, con loro. Non avevo nessun altro da cui andare, loro erano la mia famiglia."
"Mia, hai salvato la loro vita"
"Non potevo farli morire, non me lo sarei mai perdonata."
"Tua madre... Perché ti ha abbandonata?"
"Successe due anni dopo quella notte. Mia madre vide perfettamente che io non potevo vivere senza una figura paterna al mio fianco, così lo richiamò. Lui venne a vivere da noi per un pò, ma ci trattava come fossimo le sue schiave. I maltrattamenti erano finiti, ma l'alcol e il fumo no. I miei vivevano sotto lo stesso tetto, ma era come se non lo facessero. Mio padre portava ogni sera a casa una prostituta e si chiudeva in camera. Mentre io rimanevo davanti alla TV, cercando di dormire e di non sentire le urla provenienti da quella stanza.
Però, la situazione peggiorò, quando mia madre si stancò di tutto quello. Così, una notte scappò, lasciandomi sola e con lui. Mi aveva abbandonata senza salutarmi. Non aveva scritto una lettera, non aveva lasciato un messaggio, niente. Era come scomparsa.
Mio padre, quando se ne accorse, mi abbracciò forte. È stata la prima volta che lo fece, prima e ultima. Mi disse di stare tranquilla, che sarebbe tornata, ma lo sapevamo entrambi che quella era solo una bugia. Partimmo due giorni dopo, e raggiungemmo Miami, dove mio padre mi lasciò a casa della madre di Jason. Subito la signora accettò di tenermi, era ancora molto innamorata di mio padre. La sue era stata una vera e propria fuga d'amore. Lei era una ragazza ricca e destinata a un futuro brillante, ma durante l'estate, si incontrarono e si innamorarono. Ovviamente mia madre era già incinta di me, ma mio padre non gli disse nulla della signora Kaya.
Forse Kaya e mio padre sono stati gli unici a mantenere un buon rapporto, di amicizia ovvio.
Fatto sta, che mi lasciò nella mani di una donna che non conoscevo, presentandomi come la figlia di una prostituta. È stata la mia fortuna incorrere la signora Kaya, lei mi ha sempre curato e amato come fossi sua figlia, cercando di farmi dimenticare il mio passato. Mi fece seguire da psicologi, psichiatri; mi fece seguire ogni genere di cura, cercando in tutti i modi di farmi tornare a vivere."
"E tuo padre?"
"Non ho più avuto sue notizie da quel giorno. C'è chi dice che è morto, forse è scomparso, ma io non ho più sue tracce da quella sera. Ma, qualche volta sento ancora Kaya piangere in camera sua, e quando, per sbaglio una volta sono entrata, lei stava parlando al telefono con qualcuno, e ti posso giurare che era la voce di mio padre."
Abbraccio forte la mia amica, cercando più di tranquillizzare me che lei.
"Eppure, il colore di tuoi capelli è viola, il colore preferito di tua madre."
La ragazza annuisce. "Si, vero. Ma non l'ho fatto perché le voglio bene, o perché mi auguro che possa tornare. L'ho fatto solo per non dimenticare il mio passato, per alzarmi ogni giorno ricordare da dove vengo e cos'ho vissuto."
"Mia... Tua madre avrà avuto dei motivi per andarsene. Magari era spaventata, oppure non riusciva più a vederti vivere così."
"Mia madre era solo una codarda."
"Mia prova a..."
"Capirla? Mi stai davvero chiudendo di capire la donna che per anni ha permesso a mio padre di farmi da male! Davvero? Mi stai davvero chiudendo quello?"
"No! Certo che no. Ti sto semplicemente dicendo di provare a metterti nei suoi panni.."
"e io l'ho fatto! Per anni ho provato a comprendere le sue azioni, ma non ci sono riuscita! Lei era solo una codarda, che ha preferito farsi un futuro migliore, abbandonandomi"
"Mia, tu non sei sola. Non ti ha abbandonata, ti ha semplicemente regalato un futuro migliore. Guardati, e guardami. Adesso non sei più la ragazza sola senza amici, adesso ci sono io, Mel, Axel, Cameron, hai i tuoi fratelli, due mamme che ti amano. Vedi?"
La ragazza mi fissa, con gli occhi pieni di lacrime. Poi appoggia la testa sulla mia spalla e inizia a singhiozzare.
"Sei una ragazza molto forte, con un passato difficile alle spalle, è vero, ma non importata. La tua vita è adesso, nel presente. E tua madre, avrà sbagliato, è vero, ma guarda cosa ti ha regalato. Sei bellissima, popolare, hai coraggio, carattere e sopratutto non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno. Sei testarda, tendi a escluderti per paura di soffrire, ma sei anche un'amica unica. Mi metti molte volte nei guai, ma alla fine riusciamo sempre ad uscirne insieme. Perché tu sei forte, Mia, davvero."
La ragazza continua a piangere senza al dire niente.
Rimaniamo per un po' nel silenzio della camera.
Mia ancora ha la testa appoggia sulla mia spalla, e le lacrime continuano a scenderle.
Dopo un po' alza la testa e accende la luce della lampada sul comodino.
Vengo abbagliata.
Mi bruciano gli occhi! Non ero più abituata alla luce.
"Forse hai ragione, ma non mi sento ancora pronta a parlarle. Ho bisogno di tempo." Mi dice sorridendo e alzandosi.
Io la imito e apro le tende dalla camera.
Il sole sta tramontando, e il cielo è colorato di rosso e arancione.
È meraviglioso.
"Mia! Guarda!" Urlo.
La ragazza si avvicina a me e apre la finestra.
"Guarda che cosa ti ha regalato" aggiungo.
"Il tramonto?" Domanda lei.
"No, la speranza. Ti ha donato un nuovo futuro."
Mia mi osserva per un secondo e poi si limita ad annuire.
"Credo di aver bisogno di una bella doccia" annuncia annusandosi le ascelle, per poi fare una smorfia.
Scoppio a ridere e l'abbraccio.
"Grazie Holly, davvero. Grazie di tutto"
Le bacio una guancia e sorrido.
"Però adesso è meglio che vada, altrimenti mio padre mi ucciderà." Rispondo guardando l'ora sul telefono.
La ragazza annuisce. "Ti accompagno fino alla porta. Ho davvero bisogno di vedere la mia famiglia"
Sorrido e inizio a camminare.
Apro la porta e subito Samantha inizia ad urlare.
"Che cosa ci fai ancora..." Ma poi blocca "Mia!" Urla appena vede la sorella uscire dalla stanza.
La ragazza dai capelli viola sorride e corre ad abbracciare la bionda.
Si stringono forte per poi allontanarsi e guardarsi di traverso.
"Bene... Io vado" dico incamminandosi.
"Olivia!" Urla Samantha. Mi volto verso di lei e la vedo guardami con odio. E adesso che cosa vuole? "Grazie" aggiunge.
Sorrido e continuo a camminare.
"Holly! Aspettami che vengo con te" urla Mia afferrandomi un braccio e scendendo le scale. Appena raggiungiamo l'ingresso ,vediamo usciere dalla cucina una donna, ha i capelli lunghi e biondi.
"Mia!" Urla immediatamente. La ragazza sorride e corre ad abbracciarla. "Mi hai fatto preoccupare tantissimo!"
"Kaya, sto bene. È soprattutto grazie a Olivia. Ricordi? Ti avevo parlato di lei.."
La donna mi guarda per un secondo e poi sorride. "Certo che mi ricordo di lei. Grazie mille Olivia"
Sorrido ed esco dalla porta.
"Ciao Mia, ci sentiamo dopo?"
La ragazza annuisce e poi torna a parlare con Kaya.
Sono davvero felice che sia tornato tutto come prima.
Forse Mia non avrà accanto a sè i suoi genitori, ma la sua famiglia la ama, e farebbe di tutto per vederla felice.
Sono davvero stanca!
È stata una giornata lunghissima, iniziata così così, ma finita bene.
Prima arrivo a casa, prima faccio la doccia.
Mi incammino velocemente.
Pensando alla storia di Mia, mi ha fatto e riflettere sulla mia.
Anche mio padre mi ha portato via da tutto ciò che avevo, ma mi ha regalato altro. Ho degli amici fantastici, un ragazzo che amo, e, infine ho Cameron.
Raggiungo il bar del padre di Aaron e decido di entrarci.
Devo parlare con suo figlio.
Appena varco la porta mi trovo davanti a una fila enorme di persone.
Fantastico!
Mi metto in coda e intanto leggo i messaggi sul telefono.
Ci ne sono tre. Uno di Mel e due di Cameron.
Ignoro completamente Dallas e leggo quella della mia amica.
"Che è successo con Mia? Hai delle novità???"
Le rispondo con un semplice "tutto sistemato. Chiamala"
Metto via il telefono e mi accorgo che la maggior parte delle persone hanno fatto.
Davanti a me c'è soltanto un'anziana.
Dietro il bancone dei dolci c'è soltanto Aaron, il quale sembra molto stanco.
Come mai è da solo?
"La ringrazio giovanotto, e saluti tanto suo padre" dice la donna andandosene.
Io faccio un passo avanti e mi appoggio al bancone.
"Salve signora, come la posso... Ah, sei tu. Ciao Olivia, che ci fai qui?" Mi chiede cercando di sorridere.
"Ciao Aaron, ti disturbo"
Il ragazzo alza un sopracciglio e io mi volto.
Dietro di me ci sono ancora molte persone.
"Si, ti disturbo" concludo la frase da sola. "Ma come mai non c'è Dylan o tuo padre?"
"Dylan si è licenziato due giorni fa, mentre mio padre ha la febbre. Così sono da solo."
"Ma sarai stanchissimo!"
"È dalle 3 che sono qui, e devo arrivare fino a stasera. Però va bene, non posso lasciare mio padre in difficoltà."
"Ti posso aiutare? Non so cucinare dolci, ma servire..."
"No, Holly, non serve."
"Davvero, se hai bisogno d'aiuto."
"Non fa niente. Come mai sei qui?"
Mi sposto una ciocca di capelli dietro le orecchie.
"Ah.. Emm.. Per il ballo. Quanto ti devo dare per i biglietti?"
Lui mi guarda confuso.
"Non andiamo insieme al ballo?" Aggiungo io.
Sul suo volto compare sempre più stupore.
"Cosa? Ma.. Io.. Non ci vai con il tuo ragazzo?"
Chris... Con tutti questi problemi mi sono completamente dimenticata di chiamarlo. Anzi, non lo voglio neppure fare. Fino a quando non impara a fidarsi di me, io non gli rivolgerò parola. Che esca  con la sua Samantha.
"No, te lo avevo promesso. Ricordi?"
Lui alza un sopracciglio.
"Avete litigato"
"Già, abbiamo litigato."
"Ed è colpa mia??"
"No! Assolutamente no. È colpa nostra."
"Magari mi puoi spiegare.."
Sento dietro di me la gente iniziare a lamentarsi.
Non posso fermarmi qui ancora per molto.
"Aaron... Magari più tardi.." Rispondo muovendo la testa verso la gente.
"Ah, già i clienti! Allora che posso portarti?" Mi chiede sorridendo.
"Un pezzo di torta al cioccolato" il ragazzo annuisce e si volta, verso lo scaffale dei dolci.
Taglia un pezzo e me lo porge.
"Quanto ti devo?"
"Niente. Tu vieni al ballo con me, questo è il mio ringraziamento"
"Ma.. Grazie mille. Tu sei così gentile, mentre io.. Mi sono comportata male."
"Ne parliamo più tardi, adesso devo muovermi."
Annuisco e sorride.
"Grazie di tutto" mi volto ed esco.
Torno a camminare verso casa.
I piedi mi fanno male, ma soprattutto la testa.
Con tutte le volte che l'ho sbattuta oggi è più che normale.
Arrivo nel giardino di casa mia e mi incammino immediatamente verso la mia camera.
Appena ci arrivo mi lancio, stile sacco di patate, sul letto e chiudo gli occhi per un secondo e cado in un sonno profondo.

•Stuck in Past• IN REVISIONE  (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora