Capitolo 61

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C'è un gran silenzio. La luce che entra dalla finestra mi illumina il viso. Sono comoda e al caldo, in questo letto.
Apro gli occhi, e per un attimo sono serena.
Non ho idea di dove mi trovo.
La stanza è ampia, ariosa e riccamente arredata in toni bianche e azzurre. L'ho già vista da qualche parte, ma dove?
Provo a concentrarmi, ma il dolore alla testa è fortissimo.
Cerco di alzarmi.
Pessima idea.
Ho i crampi allo stomaco.
Mi appoggio lentamente sotto le coperte.
Ma certo! Sono in camera di Cameron.
Sono in camera di Cameron?
Sono davvero in camera di Cameron?!
Oh, merda.
Come ci sono arrivata?
Non ricordo niente delle serata, se non di aver mangiato dei biscotti unici. Devo chiedere a Mia di chiedere a Derek la ricetta, erano fantastici.
Avevano uno strano sapore, ma dolce.
Non ricordo di essere venuta qui. Non ricordo di aver visto Cameron alla festa. Non ricordo niente!
È possibile che a ogni festa che vado mi ritrovo ubriaca, o peggio, e finisco per cadere tra le braccia di Cameron?!
Osservo i miei vestiti.
Indosso una maglietta enorme, il reggiseno, gli slip. Mi domando dove sia finito il mio vestito nero.
Era molto bello.
Mi passo una mano fra i capelli, ma mi sento sempre peggio.
Guardo il comodino e sopra c'è un bicchiere di acqua e una pastiglia.
riprovo a sedermi, cercando di stringere i denti.
Devo avere la faccia sconvolta, e non oso guardarmi allo specchio.
Afferro la pasticca, il bicchiere e bevo.
Mi sento una merda. In tutti i sensi.
Qualcuno bussa alla porta. Il cuore mi balza nel petto, e non riesco a trovare la voce per rispondere.
Sarà Cameron?
Cosa gli dirò?
Lui si fidava di me, e invece eccomi qui, in camera sua per chissà quale stronzata.
La porta si apre comunque, e Cameron entra nella stanza.
Le braccia e le gambe mi tramano, mentre la testa inizia a pulsare troppo velocemente.
Faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi.
"Buongiorno Olivia, come stai?"
Merda..
È completamente vestito, con i suoi soliti jeans e una maglietta a maniche lunghe.
È bello da morire.
"Come mai sono qui?" La mia voce è quasi un sussurro.
Lui si siede sul bordo del letto.
È molto vicino a me, e io avrei voglia di abbracciarlo.
"Dopo che Mia mi ha chiamato, sono corso immediatamente da voi. Tu non c'eri, eri corsa chissà dove. Così ho provato a fare un giro, fino a quando non ho sentito qualcuno urlare.
Per un secondo ho pensato che ti stessero per far del male, così sono corso da te il più velocemente possibile. E invece, eri distesa sull'asfalto, con gli occhi aperti e stavi guardando il cielo.
Ti ho afferrato e tu continuavi a scalciare, urlando frasi senza senso, e implorandomi di non farti del male. Siccome non potevo portarti a casa in quelle condizioni ti ho portato da me."
La sua voce è impassibile.
Mi guarda con quei suoi occhi scuri, e io mi sento morire dentro.
Sento come se la mia vita fosse inutile.
Perché i suoi occhi mi fanno quell'effetto?
"Sei stato tu a mettermi a letto?"
"Si."
"Ho vomitato?"
"No, ma continuavi a parlare e i tuoi discorsi non avevano un senso logico. Mi chiamavi dottore del terrore, o cose simili."
"Mi hai tolto tu i vestiti?"
"No, Melanie. L'ho fatto fare a lei per una questione di rispetto."
" Non Abbiamo..." Sussurro con la bocca così secca per la mortificazione.
"Olivia, eri praticamente in coma. E poi io ho dormito nella camera degli ospiti, non con te. Anche se mi continuavi a chiedere di restare al tuo fianco."
"Mi dispiace così tanto..."
Lui si alza e si avvicina alla finestra.
Apre le tende e poi spalanca la controfinestra.
"Non mi devi chiedere scusa, io non ho fatto niente. Devi chiederlo a te stessa."
Lo guardo confusa.
Mi sta prendendo in giro? quel bastardo.
Vuole farmi essere la cattiva della storia, ma non gli ho chiesto io di venire, tantomeno di portarmi a casa sua.
"Non eri tenuto a venire, me la cavavo anche senza di te. E poi non capisco come mai Mia ti abbia chiamato.." Sbotto. Lui si gira e mi guarda sorpreso e arrabbiato.
"Se non fossi venuto a prenderti, chissà cosa sarebbe potuto succedere. Vuoi degli esempi? Bene. La polizia ti avrebbe portata in ospedale, ti avrebbero fatto delle analisi, e visto che eri completamente fatta, avrebbero chiamato i tuoi genitori. Cosa gli avresti detto? Che seibandata ad una festa e che ti sei drogata? Bella scusa... Ti avrebbero messo in punizione a vita. Oppure, nel caso più brutto, una macchina, non vedendoti, visto che era buio e sdraiata in mezzo alla strada, ti avrebbe potuto schiacciare, e tu ora saresti morta. Quindi, potresti almeno dirmi grazie." Ribatte con tono acido.
Alzo lo sguardo su di lui. Mi sta fissando, con gli occhi pieni di rabbia.
"Oh, grazie Cameron. Grazie per rovinarmi continuamente la vita. È solo colpa tua. Tua, tua e tua. Perché hai detto di amarmi? Perché lo hai ammesso?"
"Perché non riuscivo più a tenermelo dentro."
"Sei uno stupido!"
"Hai ragione, sono uno stupido. Come ho potuto fidarmi di me? Come ho fatto a mandarti a quella festa pensando che tu non ti saresti cacciata nei guai? Ho quasi preso a pugni Robert ieri sera, mi sono trattenuto solo perché tu eri sparita. Ma tanto che ti importa dei sentimenti altrui, tu pensi solo a lamentarti, a brontolare sul perché ti succede qualcosa, invece dovresti farti due domande. Cresci Olivia, hai sedici anni, non dieci."
"Smettila di ripetermelo! Basta! Non ne posso più! Io non sono una bambina.."
"Sì, che lo sei. Non sai mai cosa vuoi, ti lamenti e piangi sempre e cerchi continuamente delle scuse."
"Vattene al diavolo Cameron. Fammi un favore, esci dalla mia vita. Ieri ti avevo detto di concentrarti su Hanna, perché non lo fai?"
Lui si avvicina a me furibondo, sale sul letto e afferra il mio viso, facendomi sbattere la testa contro il muro.
"Perché io non amo lei, amo te."
"No! Abbiamo sedici anni, siamo giovani, è impossibile amare alla nostra età. È una specie di scherzo o trucchetto che hai ideato solo per farmi soffrire? Dimmelo, perché io non capisco più niente."
"Lo sai perché sei confusa? Perché non sai neppure tu cosa vuoi.
Tu ami sia me che Chris e hai paura di scegliere. Perché sei immatura!"
Allontano la sua mano e lo spingo all'indietro.
Cerco di alzarmi, ma appena appoggio le gambe per terra e mi alzo, mi sento svenire e cado tra le sue braccia.
"Dove vuoi andare? Non ti reggi in piedi."
Allontano le sue mani.
"Voglio tornare a casa mia e stare lontano da te."
Sul suo volto compare un sorriso.
"Vedi, ancora una volta scappi dai problemi."
"Io non sto scappando!" Urlo. "Tu, è solo colpa tua se io mi comporto così."
"E perché? Perché è colpa mia?"
"Perché io... Io.."
Lui alza un sopracciglio
"Tu?"
"Voglio tornare a casa, chiamare Chris e stare con lui."
Cameron lascia la presa e si allontana. Tira un pugno contro la parete e urla. Non lo avevo mai visto così.
"Mi fai perdere la testa!" Esclama tirando un altro pugno.
Va verso la porta e la chiude sbattendo.
Mi lascio cadere all'indietro e sprofondo nel letto.
È sempre una rissa parlare con Cameron.
Alzo il viso al soffitto e mi limito a guardare delle foto.
Non le avevo mai viste.
È una specie di lampadario con le foto di Cameron e degli amici.
In una riconosco Nash, i suoi bellissimi occhi azzurri mi colpiscono come sempre. In quella vicino c'è Mia, e ha veramente una faccia buffa.
Come può uno stronzo simile tenere così tanto ai suoi amici?
"Io non amo lei, amo te"
Le sue parole mi ritornano in mente.
Basta! È impossibile che mi ami, deve essere un trucchetto.
Chissà a che gioco sta giocando.
Forse fare il finto arrabbiato farà parte del suo piano...
Per un secondo mi sembra di tornare alla spiaggia. Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua bocca sulla mia.
È possibile che io lo voglia?
Che lo voglia da morire?
No, è impossibile.
Io sto con Chris, non con Cameron.
Eppure eccomi qui, in camera sua, ed è stato proprio lui a portami.
Si, ma è anche stato costretto, che lo volesse o no, doveva farlo.
La porta si apre di nuovo, ma questa volta non entra Cameron, ma Melanie.
Subito corre da me, e mi abbraccia.
"Come stai amica mia?" Mi chiede accarezzandomi i capelli.
"Bene, credo. Ho ancora un po' di mal di stomaco, ma sto bene."
"Ieri sera mi hai fatto prendere paura! Ringrazia che non c'erano i miei genitori! Urlavi e parlavi di continuo. La tua faccia era bianchissima e sembravi sul punto di vomitare.
Cameron non ti lasciva, neanche quando ti ha appoggiata sul letto.
Ha cercato di calmarti, e ti ha pure cantato una canzone. Lui odia cantare, dice che è una cosa da stupidi. Ma dovevi sentirlo. Appena ha finito la canzone, tu ti sei addormentata tra le sue braccia, e mio fratello mi ha chiesto di farti indossare i suoi vestiti. Ha detto che dovevo farlo io perché non sta bene spogliare una ragazza senza il suo permesso. Così è uscito dalla stanza ed è tornato poco dopo con delle pasticche per te. Deve essere uscito fino alla farmacia in fondo alla via, perché non avevo mai visto quelle medicine in casa mia. È rimasto con te fino alle cinque e poi è andato a dormire in camera degli ospiti. Aveva paura che tu potessi svegliarti e sentirti male.
Non è dolcissimo?"
Si, lo è.
No, non lo è.
Ha veramente fatto tutto questo per me?
Eppure stamattina sembrava piuttosto arrabbiato.
Mi limito a sorridere, o almeno ci provo.
"Vuoi farti una doccia? Ti ho preparato asciugamani e ciabatte in bagno. Ci sono anche dei vestiti puliti. Sono miei, per cui ti staranno sicuramente un po' larghi, ma sarai bellissima lo stesso."
Mi fa l'occhiolino e io sorrido.
"Grazie Mel, sei davvero.. Un'amica."
"Migliore amica." Mi abbraccia e io le bacio una guancia.
"Migliore" sussurro.
Detto questo, Mel si stacca e correndo e saltellando esce dalla stanza.
Ho davvero bisogno di una doccia, per scacciare via questo sapore orribile di alcol che ho addosso e in bocca.
Il bicchiere d'acqua non è servito a molto.
Mentre mi alzo e mi dirigo verso il bagno penso a ciò che mi ha raccontato Mel.
Cameron ha davvero fatto tutto questo per me?
Ma perché?
Perché comportarsi così bene per una persona che ti ha deluso?
Perché lui ti ama sciocchina.
Lui mi ama..
Ma perché dovrebbe amare una come me?
Sono una combina guai, testarda e infantile.
Mi appoggio alle pareti, per cercare di non perdere l'equilibrio.
La loro casa è enorme, ma fortunatamente mi ricordo dov'è il bagno.
Ci entro e trovo già tutto pronto.
È veramente gentile Mel.
Mi tolgo i vestiti e mi infilo nella doccia. Ho davvero bisogno di purificarmi.
"Cameron non ti lasciava, neanche quando ti ha appoggio sul letto..... È rimasto con te fino alle cinque...... Aveva paura che tu potessi svegliare e sentirti male..."
Basta Cameron esci dalla mia testa!
Involontariamente tiro un calcio contro il vetro della doccia e mi faccio male al piede.
Tiro un urlo ed impreco.
Fanculo tutti!
Sono giorni che evito il mio ragazzo, e sono giorni che penso a Cameron.
Dovrebbe essere il contrario, e invece..
Esco dalla doccia, stare troppo tempo sotto quel getto d'acqua farà esplodere la mia testa. Ho troppi pensieri, troppi problemi.
Vorrei solo avere una certezza.
A me basta poco. Non voglio che due migliori amici litighino per me.
A me basta un persona che mi regali un piccolo gesto, come strapparmi un sorriso o farmi sentire una principessa. Mi basta una frase o una foto per farmi piangere o ingelosire. Mi basta veramente poco, perché nella vita sono le cose più piccole quelle che valgono di più, perché vengono dal cuore, e sono le uniche sincere.
Esco dalla doccia e prendo due asciugamani, uno per i capelli, uno per il corpo.
Mi asciugo in fretta e guardo nella borsa che continente i vestiti.
Melanie ha proprio buon gusto!
Mi ha dato un paio di jeans neri e una camicetta azzurra.
Sicuramente i calzoni mi staranno lunghi, ma con un paio di risvolti saranno perfetti.
Mi vesto velocemente, e come detto, i calzoni sono piuttosto lunghi.
Li sistemo e poi mi tolgo l'asciugamano dai capelli.
Come al solito sono lunghi e lisci, il culo di avere i capelli così.
Non li asciugo e mi affretto ad uscire dal bagno.
Dal piano di sotto si sentono delle voci, e poi una porta che si chiude.
Sicuramente Cameron deve essere uscito, lasciandomi sola con Mel.
Meglio così. Non ho ancora il coraggio di guardalo in faccia.
Scendo le scale e raggiungo il soggiorno.
È enorme. E lui aveva il coraggio di venire a vedere la TV a casa mia? Ha visto per caso la sua?
Ci sono divani imbottiti, soffici cuscini, un elegante libreria piena di libri, è un gigantesco televisore al plasma sulla parete.
Entro in cucina e quasi urlo.
Non era Cameron quello che era uscito, ma Melanie.
Come ha potuto lasciami da sola con lui?
Dopo mi sentirà.
Il ragazzo è seduto al tavolo, intanto a guardare il cellulare.
La cucina è grande più o meno un campo da tennis, non che io ci abbia mai giocato, ma Gaia amava il tennis.
Mi è capitato molto volte di vedere delle sue partite, ed era anche piuttosto brava.
Finalmente Cameron alza lo sguardo e inizia a fissarmi.
"Non hai trovato il phone? Se me lo dicevi sarei venuto a dartelo."
"No, mi lego i capelli e poi me li asciugo a casa."
Gli mostro l'elastico che ho al polso e lui annuisce.
Mi faccio una traccia velocemente e poi torno a fissarlo.
"Vorrei tornare a casa, posso?"
"Prima mangerai qualcosa."
"Umm.. No, grazie. Non ho molta fame."
"Ho cucinato per un'ora per preparare tutto questo, quindi ora muoviti."
"Ti ringrazio ma.."
"Siediti!" Mi ordina.
Attraverso la stanza e mi siedo di fronte a lui.
La tavola è imbandita di cibo, di qualsiasi tipo di cibo. Tutto tranne gli Oreo.
"Hai cucinato tutto te?" Chiedo indicando dei pancake che sembrano fantastici.
"Oh sì, io amo cucinare."
Wow!
Alzo lo sguardo e lo fisso.
Sembra piuttosto fiero di se, e questo mi fa sorridere.
"Ora mangia."
Non me lo faccio ripetete due volte. Afferro la forchetta e prendo un po' di tutto.
Incomincio dai pancake, poi passo alle uova strapazzate, bacon, un muffin e dei toast con la Nutella.
Cameron cerca di nascondere un sorriso, mentre io infiocchetto il primo pezzo di uova.
Lui si limita a mangiare un toast con il burro d'arachidi.
È tutto ottimo.
Continuo a mangiare, senza preoccuparmi di sembrare una bagnina.
Solitamente non mangio molto a colazione, ma questa volta ho davvero fame.
"Wow! Non avevo mai visto nessuno mangiare quanto te e non ingrassare." Commenta lui.
Sorrido e metto in bocca l'ultimo boccone di toast.
"Tutto molto buono. Grazie mille. E grazie anche per i vestiti e per le medicine ieri sera."
Lui inizia a fissarmi.
"Ti ricordi qualcosa?"
"No, me lo ha raccontato Mel."
"Prego."
Si alza e inizia a sparecchiare. lo aiuto e quando le nostre mani si incontrano su un piatto io sussulto.
Alzo lo guardo e incontro i suoi occhi.
"Non c'è bisogno che mi aiuti.." Mormora.
"Non ti preoccupare."
Continuiamo a fissarci, fino a quando il suono del telefono di Cameron non mi fa prendere paura.
Lascio la presa e il piatto cade per terra.
"Merda!" Dico voltandomi e cercando una a scopa.
Lui scrolla la testa e afferra il telefono.
"È tuo padre." Dice.
Mi volto verso di lui e afferro il suo cellulare.
Rispondo immediatamente, mentre lo sguardo di Cameron non mi lascia neanche per un secondo.
"Papà, dimmi."
"Dove sei Olivia? Perché non rispondi al telefono?"
"Scusami, ma è spento."
"Non te l'ho comprato per tenerlo spento. Tua nonna è preoccupatissima, perché non sei tornata a casa stanotte? E soprattutto perché hai la finestra rotta? Che è successo?"
"Emm..." Continuo a fissare Cam che sta raccogliendo tutti i vetri rotti. "Ho dormito da Melanie."
"Avvisare no? Torna immediatamente a casa, adesso!"
"Okay."
Spegno la chiamata e ripasso il cellulare a Cameron.
"Devo tornare a casa" dico.
"Ti accompagno."
"No, non c'è bisogno."
Mi volto e vado verso la porta.
"Ah Cam, sarai ancora arrabbiato con me per molto?"
Lui sorride e si passa una mano fra i capelli.
"Per tutta la vita."
Sorrido anche io ed esco di casa.

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