Fu grazie a un insieme di sfortunate circostanze che Federico si ritrovò davanti alla porta di casa di Michael.
Quel pomeriggio volevano studiare insieme – Federico aveva una verifica d'inglese e i suoi voti sotto la media dimostravano la sua incapacità nell'apprendere quella lingua, e Michael era l'insegnante perfetto – ma il tempo non era dalla loro parte. Un temporale primaverile li aveva colpiti alla sprovvista e il parco era decisamente fuori gioco in quel momento.
"Andiamo in biblioteca?" chiese Federico. Erano davanti alla scuola e si stavano riparando sotto il tettuccio, braccia incrociate sul petto per l'improvviso freddo.
"No, troppa gente. No voglio sussurrare" rispose Michael.
"Casa mia è off limits. Mia madre ha amiche a casa e studiare sarebbe impossibile, perfino in garage".
Michael sorrise all'immagine. Era stato a casa di Federico diverse volte, in quei mesi. Il giovane era un ragazzo molto privato ma quando gli eri molto amico non si faceva problemi a mostrarti un pezzo della sua vita. Quando lo aveva presentato alla madre lei si era subito illuminata. Michael era un ragazzo per bene, il suo modo di vestire e comportarsi dava quest'idea. E in fondo lo era. La madre di Federico era più che entusiasta di averlo in casa, trovava quell'amicizia un'opportunità per Federico per imparare meglio quella lingua e aprirsi a nuove culture. Non disse mai alla madre che era gay, sapeva che avrebbe rovinato quella così serena atmosfera, e Michael non aveva certo intenzione di farsela nemica. Era simpatica, sotto sotto. E da quando c'era Michael, si era anche calmata con Federico.
"Nice" rispose Michael, la sua risata che ancora vibrava tra le sue labbra. "Allora andiamo da me".
Federico si sentì preso alla sprovvista da quella risposta. Conosceva Michael da ormai sei mesi e sebbene lui a volte passasse cinque pomeriggi su sette in casa sua, lui non lo aveva mai invitato nella sua di casa. Non amava parlarne, non inventava neanche scuse per non farlo salire quando lo accompagnava fino sotto casa, lo salutava e basta, e quando Federico gli diceva che voleva vedere camera sua lui rispondeva semplicemente con "un'altra volta". Solo che quella volta non veniva mai, tranne che per quel giorno.
Si diressero verso casa sua sotto lo stesso ombrello e per tutto il viaggio non parlarono. Non era molto distante, una decina di minuti ed entrarono nel palazzo.
Abitava al quinto piano, l'ultimo. C'erano altri due appartamenti sul suo piano e sembrava un condominio tranquillo. Forse anche troppo, perché Federico poteva sentire i loro respiri echeggiare nella tromba delle scale.
Quando Michael aprì la porta, Federico si aspettò di vedere tutt'altro.
Si era sempre immaginato una casa enorme – e già qui il condominio gli aveva un po' abbattuto quella fantasia – con grandi vetrate trasparenti nel soggiorno, una cucina moderna e il colore bianco che prevaleva su tutto. Insomma, un posto sobrio ed elegante.
Davanti, invece, si ritrovò un piccolo divano sistemato al centro di quello che doveva essere il salotto. A completare l'arredamento c'erano un tavolo da pranzo in legno, un tavolino davanti al divano e una lampada lì accanto. Non c'era nessun televisore, ma un computer chiuso sul tavolino.
Michael chiuse la porta e Federico riuscì a dare un'occhiata completa alla casa.
Le vetrate al posto del muro c'erano e la vista era mozzafiato. Immaginò per un momento di vedere la città di notte e subito lo invidiò. A destra vide un letto a una piazza e mezzo e subito accanto la cucina. Senza nessun muro a separarli, senza barriere. Intravide una porta dietro i mobili della cucina e presunse fosse il bagno, perché altro non c'era.
Era un piccolo appartamento e lì dentro poteva viverci solo una persona.
"Dove sono i tuoi?" chiese Federico, rompendo quel frastornante silenzio.
Michael sospirò e si sedette sul divano. Parlava così spesso di sua madre che non vedeva l'ora di conoscerla. I suoi fratelli li menzionava un po' meno, del padre invece non sapeva niente. Non sapeva se fosse morto o se li avesse abbandonati, non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo.
"Vivo da solo" rispose. Federico si sedette accanto a lui, pronto ad ascoltare. Michael lo guardò negli occhi e capì che era arrivato il suo turno di raccontare qualcosa della sua vita.
"Mamma voleva dare a me e miei fratelli piccoli una buona vita, così sei anni fa siamo venuti qui. Per un po' è andata bene ma poi mamma ha dovuto tornare in Londra per lavoro, perché qui non andava. La gente...people judged, you know? Perché lei origini di Libano e parlava poco italiano. Nessuno la voleva. È tornata in Londra da miei nonni e con lei miei fratelli".
"Perché sei rimasto qui?". Federico si sentì un po' invadente a fare quella domanda, ma sembrò che a Michael non dispiacesse.
"Mi sono innamorato".
Federico lo guardò perplesso e forse un po' troppo sorpreso. Aveva davvero rinunciato alla sua famiglia per stare dietro a un ragazzo? Che per di più lo aveva lasciato, perché non aveva nessun ragazzo al momento, ne era sicuro. Federico si chiese come avesse fatto sua madre a lasciarlo da solo in Italia con un ragazzo a soli tredici anni.
"Italia è entrata nel mio cuore e non volevo tornare in Londra. Lì bulli sono anche peggio di qui" continuò e Federico si diede dello stupido per aver anche solo pensato che una madre potesse lasciare un tredicenne da solo per un capriccio amoroso. "Ho detto a mamma che potevo farcela da solo e con soldi si riusciva. Un amico di famiglia ha trovato questo appartamento, lui abita al terzo piano. Un bravo uomo, molto gentile. Aiuta spesso me. Appena cose vanno meglio mamma vuole tornare qui con miei fratelli. Intanto lavora, vive con nonni e manda soldi per pagare appartamento. Non costa tanto, ho poco per fortuna, e ho un lavoro nel week-end, così funziona".
Federico lasciò che le informazioni gli si impressero nella mente e capì perché non lo aveva mai invitato a casa sua. Non aveva da offrirgli quell'accoglienza calorosa che c'era in una normale casa, non aveva una madre che poteva preparargli dei dolcetti per lo studio, e non era decisamente legale quella situazione. Forse adesso che Michael aveva sedici anni poteva anche esserlo, ma a sentirlo parlare viveva da solo da parecchi anni e quello decisamente legale non lo era.
"Da quanto vivi da solo?".
"Tre anni, circa. Sono partiti subito dopo i miei tredici anni".
"Tre anni?!".
Michael si spaventò al suono improvvisamente acuto della voce di Federico e il giovane si pentì subito di aver parlato.
"Scusa, scusa" cominciò, alzando le mani in segno di resa. "Non volevo urlare, solo che...tre anni? Diamine, è tanto. Io ne ho quattordici adesso e non riesco neanche ad andare dal dottore da solo!".
Michael si calmò quasi subito e rise perfino alla quasi battuta di Federico.
"Ci si abitua in fretta" disse. Federico annuì e capì che era meglio chiudere lì quell'argomento.
Il suo sguardo venne catturato da un oggetto che prima non aveva visto.
"Un piano!".
Scattò in piedi, corse al maestoso piano nero e lo aprì. Non sapeva suonarlo e preferiva la chitarra al piano, ma sapeva che quello era lo strumento che aveva creato la base delle canzoni di Michael e ne fu subito affascinato.
"Franco, il nostro amico di famiglia, me l'ha regalato. Era suo ma non suona più" disse Michael avvicinandosi.
Sapeva che Federico non aveva bisogno di spiegazioni, perché se non avevano soldi come potevano permettersi un piano? Ma lui si sentì comunque in dovere di dirlo.
"Mi suoni qualcosa?" chiese Federico e il suo sguardo, pieno di felicità e ammirazione, fece scordare a Michael tutta la vergogna che aveva provato nel raccontare la sua storia.
L'appartamento si riempì di note e canzoni e i compiti d'inglese rimasero dimenticati nei loro zaini. Quando Federico prese l'ennesima insufficienza nella verifica, non si arrabbiò neanche. Michael continuò a scusarsi, a dire che era un pessimo amico ed insegnante, ma Federico continuava a ripetergli che non era colpa sua, perché era stato lui a non aver studiato.
Aveva scoperto un piano, una voce e tante nuove emozioni colme di felicità che nessun cinque meno meno poteva toglierli.
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ANGOLO HEART ♥
Eccoci qui, come vedete cominciano già i salti temporali, eheh
Pur essendo più lungo rispetto agli altri, questo capitolo mi sembra sempre troppo corto!
Non ho molto da dire qui, stiamo pian piano conoscendo i nostri protagonisti ;)
Grazie per i commenti e stelline, mi rendono sempre felice :3
À bientôt!
- heartcremisi
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Amore che vieni, amore che vai
FanfictionIn un mondo alternativo dove Federico conosce un certo Michael alle superiori, dove Michael fa scoprire nuove emozioni a Federico, dove imparano a diventare Mika e Fedez. Midez!AU WARNING: questa fanfiction è piena di angst. Forse anche troppo. Chie...