Michael era seduto sul divano, le gambe strette al petto e un libro tra le mani. Si stava concedendo uno di quei rari momenti di riposo dove poteva stare semplicemente sul divano a leggere senza dover pensare al resto del mondo, alla carriera, alla sua musica. A volte gli serviva, staccare un po'.
A risvegliarlo dal suo stato di trance fu un rumore assordante.
Sentì qualcosa cadere a terra e rompersi, seguito dall''urlo strozzato di Federico. Michael scattò dal divano e corse in cucina e davanti si trovò un'immagine troppo famigliare.
Federico, appena svegliato da un crollo pomeridiano, i capelli arruffati e gli occhi gonfi, era fermo immobile a guardare l'ennesima tazza rotta sul pavimento. Quando guardò Michael non provò neanche più a nascondere la sua disperazione.
"Mi dispiace" disse. Cominciò a muovere le mani agitato e se le portò alla faccia per fermare alcune lacrime.
"Non preoccuparti, è solo una tazza" disse Michael avvicinandosi. Cominciò a prendere i cocci più grandi immersi nel caffè e Federico indietreggiò. Si lasciò scivolare per terra e sospirò pesantemente.
"È la quarta tazza che rompo, Mik".
"È periodo stressante, fa lo stesso".
"No, non fa lo stesso".
I loro sguardi si incrociarono e Michael si sentì morire. Federico aveva quello sguardo spento e rassegnato di qualcuno che era disposto a rinunciare a tutto pur di far smettere quel dolore.
"Pulisco io, tu va in soggiorno" disse Michael. Federico annuì e a fatica si alzò, strisciando poi via dalla cucina. Michael sapeva cosa lo rendeva così.
Sua madre.
Erano passati cinque mesi, Deborah ancora si rifiutava di vederlo e di sentirlo e il compleanno di Federico era alle porte.
Finì di raccogliere i pezzi rotti e li buttò nel bidone sopra quelli della tazza del giorno prima. Non poteva andare avanti così e non era per le tazze, di quelle non gliene importava proprio niente. Raggiunse il suo ragazzo in soggiorno e lo trovò steso sul divano con i due cani appollaiati su di lui. Giulia gli aveva lasciato Guè con le carte del divorzio e una delle prime cose che avevano fatto fu prendere un altro cane. Così eccolo lì, con Guè che gli mangiava i fili del maglione e Melachi che dormiva in mezzo alle sue gambe.
"Io esco, ti serve qualcosa?" chiese Michael prendendo le chiavi di casa. Federico scosse la testa senza guardarlo e continuò ad accarezzare il piccolo cane.
"Non torno tardi. A dopo".
E Michael sparì dietro la porta. Federico ci provò a non sentirsi in colpa ma il rumore della porta che si chiudeva lo fece andare nel panico. In quei mesi ci aveva provato a farsi scivolare tutto addosso ma nell'ultimo periodo era quasi diventato un morto con le gambe. Il suo umore era sempre sotto le scarpe, non faceva altro che rompere tazze e non si ricordava quando fosse stata l'ultima volta che aveva cucinato. Non si sarebbe stupito se Michael se ne fosse andato per non tornare più, perché lui non sarebbe tornato da uno come lui.Uno, due, dieci colpi contro una porta. Michael continuò a bussare finché quella porta non si aprì e i suoi occhi incrociarono quelli sconvolti di Deborah.
"Michael. Cosa ci fai qui?" chiese la donna e i suoi occhi cominciarono a girare intorno, cercando di vedere se c'era qualcuno in giro. Qualcuno che potesse vedere.
"Volevo parlarti".
"Non ho niente da dirti".
"Io sì. Deborah, ti prego. Federico sta male".
Qualcosa fece scattare la donna, un sentimento, una paura, e per quanto provasse a rinnegare il proprio figlio, il suo istinto materno probabilmente non ci riusciva. Prese Michael per un braccio e lo fece entrare quasi di peso. Chiuse la porta e andò a sedersi al tavolo in soggiorno. Michael la seguì ma rimase in piedi.
"Sta male?" chiese la donna, il suo sguardo fisso sul legno finto del tavolo
"Ha bisogno di te, Deborah. Ha bisogno di sua madre. Questa situazione lo sta distruggendo".
"Lo sta distruggendo?" esclamò alzando gli occhi, sconvolta. "Si è messo da solo in questa situazione, io non posso farci niente".
"Sei sua madre, dovresti rimanergli accanto".
"Non può chiedermi questo. No. Mi ha messo in una brutta situazione, io tutto questo non l'ho chiesto! La vergogna, gli insulti...".
"Perché lui si?".
Michael andò a sedersi accanto alla donna e Deborah aprì la bocca per ribattere ma lui la fermò.
"Neanche lui ha chiesto questo tipo di vita. Lui voleva solo essere libero di amare chi voleva, non voleva tutto questo. Né la vergogna per te, né per lui e specialmente non voleva allontanarti".
"Come puoi dire che non si è scelto questa vita? Ha scelto di diventare gay, è stata una sua scelta".
"Chi sano di mente sceglierebbe di proposito di vivere una vita piena di insulti e pericoli?".
Deborah rimase colpita da quella frase, non tanto per le parole in sé, ma perché sembrava quasi una frase contro il suo stesso orientamento sessuale. Michael notò la sua confusione e proseguì.
"Quel che voglio dire è che non si sceglie di diventare gay, lo si è e basta. Nella nostra società persone come me e Federico vengono prese di mira, abbandonate, picchiate, uccise. Chi mai diventerebbe gay di proposito sapendo che è questo il destino che lo aspetta?".
Quelle parole passarono per le orecchie di Deborah e non le sentì uscire, ma piuttosto scendere fin giù, verso il cuore.
"Tu come sapevi di amare Stefano?". Deborah lo fissò sorpresa e la sua risata quasi sconvolta si trasformò in un mezzo sorriso.
"Lo sapevo e basta".
"Come fai a sapere che è giusto, allora?".
"Vuoi dire che siamo noi dalla parte sbagliata, adesso?".
"No! Of course not, no. Quello che voglio dire è che come tu senti che amare Stefano è giusto, io sento che amare tuo figlio è giusto. E anche Federico sente questo sentimento. È amore e con me lui è felice".
Deborah abbassò lo sguardo e una lacrima cadde sul tavolo prima che lei potesse fermarla.
Michael le lasciò un momento per riflettere, per piangere, per fare quello che riteneva giusto fare in quel momento e il suo sguardo si andò a posare su una pila di riviste accanto al divano. Aguzzando la vista Michael notò che erano le riviste a cui Deborah era abbonata, quelle di cui Stefano aveva parlato.
Si alzò senza preavviso e andò a prenderne una. In prima pagina c'erano lui e Federico. Guardò le altre riviste e lesse più o meno gli stessi titoli.
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Amore che vieni, amore che vai
FanfictionIn un mondo alternativo dove Federico conosce un certo Michael alle superiori, dove Michael fa scoprire nuove emozioni a Federico, dove imparano a diventare Mika e Fedez. Midez!AU WARNING: questa fanfiction è piena di angst. Forse anche troppo. Chie...