11. // opposte realtà che non collidono

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Ci provò sul serio a dirlo ai suoi e anche in più occasioni. Una volta quasi lo urlò a cena ma si trattenne e ne fu solo felice, perché prima di dirgli che avevano un figlio bisessuale che attualmente preferiva la compagnia di un ragazzo a quella di una ragazza, avrebbe dovuto far accettare ai suoi l'idea della persona omosessuale.
I primi mesi della sua relazione con Michael rimasero tra i più intimi e segreti. Non prendersi per mano fuori scuola era difficile, ma in qualche modo ce la facevano. A porte chiuse, invece, si lasciavano andare e rimanevano loro stessi. Facevano l'amore ogni volta che potevano, il che non era così spesso, perché Michael lavorava fino a tardi e Federico era immerso negli studi.

Ormai era diventata una tradizione avere Michael a pranzo la domenica. Il suo turno a lavoro cominciava alle 18, aveva tutta la giornata per riposare e Deborah aveva quasi insistito per che lui venisse a pranzo.
"Voglio dirglielo" sussurrò Federico. Erano in cucina, stavano aiutando la madre a preparare l'insalata. In quel momento Deborah era in salotto ad apparecchiare con Stefano.
"Cosa?" chiese Michael appoggiando il coltello sul tagliere.
"Voglio dirgli di noi" rispose Federico e Michael spalancò gli occhi, diventando pallido come non mai.
"Fede, no" disse deciso. "Ultima volta mi hai detto che non erano pronti. Perché adesso?".
"Non ce la faccio più a nascondermi! E se voglio cominciare a tenerti per mano per strada, prima devo essere capace di farlo in casa mia".
"Senti..." cominciò Michael e buttò un occhi fuori. Aspettò qualche secondo e poi sospirò. "Anche io voglio dire al mondo che ti amo, ma purtroppo dobbiamo prenderci tempo. Tuoi genitori non sono pronti. Sarebbe disastro, Fede".
"Ma io ti amo. Stiamo insieme da sei mesi".
"Lo so, love, vorrei fosse tutto più facile. Non affrettiamo cose, okay? We will tell them, te lo prometto. Ma non oggi".
Federico sospirò e si guardò indietro. Poteva sentire i suoi genitori ridere e scherzare e avrebbe tanto voluto renderli partecipi della sua di felicità.
"È che ho sempre pensato che sarebbero stati felici per me quando avessi trovato la persona giusta".
Michael sorrise a quelle parole, perché essere ritenuto la persona giusta faceva sempre uno strano effetto.
"Un giorno capiranno" disse Michael. Federico annuì e gli sorrise, poi tornò a tagliare l'insalata. La madre entrò in quel momento, felice e sorridente, e Federico cominciò a contare i possibili giorni che mancavano a quel momento. Voleva che i suoi lo capissero ora, ma se avesse dovuto aspettare qualche anno, allora sarebbe stato paziente. Amava i suoi e non voleva perderli.

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Una cosa che non si aspettava era vedere Michael che non faceva le valigie a fine giugno per tornare in Inghilterra. Era già luglio ormai, lui non aveva tirato fuori la valigia dal sottoscala del palazzo e Federico aveva quasi paura a chiedergli perché non partiva. Magari se ne era dimenticato e quindi glielo avrebbe ricordato e per altri mesi non si sarebbero visti. O forse invece Michael avrebbe pensato che non lo voleva più e questo lo spaventava ancora di più. Così se ne rimase zitto in un angolo ad osservare ogni mossa del suo ragazzo.
Una mattina si svegliò nel letto vuoto e quando cercò il suo ragazzo lo trovò seduto sul divano intento a parlare inglese. Di sicuro stava chiamando a casa, il che preoccupò un po' Federico. Si alzò quasi di scatto, recuperò i boxer e i pantaloni del pigiama da terra e si preparò un caffè. Avrebbe voluto andare da Michael e distrarlo con qualche bacio, ma il suo tono di voce sembrava essere serio.
"Okay, perfect. See you soon, then!".
Era molto migliorato in inglese da quando Michael lo aiutava, ma anche se non fosse stato così quella frase non sarebbe stata difficile da capire. A presto. Stava per partire.
"Era tua mamma?" chiese Federico mescolando il caffè. Michael annuì e alzandosi dal divano raggiunse il milanese con un grande sorriso stampato in faccia.
"Sì. È in aeroporto con Zuleika e Fortunè" rispose e qui Federico si ritrovò a fare dei calcoli che non combaciavano con le sue teoria.
"In aeroporto?".
"Arrivano qui domani. Passano una settimana da me".
Non ci aveva neanche pensato che la sua famiglia potesse venire in Italia, era così scontato che le sue estati le passasse in Inghilterra che l'inverso non era neanche entrato tra le possibilità.
"Sarai al settimo cielo" disse Federico.
"Sì, sono molto felice, perché possono finalmente conoscere il ragazzo di cui mi sono innamorato".
Una luce di speranza gli fece palpitare il cuore e un sorriso di fece largo tra le sue labbra.
"Sanno di noi?".
"Mia mamma sa da sempre chi sono. Ho avuto la fortuna che mi ha sempre accettato. I miei fratelli lo trovano normale".
Federico si buttò tra le braccia del suo ragazzo e per un po' decise di non lasciarlo andare. Almeno sapeva che non avrebbe dovuto nascondersi dalla sua di famiglia.

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora