5. // emma, skype e troppi chilometri che separano

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Sua madre lo incastrò in più di qualche attività sociale. Sebbene avesse messo in chiaro che non avrebbe fatto attività parrocchiali, perché ormai i suoi interessi si erano ampliati, non riuscì ad evitare di fare il baby-sitter.
Un'amica di sua madre aveva avuto da poco una bambina e Federico si ritrovò tre pomeriggi a settimana a badare a quella creaturina che non faceva altro che dormire e piangere. Aveva appena otto mesi, non sapeva come potessero fidarsi di lui così tanto da lasciarlo solo con una bambina così piccola. I cinque pomeriggi restanti li passava in casa ad ascoltare musica che sua madre definiva rumore, oppure andava in giro con Alessandro. Un pomeriggio passarono accanto a dei ragazzi al cosiddetto Muretto e assistettero ad una sfida di rap. Federico ne rimase colpito e quasi decise di provarci, ma quando tornò a casa e lo raccontò a sua madre con un po' troppo entusiasmo, lei liquidò quel argomento con un semplice "Con quella roba non si va da nessuna parte".

Michael gli scriveva tante mail. Sapeva della sua dislessia e dei suoi problemi con la penna, problemi che per fortuna la sua insegnante di italiano aveva preso in considerazione, così le mail erano più che sufficienti. Qualche volta riuscivano anche a chiamarsi via Skype.
Era metà luglio e Federico era a casa da solo. Ascoltava musica con il suo iPod e nel passeggino accanto al divano dormiva la piccola Emma. Sua madre era fuori con la sua amica e per fortuna la bambina dormiva, non sarebbe stato difficile quel pomeriggio.
Il suo computer cominciò a suonare e togliendosi le cuffiette sentì la suoneria di Skype chiamarlo.
Balzò seduto e rispose immediatamente al suo amico.
"Mika!" esclamò, abbassando subito la voce.
"Ciao Fede! Come stai?".
"Bene, mi annoio. Tu?".
"Io bene, sono in pausa da lavoro". Aveva trovato quasi subito un lavoro arrivato in Inghilterra, come cameriere. Federico sapeva che lo faceva solo per la madre e per avere una speranza di tornare in Italia, ma comunque non sopportava l'idea che l'amico lavorasse quasi dieci ore al giorno.
"Come sta andando? Lo trovi il tempo di rimorchiare qualche bell'inglese?".
Michael rise e quasi lo vide arrossire. "No, non c'è tempo. E neanche nessuno carino".
Non avevano mai avuto problemi a parlare di quella parte di vita di Michael. A dire il vero, non ne avevano mai parlato e il più grande fu solo felice di essere trattato in quel modo da Federico. Lui la prendeva come una cosa normale, così come Michael faceva battute su ragazze a Federico, lui gliene faceva sui ragazzi, e non vi era mai imbarazzo. Era un'altra qualità nella loro amicizia che rendeva il tutto più umano.
Parlarono del più e del meno, poi la bambina si svegliò.
"Hai Emma lì?" chiese Michael illuminandosi. Sapeva del suo piccolo lavoro e amava i bambini. Forse anche troppo. Federico prese la piccola, la quale si accasciò sul suo petto ancora addormentata.
"Hi sweetie!" la chiamò Michael dallo schermo, salutando come un matto. La bambina reagì al suono ma non capì dove guardare, era decisamente ancora troppo piccola per capirlo.
"Quando torni dovrai aiutarmi, a volte sono proprio impacciato con lei" disse Federico sorridendo, poi si morse il labbro. "Cioè, sì. Se dovessi tornare, volevo dire".
"Se torno ti aiuto volentieri" rispose l'amico, l'amaro nella sua voce che echeggiava la tristezza nel cuore di Federico.

Fino a fine agosto il milanese rimase con l'ansia in corpo ad aspettare qualche novità. Michael scriveva sempre meno, le chiamate erano rare e si sentivano solo nei week-end, e Federico aveva quasi paura che si fosse dimenticato di lui. Quelle volte che lo sentiva era sempre più stanco e quasi si sentiva in colpa a chiamarlo.

Arrivò settembre e Federico si era quasi rassegnato. Mancava una settimana all'inizio della scuola e Michael non si faceva vivo da quasi dieci giorni. Stava pensando a come lo aveva incontrato un anno prima quando sentì al piano di sotto qualcuno suonare il campanello e sua madre correre ad aprire. La sentì salutare con estrema gaiezza la persona davanti alla porta e Federico tornò a leggere il suo fumetto. Probabilmente era una delle sue amiche, in quei pomeriggi invadevano sempre casa loro. Mentalmente si ricordò di chiudere la porta la prossima volta che si sarebbe alzato.
"Sei il solito pigrone".
Il fumetto cadde a terra e sulla soglia di camera sua vide Michael, ancora più magro e con un viso lavorato, stanco. In una mano portava i suoi bagagli, nell'altra una giacca. Era tornato.
"Mik!".
Federico gli saltò praticamente in braccio e quasi caddero a terra, perché Michael era decisamente troppo magro e debole per stare in piedi. "Sei tornato!".
"Sì. Mamma ha lavoro, gamba sta meglio. E il mio lavoro è andato bene, per po' siamo a posto" rispose. Federico prese le valigie e le sistemò in camera sua e poi fece sedere l'amico sul letto.
"Ti hanno maltrattato, cavolo" disse squadrando l'amico. "Sei pelle e ossa. Non va bene!".
"Non ho avuto molto tempo per me".
"Allora questa settimana la dedichiamo solo a te!".
Michael sorrise e sì, gli sarebbe mancato troppo se non fosse tornato.

Federico lo aiutò a sistemarsi nel suo appartamento. Ovviamente non toccò i suoi vestiti, sapeva che aveva una strana ossessione per l'ordine nel suo armadio, però lo aiutò con il resto. Passarono i pomeriggi a parlare e ascoltare musica, Michael gli fece sentire un paio di canzoni nuove che aveva scritto e chiese a Federico se anche lui aveva composto qualcosa. Tutta quella passione per la musica non era andata inosservata da Michael e aveva provato più volte a incalzare l'amico a scrivere qualcosa. Quest'ultimo disse che ancora non aveva avuto l'ispirazione e lasciò da parte la sua breve esperienza con il rap e il fatto che avesse un blocco dentro che non gli permetteva di scrivere, perché sapeva cosa avrebbe detto sua madre, suo padre, la società. Si limitò a dire che forse era portato solo per ascoltarla e gli andava bene così.
Prima di tornare a scuola Federico gli presentò finalmente Emma. Chiese alla madre se poteva badare alla bimba per un pomeriggio, perché Mika voleva conoscerla.
"Mika?" chiese Deborah. Federico si morse il labbro.
"Sarebbe Michael" rispose il ragazzo guardando la madre.
"È strano, come soprannome" osservò Deborah, ma per fortuna lasciò cadere quell'argomento, perché cominciò a parlare di come era felice che ora fosse lui a chiedere di fare il baby-sitter.
Non gli piacevano i bambini, ma Emma era carina.
Il pomeriggio seguente Michael arrivò puntuale in casa Lucia e Federico gli aprì con la bimba in braccio.
"Ciao!" esclamò Michael, forse un po' troppo felice. Lasciò cadere la sua borsa sul divano e Federico subito gli lasciò la bambina.
"È ancora più bella da vicino" disse Michael. Cominciò a fare strane facce e versi, facendo decisamente ridere la bambina. Federico aggrottò le sopracciglia.
"Con me ci ha messo una settimana a ridere!" esclamò.
"Io ha talento con bambini" rispose l'amico, ridendo. "Loro amano me".
"E tu ami loro, di sicuro" aggiunse Federico. Michael sorrise e per la mezz'ora seguente non fece altro che ridere e giocare con la bimba. Federico guardò l'amico e si diede dello stupido per aver anche solo pensato che lo avrebbe abbandonato in quel mondo crudele.
Michael racchiudeva in sé così tante emozioni positive che Federico si chiedeva come faceva a vivere nel mondo in cui viveva. Lui aveva sempre avuto tutto; una famiglia benestante, due genitori forse un po' troppo apprensivi ma che di sicuro gli volevano bene, una casa, amici, un'educazione. Eppure a volte si sentiva così arrabbiato con il mondo, come se avesse tutto contro. Poi c'era Michael, che dalla vita aveva ricevuto solo pietre, e lui le aveva trasformate in fiori.
Pensò che era stato fortunato a trovare quell'amico e sperava di essere altrettanto fortunato da prendere un po' del suo ottimismo da quella sua anima pura. Gliene serviva, almeno un po'.





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ANGOLO HEART
Buon Natale! Ho ho ho ... :)
Spero abbiate passato una bellissima giornata, non so voi ma tra cenoni e pranzi di Natale io comincio a rotolare invece di camminare!

Questo capitolo non è tra i miei preferiti, non mi ha mai convinto troppo ma non trovavo modo di migliorarlo, quindi mi dispiace un po' pubblicarlo proprio a Natale, ma mi rifarò tra due capitoli! (uno dei miei preferiti eheh)
Ancora buon Natale a tutti!

- heartcremisi

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora