10. // candele che bruciano per la prima volta

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Giulia era fantastica, davvero. Aveva una sua personalità, era speciale, piaceva ai suoi, era bella, dolce, ma a volte sapeva proprio come far perdere la pazienza a Federico.
Era estate, Michael era lontano e lo sentiva solo via skype e mail, come ogni estate passata. Ogni volta che Federico baciava Giulia, pensava alle labbra del ragazzo. E ogni volta che si baciavano, Giulia lo fermava dicendo di non essere ancora pronta. Poi si arrabbiava perché Federico non insisteva per fare l'amore e Federico non sapeva più come comportarsi. A fine estate decise di chiudere quella relazione che non stava andando da nessuna parte.
"Mi vuoi lasciare?".
Erano seduti in un parco e Federico aveva imparato ad essere diretto o come diceva Alessandro, "onesto e stronzo fino al midollo".
"Giulia, così non può funzionare. Ormai stiamo insieme solo perché ci siamo abituati e perché fa comodo ai nostri genitori".
"Quindi hai smesso di amarmi?".
"Io...mi dispiace Giulia. Sì, quel sentimento se n'è andato". Non era facile ammetterlo, ma forse aveva smesso di amarla quando aveva ammesso a sé stesso di amare Michael.
"Come si chiama?" chiese la ragazza con un tono più che accusatorio.
"Chi?".
"La tua amante! Andiamo, è per lei che mi molli, vero? Chi è? Camilla della IIIC?".
"Eravamo partner per un progetto di biologia, Giulia! Quante volte devo ripetertelo?".
"E allora dammi un nome, cazzo!".
"Non c'è nessun nome! Giulia, lo faccio per me. Non ce la faccio più. Qualsiasi cosa io faccia non va bene, litighiamo sempre, ormai non è più una relazione".
"Non voglio vederti più" furono le ultime parole della ragazza prima di alzarsi e correre via. Federico sospirò e si distese sulla panchina. Sapeva che si sarebbero rivisiti alle solite cene di lavoro dei loro genitori e sperava che prima o poi lo avrebbe perdonato. Si lasciò quei pensieri alle spalle e un po' si sentì in colpa per averle mentito. Un nome c'era, era Michael e mancavano precisamente 47 giorni al suo ritorno.
Alessandro provò a portarlo in giro per bar quella sera, perché era single e poteva divertirsi con tutte le ragazze che voleva.
"Non ho bisogno di andare con altre ragazze, zio. Sto bene così" aveva detto Federico bevendo la sua birra.
"Ah, quindi Giulia aveva ragione. Come si chiama la nuova tipa?".
"Non c'è nessuna nuova tipa. Non ce la facevo più con Giulia, tutto qui".
"Sarà zio, ma Giulia era proprio bella. Sicuro che non ci sia un'altra?".
Federico grugnì e avrebbe tanto voluto dirgli la verità, ma non sapeva cosa avrebbe detto il suo amico. Aveva la bocca larga e sapeva che da ubriaco parlava, non era il caso di rischiare il tutto ora che voleva fare le cose con calma.

Michael tornò di martedì. L'aereo atterrò alle undici di sera e Michael non ribatté troppo quando Federico gli scrisse che non sarebbe riuscito ad andare in aeroporto a prenderlo. Si era inventato una scusa un po' banale, che sua mamma stava male e suo padre aveva bisogno di lui in casa, ma Michael non la trovò così strana.
Federico aveva ben due motivi per non andare a prenderlo. Il primo era che non si sarebbe trattenuto dal baciarlo dopo più di tre mesi separati, il secondo era che gli stava preparando una sorpresa a casa. Aveva chiesto a Franco se poteva aprirgli l'appartamento perché voleva prepararlo per il ritorno del ragazzo, così si era ritrovato con uno scatolone pieno di candele e un Franco sorridente che gli apriva la porta.
"Sono felice che Michael abbia trovato te" disse Franco. Federico lo guardò senza rispondere, perché non sapeva se si stesse riferendo a loro come amici o se sapeva tutto. Franco percepì i suoi dubbi. "So che state insieme. Michael mi parla spesso. State bene insieme, si vede. Michael è felice".
"Lo sono anche io" rispose Federico, sincero. "E tanto".
"Non spezzargli il cuore, ragazzo" disse Franco prima di chiudere la porta a chiave. "Perché se lo fai, io ti spezzo le gambe".
Federico rise ma sapeva che quell'uomo era serio. Sperava solo che non fosse uno di quelli che segue alla lettera la sua minaccia.
Federico cominciò a sistemare le candele in giro per casa, poi pensò che forse era meglio metterle tutte da una parte, ma poi le sistemò in cerchio attorno al divano, poi si mise ad urlare.
Un po' si vergognò a sistemare in giro quelle candele. Gli sembrava un gesto un po' troppo spinto, e troppo romantico, ma voleva accogliere al meglio il suo ragazzo. Poi pensò a quelle parole.
Il mio ragazzo.
Si erano sempre e solo definiti amanti, ma ora che Giulia non c'era più, lui poteva chiedergli di essere il suo ragazzo a tutti gli effetti. Ancora in segreto, perché non era ancora pronto al coming-out. Però quello era di sicuro un grande passo avanti.
Infine si decise e sistemò le candele un po' ovunque nell'appartamento, lontane da piante o tessuti, o qualsiasi cosa che potesse prendere fuoco all'improvviso. Alcune candele le nascose sotto delle campane di vetro, giusto per sicurezza. Quando fu sicuro che tutte fossero al posto giusto e che nessuna sarebbe stata un problema, prese i petali di rosa dallo scatolone e arrossì. Forse quelle erano troppo. Forse stava esagerando. Ma nella sua testa si era immaginato tutto in un modo perfetto, poi si rese conto che se avesse fatto quel gesto per una ragazza, non si sarebbe sentito imbarazzato. Era un gesto normale, romantico, e la società gli aveva messo in testa etichette che lui stesso doveva dimenticare, così prese i petali e creò un percorso, dalla porta al letto. Poi ne sparse un po' anche sul letto e sopra ci appoggiò un pacchetto.
Era banale, si sentiva sempre più stupido, ma scosse via quei pensieri.
Il cellulare lo avvisò di un messaggio e sorrise quando lesse che era di Michael.

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora