16. // un piano bar (e le canzoni dell'amore perduto)

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Se la vita ti offre limoni, fai una limonata, dice il detto. Peccato che Federico non avesse mai amato la limonata ed era sempre finito a fare aranciate molto più aspre del necessario. Era diventato un asso nel evitare i limoni che la vita gli lanciava, perché adesso ecco lì, a ventiquattro anni con una casa nuova, un cane, una ragazza e un lavoro che non amava.
Dove si erano nascosti i suoi limoni?
Davanti allo specchio del suo bagno fissava l'immagine di quel giovane uomo che era diventato.
Non era così che si era immaginato, da adolescente.
È sempre vero che da adolescente hai una tua visione del mondo e quello che immagini non si avvera quasi mai, ma aveva sempre pensato che si sarebbe almeno avvicinato all'immagine del futuro sé che aveva.
Aveva un lavoro quasi d'ufficio, da informatico musicale era finito a fare semplicemente l'informatico. Giulia si era laureata in economia, aveva il suo lavoro, lei almeno sembrava felice.
Michael ormai era diventato Mika e basta.
Il suo primo album aveva fatto scalpore, stava raggiungendo la fama e adesso il suo secondo album stava scalando le classifiche. Era felice per lui, davvero, ma sentiva un po' troppa gelosia nei suoi confronti.
Lui amava la musica. Lui voleva essere la sua musica, ma a ventiquattro anni ancora non aveva trovato il coraggio di essere sé stesso. Era combattuto, non capiva chi fosse veramente. Sapeva che l'uomo riflesso in quello specchio non era lui ma in qualche modo era lui.
Il quaderno con dentro i suoi testi lo aveva ancora. Era sempre nascosto in un cassetto, al sicuro dagli sguardi curiosi, e qualche volta ci scriveva. Non così spesso, aveva rari momenti di ispirazione, anche perché la vita che conduceva non gliene dava il tempo.
Forse fu quello a convincerlo che non era portato per la musica, che forse davvero era solo destinato ad ascoltare quella degli altri.
"Amo', sei pronto?". Federico si staccò dal lavandino e si mise una maglia addosso.
"Arrivo subito, Giulia" urlò di rimando. Forse pensava troppo, forse la sua vita non era così male.

Per fortuna sua madre non seguiva i gossip inglesi, perché se no avrebbe letto del migliore amico di suo figlio che molto probabilmente aveva una relazione con un certo Andreas, e non Andrea. In Italia Mika non aveva ancora fatto tutto questo successo, il che era un po' strano considerando i suoi anni passati a Milano, ma Michael ripeteva sempre che lui piaceva a pochi e quei pochi erano o in Inghilterra o in Francia. Per ora, diceva sempre Federico. Poi Michael aggiungeva che non parlava mai della sua vita privata nelle interviste e già in Inghilterra nessuno sapeva con certezza che fosse gay, alcuni spettegolavano su Andy dicendo che era il suo ragazzo, altri semplicemente un buon amico.

Erano in un bar nel centro di Milano e stavano aspettando Michael. Al centro del bar vi era un piccolo palco con sopra un piano e altri strumenti da concerto. Michael avrebbe suonato, quel giorno, per la prima volta in Italia. Non era un concerto ufficiale, erano in un bar e poche persone sapevano chi era Mika. Infatti la sala era più che altro piena di vecchi compagni di scuola e conoscenti. Federico aveva trovato un tavolo proprio davanti al palco e appena arrivato vide Franco. Fu strano rivederlo, perché in quegli anni non si erano più visti tanto. Qualche volta s'incontravano e una volta erano pure andati a bere un caffè. Si sedettero allo stesso tavolo e Federico gli presentò Giulia, poi le luci si spensero e le mani si unirono in un applauso.
"Buona sera a tutti" disse Michael appena gli applausi finirono e lui fu comodo e protetto dietro al piano. "Grazie per essere qui stasera, è un vero onore suonare qui a Milano".
Partirono altri applausi, Federico fece addirittura un paio di fischi che Michael notò e con un sorriso gli fece intendere che aveva capito che era stato lui.
Le sue mani calarono sul piano e la prima canzone partì.
Federico rimase rapito da quella sua voce angelica e soave, dal suo falsetto perfetto e da come la sua mente avesse creato dei capolavori simili.
Il bar pian piano si riempì, gente da fuori venne attirata da quella musica, e Federico non poteva sentirsi più orgoglioso.
"La prossima canzone l'ho scritta qualche anno fa e ci sono molto legato...si chiama Billy Brown".
Federico l'aveva sentita solo un paio di volte, non si era mai soffermato su quelle parole, ma quando Michael cominciò a lanciargli qualche occhiata durante l'esibizione sentì qualcosa di strano. Era come se stesse cantando quella canzone per lui e a lui. Arrivò alla fine della canzone lasciando a Federico nuovi dubbi, dubbi a cui aveva smesso di pensare.

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora