23. // verità.

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"Da quanto va avanti?".
Era almeno la quinta volta che Giulia glielo chiedeva e per la quinta volta Federico le diede la stessa risposta.
"Dall'incidente" rispose e ogni volta che lo ripeteva gli ritornava in mente l'immagine di Michael in coma e adesso cominciava a non poterne più.
"No, Federico, da quanto va avanti? Non me la bevo che vi siete innamorati così all'improvviso!".
Erano in camera da letto, Giulia era scoppiata ad urlare appena varcata la soglia di casa. Ora lei continuava a camminare in giro per la stanza, nervosa, mentre Federico era seduto sul letto a subire l'interrogatorio che aveva sempre avuto paura di affrontare.
"Non l'avevo pianificato, Giulia. Pensavo veramente di passare la mia vita con te quando ti ho sposata-".
"Cazzo Federico smettila di girarci intorno, dimmi da quanto tempo lo ami!".
"Da quando avevo quattordici anni". Aveva ammesso di amarlo quando ne aveva diciassette ma sapeva che quell'uomo aveva rubato il suo cuore quel giorno seduti davanti all'ufficio del preside.
"C-cosa?".
"Mi dispiace".
"Aspetta, io e te ci siamo messi insieme quando tu avevi sedici anni. Eri già innamorato di Michael?".
"Sì. Ci ho messo anni ad ammetterlo perché siamo cresciuti in una società che ci dice che essere omosessuali o bisessuali o qualsiasi altra cosa diversa dall'eterosessuale sia sbagliata! E so che è colpa mia se siamo finiti in questa situazione. Mi dispiace Giulia. Non te lo meritavi tutto questo casino".
E Giulia si sentì improvvisamente sommersa da una serie di emozioni che non sapeva bene come definire e una lampadina si accese nella sua testa.
"Era lui" disse. Federico la guardò confuso perché in quel momento non riusciva a collegare la sua frase al suo discorso. "La prima volta che mi hai lasciata era per Michael, non è così?".
Federico si morse il labbro perché sapeva dove stavano andando. Era arrivato il momento di ammettere tutti i tradimenti e lì si rese conto che erano troppi, che quello avrebbe dovuto fargli capire a chi apparteneva veramente il suo cuore e che avrebbe fatto meglio a fermarsi prima.
"Sì. Era per lui".
"Vi siete messi insieme dopo?".
"Sì".
"E stavate insieme anche prima?".
Federico ci mise un po' ad ammetterlo. "Non proprio. Non era una cosa ufficiale, ma...".
"Federico non girarci intorno, dimmelo e basta".
"Avevamo cominciato una relazione, sì".
"E quando siamo tornati insieme?".
"C'è stato solo un bacio, quando siamo andati a Londra per capodanno".
"E dall'incidente?".
"Giulia, ti prego...".
"No cazzo me lo devi. Me le devi tutte queste risposte. Non me ne frega se farà male, me lo devi".
"Sto con Michael da quasi otto mesi. Ci amiamo".
Giulia scoppiò a piangere e le sue ginocchia non riuscirono più a tenerla in piedi, così cadde a terra e il suo volto sparì tra le sue mani.
Federico si rese conto di quanto aveva incasinato la sua vita in quel momento, perché Giulia era una persona fantastica e avrebbe dovuto fermarsi prima di sposarla. Meritava una persona che l'amasse sul serio.
Si alzò dal letto e rimase un attimo a tentennare.
"So che non vuoi sentirtelo dire e so che non servirà a farmi perdonare, perché so di non meritare il tuo perdono, ma ti ho veramente amata, Giulia. Non mi sarei spinto così avanti con una persona se non l'avessi amata sul serio".
"Solo che ami di più lui" rispose alzando lo sguardo. Era ferito, pieno di lacrime, deluso. Si alzò quasi di scatto, si sistemò i vestiti e infine provò ad asciugare qualche lacrima. "Prendi la tua roba e vattene. Non metterci troppo, puoi sempre tornare a riprendere delle cose, i miei orari di lavoro li sai. Non farti più vedere se non per firmare le carte del divorzio. I nostri avvocati penseranno a tutto".
Prima di uscire Giulia lo guardò un'ultima volta, i suoi occhi colmi di un dolore che avrebbe faticato a sparire.
"Mi dispiace" sussurrò Federico. Non aveva solo perso sua moglie, ma anche un'amica.
"Anche a me" rispose Giulia. "Addio, Federico".
La porta si chiuse e Federico rimase da solo con i rimorsi che gli divoravano il fegato. Non poteva ignorarli e si sentì in colpa quando pensò che almeno lui stava andando dall'uomo che amava.

Michael non sapeva cosa fare. Erano due ore che camminava avanti e indietro nel suo appartamento e Franco non aveva trovato un modo per calmarlo. Quando Michael era tornato a vivere in Italia aveva cercato un appartamento nel suo vecchio palazzo e fu solo felice di trovarne uno al quarto piano. Era più grande dell'altro e la vista era sempre bellissima. La coppia abitava fissa ormai nel suo vecchio appartamento e a Michael non dispiaceva, non lo avrebbe ripreso comunque.
"Michael, vuoi un thè?" chiese Franco.
"Eh? Ah, no grazie" rispose senza fermarsi. L'amico sospirò.
"Federico ti chiamerà, non è andato in guerra. Ti vuoi calmare?".
"Non posso! Capisci dove siamo arrivati? È arrivato il momento dove possiamo essere noi stessi, stare veramente insieme".
"Hai paura?".
"Sì, cazzo!".
Sentire Michael imprecare in italiano era raro e ogni volta Franco non poteva prenderlo sul serio. Questa volta trattenne la sua risata.
"Ne avrà di più lui. Sta entrando in un mondo nuovo, dovrai aiutarlo".
"E lo farò, solo che...non pensavo che saremmo arrivati davvero a questo punto".
"Non ti fidavi?".
"Certo, mi son sempre fidato ma sembrava qualcosa di impossibile".
Il campanello suonò e Michael ci mise meno di un secondo a raggiungere la porta. Quando la aprì si ritrovò un Federico con gli occhi gonfi e due enormi borsoni sulle spalle.
"È troppo presto per venire a vivere da te?" chiese Federico con una risata triste sulle labbra. Michael lo abbracciò e i borsoni caddero a terra. Franco sorrise a quell'immagine e per un momento s'immaginò un loro possibile futuro in quell'appartamento, con lui e Alice che li andavano a trovare.
"Come stai?" chiese Michael.
"Non lo so" rispose Federico e sentì una pacca sulla spalla. Si girò e vide Franco uscire dall'appartamento.
"Andrà tutto bene, ragazzi. Sapete dove trovarci se avete bisogno di aiuto".
"Grazie Franco".
La porta si chiuse e Michael aiutò Federico a portare i suoi bagagli in camera da letto. Non proferirono parola finché non furono in soggiorno davanti a una tazza di thè bollente che nessuno dei due toccò.
"Che si fa adesso?". Fu Federico a rompere il silenzio. Alzò la testa e i loro sguardi s'incrociarono. Federico era confuso, spaventato, stanco. Michael più che altro emanava preoccupazione, il che non era rassicurante per il più giovane.
"Facciamo con calma".
"La mia parte difficile l'ho fatta, Mik. Non m'importa più di fare con calma".
"Lo sai che non è finita qui la parte difficile, vero? Ci saranno giudizi di altri, di amici anche, parenti e...e anche di stampa".
Per un momento Michael ebbe paura. Paura che forse quello non era qualcosa che Federico voleva, ma se prendeva Michael prendeva tutto il pacchetto: omosessualità, fama e stampa.
"Adesso possiamo stare insieme anche alla luce del giorno" continuò Michael. "E gente vedrà. Poi arriverà la stampa, farà domande, alcuni giudicheranno, altri vorranno solo l'esclusiva. Il mondo verrà a sapere di noi e non avremo più modo di nasconderci".
Sapeva che erano parole dure che mettevano paura, ma se Federico voleva andare avanti doveva sapere a cosa stava andando incontro.
"All'inizio ti sentirai piccolo" riprese Michael. "Come se tutti sono giganti e possono schiacciare te, ma io sarò lì accanto a farti sentire grande. E in mezzo a tutti i giudizi avremo supporto, anche. Mia famiglia, Franco, amici che ci accettano".
Michael ormai era andato a sedersi accanto a Federico e le loro mani si erano cercate per sostenersi a vicenda.
"All'inizio sarà più brutto che bello, ma ti prometto che farò in modo che poi sarà quasi solo bello".
E Federico si sentì amato in quel momento, amato come nessuno lo aveva mai fatto.
Si avvicinò e quando baciò il suo ragazzo – perché adesso non doveva più usare la parola amante – capì di essere al posto giusto. Gli aspettava un paio di brutti anni davanti, se non di più, perché sua madre non lo avrebbe accettato nel giro di poco tempo. Della società aveva meno paura, anche se quella era comunque tanta. Non gl'importava, sapeva che ogni giorno avrebbe trovato Michael a casa pronto a donargli tutto il suo amore e a salvarlo ancora una volta.
"Grazie" sussurrò staccandosi appena. Le loro fronti si incontrarono e Michael tenne gli occhi chiusi, come a tenersi quel momento solo per sé. Aveva paura, non poteva non averne, paura che tutto quello stesse per svanire.
"Ti amo".
Ma i suoi occhi vinsero e aprendoli vide Federico sorridergli con tutte le forze rimaste. Era lì, con lui, e finalmente aveva scelto.
"Anche io ti amo".
E niente importava più in quel momento.


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ANGOLO HEART ♥
Buonaseraaa :D
Come potete vedere, abbiamo eliminato Giulia! Un po' mi dispiace, mi son divertita a scriverla (quelle volte che c'era ahahah).
Ero così presa dai vostri scleri che ho notato solo adesso che questa storia ha superato le 4mila letture. Cioè, oddio? Oddio! Wow, è assurdo. Non posso non ringraziarvi, il mio cuore angst ne è felice ♥

E però ho una notizia un po' bruttina per voi.
Domani o dopodomani non aggiornerò, anche se ancora non so quando. Domani ho una giornata assurdamente piena e giovedì forse vado a Monaco quindi non so ancora come sarò messa. Uno di quei giorni aggiorno, devo solo capire quando ahah chiedo scusa ma dai, vi ho dato 22 aggiornamenti consecutivi, uno può anche saltare... :P

Detto questo, vi lascio :)
Grazie per il continuo supporto, per le minacce, per i vostri scleri, per essere qui a commentare (siete sempre di più e ow, la mia casella posta viene intasata ogni volta di notifiche, che gioia!). Grazie di tutto! Un grande abbraccio Midez a tutti voi ♥

- heartcremisi








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