Sapeva cosa voleva dire sentirsi nervoso, così tanto nervoso da avere i crampi allo stomaco. Pensava di averli superati tutti i vari stadi di nervosismo e invece eccolo lì, il giorno del suo compleanno, piegato in due in bagno a rimettere l'anima.
Sentì bussare alla porta e lui tirò lo sciacquone.
"Fede? Come ti senti?" chiese Michael da dietro la porta. Federico lo fece entrare e cominciò a lavarsi i denti.
"Non so come farò a reggere per tutto il pranzo" ammise il giovane.
"Ce la farai. Sono i tuoi genitori".
"Per qualche strano motivo questo mi spaventa ancora di più".
"Qualsiasi cosa succederà, io sarò con te. Saremo insieme. E pensa in questo modo, siamo tre contro uno. Tuo padre è dalla nostra parte, no?".
"Sì, ma è sposato con mia madre. Diciamo che lui fa a metà".Arrivarono a casa Lucia con qualche minuto d'anticipo e Federico cominciò ad andare nel panico.
"Forse dovevamo lasciare i cani a casa" disse Federico mentre Michael suonava il campanello.
"Tuo papà ha detto che va bene. Fede, sta calmo".
"Non ci riesco, possiamo ancora scappare".
"Fede, smettila".
La porta si aprì e con grande sorpresa fu proprio Deborah ad aprirgli. Si bloccò, così come Federico, ma quel sorriso che aveva stampato in faccia non era così forzato come ci si aspettava in una situazione simile.
"Oh, siete già arrivati. Entrate, prego" disse Deborah. Michael spinse Federico dentro e Deborah si perse a guardare i cani. "Avete un altro cane!".
"Sì, questa è Melachi. Stefano ha detto che potevamo portarle con noi".
"Ma certo, non c'è nessun problema".
Michael liberò i cani che cominciarono a correre in giro per scoprire quel nuovo posto. Mentre lui si assicurava che non mangiassero cose inappropriate, Federico rimase a fissare la madre.
"Buon compleanno" disse Deborah. Federico sorrise perché anche la madre gli stava sorridendo.
"Grazie".
"Trent'anni. Dio, mi sembra ieri che avevi appena messo su i primi denti".
"Già. Il tempo passa veloce".
"Forse anche troppo".
Deborah prese il figlio tra le sue braccia ed entrambi rilasciarono un respiro che non si erano neanche resi conto di trattenere. Federico non si illuse, però. Quello era un passo avanti ma le cose non sarebbero state come una volta. Avevano bisogno di tempo.
Il loro abbraccio venne interrotto da Stefano che chiamò la moglie dalla cucina, perché il pasticcio stava cominciando a fare rumori strani nel forno.
"Scusate, torno in cucina, non vorrei proprio che tuo padre bruci il lavoro di una giornata intera!" disse Deborah e scappò in cucina. Federico rise appena e guardò il suo ragazzo.
"Come ti senti?" chiese Michael.
"Bene. Sto bene" sussurrò Federico, avvicinandosi. "Devo chiederti un favore, Mik".
"Dimmi".
"Evitiamo contatti troppo intimi per oggi, okay? Finché siamo qui. Mamma sta facendo un grande sforzo e vorrei...vorrei rendergliela un po' più facile".
Michael sorrise e annuì. Lo capiva e anche se non gliel'avesse chiesto, avrebbe comunque limitato i contatti. Con le sue mani avvolte attorno al suo viso, portò il volto di Federico vicino al suo, fino a sfiorare le sue labbra.
"Va bene" rispose e lo baciò. Fu un bacio molto corto, tenero, quasi solo due labbra che si sfioravano e quando si staccarono rimasero per qualche istante a perdersi nei loro occhi. Poi, Deborah tossì.
"Ehm...è quasi pronto" disse. I due si staccarono quasi troppo violentemente e Deborah non perse il suo sorriso. "Il pasticcio è salvo. Direi che possiamo metterci a tavola".
Federico andò ad aiutare la madre e Michael si sentì arrossire. Bel modo di cominciare ad evitare contatti troppo intimi.Se Federico si era fatto delle aspettative sul pranzo, vennero demolite nel giro di poco.
Si era preparato a un pranzo dove la madre avrebbe si e no fatto un paio di domande, dove i rumori delle forchette nei piatti avrebbero prevalso su tutto il resto, dove il padre avrebbe cercato di fare conversazione.
Invece, fu quasi l'inverso. Deborah ci provò sul serio a comportarsi normalmente e forse sotto sotto ci riuscì senza problemi, con qualche difficoltà ogni tanto. Ma notò che poteva trattenersi e che in fondo non era male quell'atmosfera. Stefano era troppo preso dai cani per cercare di fare conversazione e per tutto il pranzo si parlò di musica, lavoro, vita e per un attimo anche d'amore.
Finito il pranzo Stefano chiese a Michael se poteva aiutarlo un attimo in cucina e quando Federico si alzò per raggiungerli, il padre lo spinse quasi a forza a sedere sulla sedia.
"Stai buono, tu. Mi serve solo Michael" rispose Stefano e Federico rise. I due sparirono in cucina e calò un calmo silenzio attorno a lui e la madre. Federico voleva parlare ma non sapeva cosa dire, così cominciò ad impilare i piatti.
"Era tutto ottimo, mamma" cominciò. Meglio andare sul banale, in certe occasioni. "Il tuo pasticcio è sempre il migliore".
"Mi fa piacere. So quanto ti piace".
Deborah prese qualche piatto e fece per alzarsi, ma poi lasciò tutto al centro del tavolo e guardò il figlio dritto negli occhi.
"Lo ami davvero?".
Era arrivato il momento delle domande, delle risposte, della nuda e cruda verità. Almeno aveva aspettato che il pranzo finisse prima di chiederlo.
"Sì. Ci sono poche certezze nella mia vita e una di quelle è il mio amore per Michael. Lui ha provato a lasciarmi andare per farmi vivere una vita ritenuta giusta con Giulia ma non ce l'abbiamo fatta. Quando ami una persona non puoi fare a meno di ritornare da lei".
Si rese conto che forse aveva parlato troppo, che un semplice sì sarebbe bastato, ma aveva così tanto da dirle che non era riuscito proprio a fermare le parole.
"Forse avrei dovuto capirlo anni fa".
"Se non l'hai capito è stato colpa mia. Mi sono nascosto per paura e ho trovato il coraggio solo adesso".
"Avevi paura di me?".
Federico si sentì combattuto, perché come poteva ammetterlo? "Avevo paura di perderti, com'è successo".
"Faccio ancora tanta fatica a capirvi, Federico, ancora non mi sembra giusto ma io rimarrò sempre tua madre. Se...se mi lasci il tempo necessario per capire, forse tornerà come prima".
"Certo. Non c'è fretta, mamma".
Deborah gli prese la mano e si asciugò in fretta una lacrima, sorridendo. Federico ricambiò la stretta.
"Hai mai sospettato di Michael?" chiese Federico.
"Credo di sì. Qualche volta forse, ma credo di averlo sempre negato a me stessa. Non pensavo ti saresti innamorato di lui".
Ci fu un momento di silenzio dove Deborah cercò nuove parole, parole sincere e non equivocabili.
"Anche se qualche volta ho sospettato di lui, ho sempre pensato che fosse una brava persona. Ho visto come ti ha migliorato in carattere. Quando l'hai conosciuto sei diventato più...felice".
"Forse in fondo lo sapevi che era lui a rendermi così felice".
E quello non riuscì a negarlo, perché Federico era sempre felice quando c'era Michael e quando era tornato in Inghilterra lui era cambiato, era come se gli avessero tolto una luce dagli occhi e dal cuore. Sì, forse lo aveva sempre saputo.
Rimasero con le mani intrecciate a sorridere e poi si sentì la voce di Micheal che cominciò a cantare. Uscì dalla cucina con una torta in mano e suo padre dietro che cercava di stare al ritmo col cantante. Deborah si unì al coro di buon compleanno solo alla fine e quando Michael gli appoggiò la torta davanti, gli disse di esprimere un desiderio.
Guardò Michael, e sorrise. Poi i suoi occhi si posarono sui suoi genitori.
Soffiò via il fuoco dalle candele e non desiderò nulla.
In quel momento gli bastava avere quello che già aveva.
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Amore che vieni, amore che vai
FanfictionIn un mondo alternativo dove Federico conosce un certo Michael alle superiori, dove Michael fa scoprire nuove emozioni a Federico, dove imparano a diventare Mika e Fedez. Midez!AU WARNING: questa fanfiction è piena di angst. Forse anche troppo. Chie...