Quiete.
In un secondo, tutto andò in frantumi.
In quell'eco silenzioso rimbombò solo il battito del suo cuore, prima lento, dolce, poi il ritmo sempre più forte, così forte da diventare assordante nel petto stesso.
"Le condizioni del polmone sono precipitate questa notte".
Affanni d'aria che cercavano spazio in un petto che non lasciava tregua alla pace.
"Ha avuto un collasso".
La mano cominciò a tremare, gli occhi erano colmi di una paura che non tardò ad essere rilasciata.
"Abbiamo fatto tutto il possibile ma non ce l'ha fatta, mi dispiace. È morto".
Il mondo aveva cominciato a crollare e il suo cuore era scoppiato.
Un rumore improvviso lo scosse, assordante come un pugno sul legno, come un botto nell'anima.
Federico si svegliò di soprassalto quando Giulia lo scosse.
"Fede, siamo arrivati" disse spegnendo il motore. Federico si lasciò quei due secondi di tempo per svegliarsi completamente e poi scese dalla macchina. Aveva guidato Giulia, lui non era stato neanche capace di trovare le chiavi.
La luce del mattino stava già occupando i corridoi e l'ospedale si stava pian piano risvegliando, tra infermieri che si davano il cambio e nuovi traumi in arrivo.
Federico e Giulia percorsero la strada che ormai sapevano a memoria e raggiunsero la terapia intensiva dove il medico li stava aspettando.
"Quand'è successo?" chiese Federico. Non aveva bisogno del buongiorno, di parole futili da psicologo.
"Si è svegliato ieri sera sul tardi. I suoi parametri sono quasi nella norma, fa ancora molta fatica a respirare e a muoversi. La sua situazione si era già stabilita un paio di giorni fa ma comunque non è ancora del tutto fuori pericolo. Dovrà rimanere ancora per un po' in ospedale ma siamo positivi".
Con un grande sospiro di sollievo, Federico dimenticò quelle parole che si era aspettato di sentire quando aveva risposto al telefono quella mattina e quell'incubo avuto poco prima andò dritto nel dimenticatoio.
"Grazie, dottore. Possiamo vederlo?".
Federico non protestò neanche per il fatto che Michael si era svegliato la sera prima e nessuno lo aveva chiamato, perché ora era sveglio e il medico aveva detto che lui li stava aspettando.
Sapeva che doveva controllarsi, perché probabilmente era ancora attaccato a tanti di quei tubi che se lo avesse abbracciato avrebbe staccato sicuramente qualcosa, e non voleva ucciderlo proprio ora.
Entrando in stanza sentì il suo cuore fare un salto di gioia.
Michael era lì, seduto con almeno tre cuscini dietro la schiena. Non aveva tubi in bocca ma uno piccolo che fuoriusciva dal naso, e dalle sue braccia pendevano ancora quei chilometrici tubicini che andavano ad attaccarsi ai macchinari. Appena li vide entrare il suo viso riuscì a formare uno strano sorriso.
"Ciao ragazzi..." sussurrò l'inglese. La voce così roca non sembrava neanche sua, eppure era lì.
Federico andò a mettersi nella sua solita sedia e lasciò che fu Giulia a salutarlo per primo. Gli lasciò un bacio leggero sulla guancia e Federico gli prese la mano, d'istinto. Quando sentì Michael ricambiare la stretta quasi si sentì svenire.
"Come ti senti, Mik?" chiese Federico.
"Come se qualcuno mi avesse messo in un tritacarne" rispose tossendo appena.
"Ci hai fatto prendere uno bello spavento, Michael" disse Giulia. "Federico era disperato".
"Andiamo, lo eravamo tutti" ribatté Federico cercando di nascondere il suo rossore. "Tua mamma è partita ieri".
"Oh, lo so. L'ho sentita, quando era qua".
Federico impallidì per un momento.
"Come sarebbe a dire che l'hai sentita?" chiese Giulia e Federico la ringraziò mentalmente perché la sua voce lo avrebbe tradito.
"Non so come spiegare, era cosa strana ma potevo sentire voci che mi parlavano a volte. Era come se fossi addormentato ma sveglio allo stesso tempo. Era strano. Sbaglio o tu ha saltato parecchio il lavoro in questi giorni?". Michael guardò Federico e questo rise quasi nervosamente.
"Non me la sentivo di lasciarti solo" disse semplicemente.
"Ho sentito compagnia. Grazie".
I medici entrarono e dissero che era meglio lasciarlo riposare per un po', troppi sforzi non avrebbero giovato al polmone, così se ne andarono e Federico tornò a casa chiedendosi se Michael avesse sentito la sua piccola confessione.Tornò il giorno dopo nel pomeriggio tardi, dopo una lunga e interminabile giornata di lavoro. Disse a Giulia che sarebbe passato a trovare Michael e che forse sarebbe rientrato tardi per cena.
Trovò Michael seduto sul letto, vestito con la sua solita camicia ospedaliera, che provava a leggere qualcosa dal cellulare. Bussò e l'inglese alzò lo sguardo, riuscendo a fare un sorriso un po' meno dolorante del giorno precedente.
"Posso?" chiese Federico. Michael appoggiò il cellulare sul tavolo accanto e fece segno a Federico di sedersi sul letto.
"Come ti senti?" chiese Federico una volta raggiunto l'amico.
"Come ieri, forse più riposato. Però sono ancora molto stanco".
"Hai dormito per giorni!".
"Beh, è normale! Direi che adesso mi è concesso, no?".
"Decisamente. Ma solo questa volta, non deve più succedere".
Michael allungò la mano e Federico non esitò a prenderla. Ancora gli faceva uno strano effetto sentire la sua presa.
"Hai avuto paura?" chiese Michael.
"E me lo chiedi? Certo che avevo paura. Eri messo male, Mik, hai avuto un brutto incidente".
"Ma ora sono qui, non ti devi più preoccupare".
"Ti ricordi qualcosa dell'incidente?".
"Ricordo che stavo tornando a casa, era buio. Ero sul ponte e ho sentito freni di macchina e poi tanta luce, tanto buio e anche tanto dolore".
Federico annuì e cercò di sorridere ma una lacrima gli uscì comunque dagli occhi.
"Non piangere, è tutto finito".
"Dovrei dirle io queste cose a te e invece guardaci, io piango e tu che sei ancora attaccato a mille macchine sei tranquillo".
"Oh, io non sono tranquillo. Fa ancora tutto troppo male e ho paura, ma dottori sono positivi e io mi fido. Il dolore passerà".
"Io e Giulia ci prenderemo cura di te. Magari puoi stare da noi a casa per un po', che ne dici?".
"Non voglio disturbare voi".
"Mik, sei serio? Non disturbi affatto ed è stata Giulia a proporlo quindi se hai paura di dare fastidio a lei sei ancora più fuori strada. Sei nostro amico, ti vogliamo bene e vogliamo aiutarti".
"Mmh, era macchina ad essere fuori strada, non io".
I due scoppiarono a ridere, e Michael tossì appena e si appoggiò ai cuscini portandosi una mano al petto, chiudendo gli occhi per un momento.
"Stai bene?" chiese preoccupato Federico.
"Sì, sì, tutto bene. Faccio fatica a respirare ma va bene".
"Okay. Bene". Federico guardò l'orologio e sospirò. "Devo andare, Giulia mi starà aspettando. Torno domani, okay?".
"Va bene. A domani".
Federico diede una leggera stretta alla mano di Michael e poi si avviò verso la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia ma le parole di Michael lo bloccarono.
"È vero che mi ami ancora?".
Federico non se lo aspettava. O meglio, forse se lo sarebbe aspettato, ma non in quel momento.
Si girò e i suoi occhi incontrarono quelli confusi di Michael. Federico intravide qualcos'altro al suo interno, forse desiderio.
Federico chiuse la porta e buttò la giacca sulla sedia.
"Hai sentito tutto?".
"Sì. Almeno credo. Era confuso, ho pensato di aver sognato ma sentivo la tua presenza. E ho sentito le tue parole".
Federico non si mosse e non riuscì a proferire parola. Non sapeva se negare o dire la verità.
"Quindi è vero? Mi ami?".
"Sì. Sì, ti amo". E dirlo fu così facile che non dovette neanche pensarci due volte. Si andò a sedere accanto a Michael e ancora una volta gli prese la mano.
"Ho dovuto quasi perderti per rendermi conto che non ho mai smesso di amarti" continuò Federico.
"Ci hai messo un po' a capirlo" disse Michael quasi ridendo. Federico lo guardò, confuso. "Perché io credevo davvero di averti perso per sempre".
"Cosa vuoi dire?".
"Perché credi ho rotto il fidanzamento con Andreas? Perché credi che sono tornato a vivere in Italia subito dopo?".
Federico lo guardò e il suo cuore cominciò a battere come non mai. Michael avvolse le loro mani tra le sue e le strinse.
"Perché ti amo, stupido. E volevo fare l'egoista e se non potevo avere te, almeno potevo stare vicino a te".
Federico scoppiò a ridere, prendendo di sorpresa perfino sé stesso. Michael sorrise ma rimase confuso.
"Scusa, scusa non volevo ridere, è che...è assurdo. Ci è voluto così tanto per ammetterlo".
"Io pensavo che nostro bacio a capodanno avrebbe risvegliato in te qualcosa".
"Quindi non è vero che te lo eri dimenticato!".
"Anche tu hai finto di non ricordare!".
Ci furono altre risate e Federico portò le loro mani istintivamente alle labbra, sfiorandole appena.
"Siamo stati proprio stupidi..." disse.
"Adesso che facciamo?".
"Non lo so".
Federico allungò una mano e andò a cingere il volto di Michael, il quale appoggiò la testa sul suo palmo, sorridendo.
"Perché non me l'hai detto prima?" chiese Federico in un sussurro.
"Non volevo farti scegliere una vita di paura e dolore. Pensavo che rifiutandoti ti avrei salvato dai pregiudizi del mondo e della tua famiglia. Volevo che avessi una vita bella, felice. Una vita giusta".
E fu così che quegli anni presero tutto un altro significato.
Michael che se ne andava, Michael che non gli scriveva, Michael che in tutti i modi cercava di distaccarsi da quel loro amore passato.
E Michael che provava un'ultima volta a riprenderselo lanciandogli messaggi scritti al piano per vedere se sarebbe tornato da lui, e Federico si sentì male ad aver ignorato tutti quei segnali.
La sua vita con Giulia era ritenuta giusta e una con lui lo avrebbe portato a lottare per i suoi diritti che non gli erano concessi in quel mondo.
Federico guardò l'uomo davanti a lui e prese la sua scelta.
In quel momento niente poteva scalfirli. Erano solo loro due e nient'altro importava, né il matrimonio di Federico, né le bugie.
Fu facile come prendere una palla al volo. Era l'istinto a parlare, seguito dal cuore.
Federico andò a sedersi sul bordo del letto e senza pensarci due volte, neanche una forse, si sporse in avanti fino a toccare le labbra di Michael.
Avevano un sapore insolito, di sangue, plastica e qualche strano medicinale, ma anche sotto tutto quello Federico poteva sentire che erano le sue. Quelle labbra di cui si era innamorato anni prima, che aveva assaggiato per la prima volta sempre con quel sangue in mezzo. Quelle labbra che non avrebbe più voluto abbandonare.
Non gli serviva altro, in quel momento.
Non fu tanto il fatto di poter baciare di nuovo quell'uomo che lo rese felice, bensì Michael che ricambiava il bacio, perché fino al giorno prima tutto quello rientrava solo nelle sue fantasie.
Si rese conto che quello stava succedendo davvero, che Michael era vivo e che dopo anni si erano finalmente ritrovati. Quando ricordò che erano passati undici anni dall'ultima volta che si erano amati consapevolmente, Federico si sentì così male da spingere ancora di più le sue labbra su quelle di Michael, come per accertarsi che fosse tutto vero.
"Easy" sussurrò Michael staccandosi. "Non ho ancora tutta quest'aria per baciare te così".
Federico rise, sussurrando, e appoggiò la fronte su quella del suo amante.
"Scusa. Scusa è che...mi sei mancato".
"Anche tu".
I loro occhi s'incontrarono e Michael non lasciò andare la presa sulla mano appoggiata alla sua guancia. Si persero nei loro sguardi e fu come un tuffo nel passato. Ricordarono i sentimenti provati anni prima, quando stavano insieme, e in silenzio li contemplarono.
A riportarli alla realtà fu il cellulare di Federico che cominciò a suonare. Con un sospiro pesante lo prese e rimase a fissare lo schermo per qualche minuto, poi lo rimise in tasca.
"È Giulia?" chiese Michael e Federico annuì.
"Vorrà sapere a che ora torno".
"Forse è meglio se vai".
Federico lo guardò, per un attimo preoccupato, ma dentro quegli occhi trovò una nuova realtà, una speranza accesa che non aveva assolutamente intenzione di spegnere.
"Ci vediamo domani, okay?".
Michael annuì e la paura che tutto quello fosse stato solo un momento di debolezza sparì quando Federico si abbassò un'altra volta a baciarlo. Fu un bacio più dolce, calmo, con meno urgenza di sentirsi addosso.
Quando Federico uscì dalla porta, Michael si accasciò sui cuscini con un sorriso stampato in faccia.
Le sue palpebre cominciarono a chiudersi e addormentandosi pensò che adesso aveva una ragione in più per svegliarsi il giorno dopo.
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ANGOLO HEART ♥
Vi ho fatto prendere un colpo eh? Sò perfida.
È dalle due del pomeriggio che sistemo e aggiungo parti a questo capitolo, ora son proprio felice di come è venuto fuori. Volevo darvi un buon capitolo e spero di esserci riuscita (non si sa mai!).
So che non basta questo a farmi perdonare ma credo di riuscirci con i prossimi capitoli ;)
Dai che magari diminuiscono le minacce (anche perché ho scoperto che una di voi vive nella mia stessa città quindi potreste delegare le minacce a lei...aspetta, perché ve lo sto suggerendo?!)Vi prendo ancora un momento per ringraziarvi, leggo sempre le vostre recensioni prima di andare a dormire e sorrido sempre così tanto che mi metto a piangere - sì, sono emotiva, ho pianto anche scrivendo questa storia. Comunque siete davvero delle persone fantastiche! E con taaaanta pazienza. Ma proprio tanta. Spero di ripagare il tutto ♥
A domani miei fantastici lettori,
may the Midez be with you.- heartcremisi
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Amore che vieni, amore che vai
Hayran KurguIn un mondo alternativo dove Federico conosce un certo Michael alle superiori, dove Michael fa scoprire nuove emozioni a Federico, dove imparano a diventare Mika e Fedez. Midez!AU WARNING: questa fanfiction è piena di angst. Forse anche troppo. Chie...