31. // eloïse

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Pensavano ci avrebbero messo più tempo, a creare la loro famiglia allargata.
Appena tre mesi dopo aver deciso di avere figli trovarono Annabeth, una giovane donna inglese disposta ad "affittargli" il suo utero. Michael si fece prendere dall'ansia e quasi la fece trasferire a casa loro, ma Federico riuscì a calmarlo e ad organizzare chiamate settimanali e tante camomille quando Annabeth gli diede un test di gravidanza positivo.
Quando Michael cominciò a preparare la camera del bambino andò in crisi perché non volevano sapere il sesso ma lui voleva organizzare comunque la stanza, e quando Federico propose il giallo come colore per le pareti, Michael impazzì.
"Ma non è perché penso che sia un colore neutro, mi piace il giallo!" ribatté Federico ma Michael ormai era già in salotto a sfogliare un catalogo di colori. Trovava adorabile quel lato ansioso del marito, anche se a volte esagerava. Alla fine optarono per un verde pastello e Yasmine si propose per fare qualche disegno per tutta la camera. Alla fine venne fuori una stanza così colorata che il verde pastello quasi non si vedeva.

Michael si chiuse in camera per un pomeriggio intero quando Federico minimizzò l'acquisto del seggiolone. A lui quei seggioloni sembravano tutti uguali e non era fissato sui particolari come Michael.
"Quello giallo era molto carino, andava bene?" chiese Federico. Era seduto a terra con i cani addormentati addosso e aveva la schiena appoggiata alla porta chiusa della camera da letto. Michael proprio non ne voleva sapere di uscire.
"Sei fissato con giallo".
"È un bel colore".
Alla fine ne presero uno rosso solo perché aveva il cuscino più morbido.

Quando Annabeth li chiamò per dirgli che le si erano rotte le acque, fu Federico ad entrare nel panico. Corse in macchina e quasi partì senza aver montato il seggiolino. Arrivati in ospedale cominciò a bombardare i medici di domande e quando si rese conto che stava parlando in italiano, si mise seduto accanto ad Annabeth e lasciò che fu Michael a parlare ai medici.
Arrivato il momento Annabeth chiese la presenza di entrambi in sala parto e quando si udì il primo pianto del bambino, Federico cadde a terra, svenuto.
Un infermiere lo aiutò a rialzarsi e quando la sua vista tornò a fuoco, Michael si girò e gli mostrò quella piccola creatura che ora teneva in braccio.
"È una bambina" disse tra le lacrime di gioia e quando Federico la prese in braccio, si chiese come avesse fatto a vivere fino a quel momento senza di lei.

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"La svegliamo?".
"Non ancora, dorme così bene".
"Ma sono ore che dorme, voglio vedere il suo sorriso".
"Oh, allora stanotte ti svegli tu quando piange, love".
"Lo faccio sempre!".
"No, io mi sveglio e quando tocca a te ti sveglio io. A volte addirittura i cani si svegliano prima di te".
"Ho un sonno profondo, che ci posso fare?".
"Ah lo so, il mio pigrone".
Una risata fuoriuscì dalle loro bocche e Michael aumentò la stretta attorno al corpo del marito. Eloïse stava dormendo e i due neo genitori si erano persi a guardarla dormire, perché vederla così serena era un qualcosa che gli scaldava il cuore.
"Ci riesci a credere che è nostra?" sussurrò improvvisamente Federico. Michael gli lasciò un bacio sulla spalla insieme a un suo sorriso.
"È strano, vero? Abbiamo una figlia. È assurdo se ci penso".
"Perché?".
"Eravamo due ragazzini innamorati e adesso siamo sposati con una figlia. Non pensavo potessi essere così felice nella mia vita".
Federico si girò e prese il volto del marito tra le mani e prima di dargli un dolce bacio, sorrise. Erano felici.
"Ti amo".
"Oh, ti amo anche io".
Le loro labbra si incontrarono ancora una volta ma Eloïse richiamò la loro attenzione quando cominciò a svegliarsi. I baci furono presto dimenticati perché la figlia richiese tutte le loro attenzioni e non ci mise tanto a mostrare ai genitori come stava migliorando il suo sorriso.

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La prima parola di Eloïse arrivò nel momento più inaspettato. Aveva otto mesi e due settimane e Michael continuava a ripetere che era presto, perché i bambini pronunciavano la loro prima parola tra i nove e i dodici mesi, come dicevano i suoi libri.
Erano tornati in Italia per alcuni impegni di Federico e anche per passare un po' di tempo nella loro casa italiana e con i nonni. Deborah era scoppiata a piangere quando avevano annunciato che avrebbero avuto un figlio, perché un nipotino da loro non se lo sarebbe mai aspettato. Adorava Eloïse e ogni volta che la teneva in braccio, Federico rimaneva a fissare quella meravigliosa immagine. Sua madre era fantastica e sarebbe stata di sicuro una nonna meravigliosa.
Oltre agli impegni di Federico, Michael accettò di fare un paio di interviste a Milano e così si ritrovarono nel backstage di Radio Deejay mentre aspettavano il momento di andare in onda.
"Rimanete qui?" chiese Michael a Federico nel camerino riservato alla famiglia Lucia-Penniman. Eloïse stava giocando con la collana che Michael aveva al collo, mordicchiandola ogni tanto.
"Staremo dietro i vetri ad ascoltarti. Tu non potrai sentirci, anche perché questa signorina qui ha la parlantina, sarebbe un disastro".
"I suoi versi sono troppo carini, alla gente non dispiacerebbe sentirla".
"Vuoi portartela dentro?".
"Meglio di no ma se la chiedono, tu me la porti".
"Va bene". Risero felici e un tecnico disse a Michael che erano pronti. Lasciò la figlia a Federico e con un bacio li salutò entrambi. Era ormai già fuori dal camerino quando la piccola parlò.
"Da-da".
Michael si girò pensando di aver immaginato tutto ma lo sguardo sconvolto e compiaciuto di Federico gli confermò che la loro bambina aveva effettivamente detto la sua prima parola comprensibile. Eloïse aveva la manina alzata e goffamente la muoveva in segno di saluto verso il padre e il suo sorriso mostrava quanto fosse fiera di quel suo piccolo gesto.
"Ha detto...?".
"...dada!".
Michael corse in camerino e riempì la bambina di baci tra risate e felici versetti. Arrivò con due minuti di ritardo all'intervista e Linus e Nicola gli chiesero se si fosse perso nei corridoi dell'edificio.
"No, stavo venendo qui e appena sono uscito dal camerino Eloïse ha detto la sua prima parola e mi sono lasciato un po' prendere dall'emozione" rispose Michael e guardò la sua famiglia sorridergli da dietro i vetri. Federico guardava con occhi innamorati la figlia che continuava a salutare il padre oltre il vetro. In momenti come quelli Michael si rendeva conto di quanto fossero fortunati.

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora