4. // ferite che il tempo va ad aprire

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Con il passare dei mesi i bulli cominciarono a darsi una calmata. Federico si stava creando la reputazione del ragazzo per bene che però, se gli facevi scattare i cinque minuti, poteva farti scappare a gambe levate e mandarti all'ospedale nello stesso momento. C'era comunque gente che non si faceva fermare da niente, c'era una specie di lotta interna tra gli studenti dei vari anni, e Federico spesso trovava Michael in bagno a togliersi il sangue dal labbro. Qualche volta c'erano anche dei suoi compagni di classe che provavano ad aiutarlo e Federico fu felice di vedere che non era l'unico a voler difendere l'amico.
"Se li becco la prossima volta ci finiscono loro in ospedale" esclamò Federico, pugni chiusi e sguardo pieno di rabbia.
Erano in palestra, l'insegnante di ginnastica aveva aiutato Michael a sistemarsi il brutto taglio che si era fatto poco prima mentre lo spingevano giù dalle scale. Quando era successo Federico era in classe, per sua sfortuna.
"Fede, non metterti in casini" esclamò Michael prendendo la sua giacca. "Io posso sopportare, tu hai ancora quattro anni in questa scuola".
"E tu due! Cavolo, Mika, non può andare avanti così!".
"Va avanti da una vita. It's okay, I can take it".
"It's okay un corno, dobbiamo fargliela pagare!".
"Violenza non è risposta a tutto".
Federico aprì la bocca per ribattere ma si ritrovò il viso nascosto nell'abbraccio dell'amico. Sospirò, maledì la differenza d'altezza e ricambiò l'abbraccio.
"Tu sei buono" riprese Michael. "Non diventare come loro. Fregatene".
"Ma non è giusto".
"No ho detto che è giusto, vita non lo è. Ma meglio niente violenza".
Federico sospirò e staccandosi dalle sue braccia vide un grande sorriso arrivargli da Michael. Non capiva come poteva essere così positivo con tutto quello che la vita gli aveva lanciato. Poi pensò che forse era proprio per quel motivo che cercava di vedere tutto dal lato positivo.
"Posso venire da te pomeriggio?".
Michael rise e annuendo si avviarono verso le rispettive classi.
Ormai Federico aveva quasi messo radici in quell'appartamento. Lo adorava, gli piaceva l'idea di non avere adulti attorno e pensava che a Michael un po' di compagnia potesse far piacere. A volte lui se ne stava semplicemente lì a studiare mentre Michael faceva le sue cose. Non dovevano neanche necessariamente passare del tempo insieme, bastava avere la presenza dell'altro accanto.
Era diventata un'abitudine, erano diventati migliori amici.
Michael ebbe qualche difficoltà a dirgli che stava per partire.

"Hai Nutella?" chiese Federico frugando nella credenza dell'amico.
"Ti fa male tutto quel cioccolato" rispose Michael dal letto. Stava lavorando al computer e Federico aveva deciso di prendere una pausa dallo studio e fare merenda.
"Quindi è un no?" chiese Federico e quando Michael annuì, lui fece un verso alquanto strano, quasi da cucciolo bastonato. "Ma io ho fame".
"C'è frutta".
"Ho fame di cibo proibito".
"Lo hai finito tutto tu due giorni fa, il mio cibo proibito".
"Potevi comprarne ancora un po'! Vuoi dire che son finiti pure gli arachidi?".
Michael rise, con gusto, e scosse la testa. Federico si arrese e si prese semplicemente un succo di frutta.
"Guarda che ho intenzione di passare l'estate a nascondermi qui, dovrai fare rifornimento" aggiunse Federico. Michael s'irrigidì e sospirando chiuse il computer.
"Qui?" chiese.
"Mia mamma cerca sempre di farmi fare attività con la nostra parrocchia, o il baby-sitter. Insomma, mi vuole riempire le vacanze con lavori sociali".
"Se non devi studiare per recuperare".
"Ho solo matematica sotto e ho ancora due settimane per recuperare!".
"Still, devi recuperare".
"Sei proprio un grande amico".
Michael rise, ma nel giro di due secondi cambiò espressione. Fece segno a Federico di sedersi accanto a lui e quest'ultimo presagì qualche brutta notizia. Quella faccia preannunciava sempre brutte notizie.
"Che c'è?" chiese.
"Mi sa che dovrai fare sociale in estate" rispose Michael. "Parto la settimana dopo la fine di scuola".
Federico sentì il cuore saltare un colpo, ma non subito. Non avevano parlato dei loro piani per l'estate, ora che ci pensava era ovvio che tornasse dalla famiglia quando poteva. Anche a Natale era scappato via per due settimane in Inghilterra. Era normale. Poi però sentì il tono triste di Michael e una lampadina gli scoppiò in testa.
"Ah, torni a casa. Giusto, non ci avevo pensato" disse cercando di nascondere al meglio il suo nervosismo. "Poi torni, vero?".
Già quella domanda anticipò i suoi dubbi e Michael gli prese la mano.
"Non credo" rispose e qui Federico sentì subito il suo cuore impazzire.
"C-come sarebbe a dire? Sei...sei al terzo anno, devi cominciare il quarto! Non puoi mollare adesso".
"Non voglio, ma non sono sicuro di poter tornare qui a settembre. Ci sono problemi a casa".
"Problemi? È successo qualcosa?".
"Mamma ha perso lavoro. Ha avuto piccolo incidente e non può camminare per due mesi, non potevano tenere lavoro in sospeso".
"Quindi non può aiutarti con la casa? Non c'è problema, ci sono io. I miei non hanno problemi con i soldi, possiamo aiutarti. O se no puoi venire a stare da me".
"Fede...".
"No, Mika, cavolo, non puoi lasciarmi! Possiamo trovare una soluzione, i miei non avranno problemi. Guardi sempre il lato positivo di tutto, fallo anche adesso!".
Michael abbracciò l'amico e si ritrovò un quattordicenne in lacrime da calmare. Non si aspettava quella reazione, immaginava tristezza e che insistesse un po' per farlo restare, ma di certo non quello.
"Non pensavo tu avresti pianto" disse Michael dopo un po' di silenzio. Federico si staccò dall'abbraccio e si asciugò le lacrime.
"Certo che piango, idiota! Sei il mio migliore amico" rispose. "Non ho mai avuto un amico come te. Ho Alessandro, certo, ma con lui è un'altra storia. Lo conosco da sempre, siamo cresciuti come fratelli ma con te è diverso".
Michael sorrise, un po' tristemente, a quelle parole.
"You're my best friend, too" rispose. "Non ho mai conosciuto persona come te".
"Ora capisci perché non puoi andartene? Ci siamo appena conosciuti, non posso già perderti".
In quel momento quelle parole suonarono equivocabili, come se stesse parlando al suo amato. Poi si rese conto che forse era normale parlare così agli amici. In fondo, era davvero il suo migliore amico, era diventato importante, non poteva perdere quella persona con cui riusciva ad essere quasi completamente sé stesso.
"Non è sicuro, comunque" rispose Michael. "Forse torno".
"You better come back" rispose Federico facendo ridere l'amico. Raramente rispondeva in inglese e quando lo faceva, aveva sempre un accento un po' troppo milanese per non ridere.

La scuola finì con un Michael felice dei suoi voti e un Federico decisamente sollevato nel vedere un sei in matematica nella sua pagella. Non era un genio, era nella media, ma quella materia proprio non riusciva ad entrargli in testa.
La settimana successiva la passarono insieme, quasi sempre a casa di Michael, con qualche cena e pranzo a casa di Federico con la sua famiglia. Mangiava spesso con loro, a sua madre piaceva proprio.
La sera prima che Michael partisse, Federico rimase a dormire da lui. La vista di Milano di notte era mozzafiato, proprio come se lo aspettava. La mattina lo accompagnò in aeroporto e dopo un lungo abbraccio e diversi "Ci vediamo", Michael sparì dietro alla porta dell'aereo e Federico rimase a guardarlo finché l'aereo non divenne un piccolo puntino tra le nuvole.
Federico tornò a casa e si buttò sul letto, sospirando. Quell'estate sarebbe stata di certo la più lunga di tutte.


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ANGOLO HEART ♥
Ciao :3
Prima di tutto: buona vigilia di Natale a tutti voi! (ormai è quasi Natale, gulp!)In questo capitolo vediamo cominciare i primi piccoli drammi, ahi ahi... !
Per adesso siamo ancora all'inizio, questi capitoli sono molto introduttivi e pian piano prenderà corpo una storia vera e propria :)
Grazie per aver letto fin qui <3

A domani :D

- heartcremisi



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