26. // amore che torni, non te ne andare

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Federico non ci pensò neanche a chiedere a Michael dove fosse andato quel pomeriggio, era convinto che fosse uscito per cambiare aria o forse per qualcosa che riguardasse il lavoro. Da quando avevano ufficializzato la loro relazione Michael aveva messo un fermo alla sua vita professionale. Passava più tempo in Italia che in Inghilterra, faceva poche interviste e di concerti ne aveva fatti solo un paio e tutti e due in estate. Stava lavorando a nuove canzoni e quello poteva farlo accanto al suo ragazzo. Federico continuava a dirgli di partire, di riprendere la sua vita in Inghilterra, perché lui questa volta lo avrebbe seguito – non subito forse, doveva darsi una sistemata prima ma questa volta lo avrebbe raggiunto. Continuava a ripetergli che non voleva trattenerlo ma Michael non lo voleva lasciare e continuava a dire che andava bene così.
Così non chiese mai di quel pomeriggio.
Il giorno dopo si era già dimenticato di quell'uscita fuori programma e fu solo felice di essere trascinato fuori dall'appartamento. Ci aveva messo le radici e Michael aveva bisogno di comprare un nuovo set di asciugamani, perché quelli che avevano erano stati massacrati da Melachi che aveva deciso di marchiare il suo territorio con i morsi.
Lo portò in un centro commerciale in centro e Federico vide che nessuno si curava più di tanto di loro, tranne qualche fan che riconosceva Mika e gli chiedeva di fare una foto. Era un pomeriggio decisamente rilassante, e un po' gli era mancata la semplicità delle giornate non contagiata dal suo triste umore.
"Questi sono così morbidi, senti!" esclamò Michael affondando le mani in un asciugamano color lilla.
"Sì ma non questo colore. È troppo simile al rosa".
"Il rosa non è brutto!".
"Preferisco il nero".
"Oh, come sei cupo! Eppure a volte ti vesti anche troppo colorato".
"Ho i miei momenti. Ci sono anche blu, potremmo prendere quelli".
"Blu va già meglio. Sono proprio belli. Che dici, li prendiamo?".
Federico annuì e quando Michael cominciò a cercare il set completo di asciugamani, lui si ritrovò a sorridere. A volte si stupiva ancora, quando facevano cose così normali come comprare un qualcosa che servisse alla casa. Era una situazione da coppia, era normale e il poterlo fare con Michael lo rendeva ancora più bello.
Michael si alzò con in mano il set e il suo sorriso a trentadue denti mostrò che era felice della loro scelta. Si avviarono verso la cassa quando Michael sussultò.
"Possiamo prendere tazze nuove!" esclamò. "Prima ne ho viste alcune proprio belle, che dici?".
"Va bene, però nei prossimi giorni il caffè me lo prepari tu che un altro giro qui non lo voglio fare".
Michael rise e lo baciò sulla guancia, felice della sua reazione positiva. Per un attimo aveva avuto paura che menzionando le tazze rotte avrebbe avuto un altro crollo, ma stava reagendo bene.
Arrivarono al reparto con le tazze e cominciarono a discutere sulla fantasia dipinta su di esse, a Michael piacevano quelle con i cani disegnati sopra, a Federico quella con un grande teschio bianco e fu così che si persero a parlarne per almeno una ventina di minuti. Alla fine ne presero due colorate per Michael e due un po' più cupe per Federico.
"Non sono cupe, sono solo uno stile diverso dal tuo" aveva detto.
Stavano andando alla cassa quando Federico si bloccò davanti ad un'altra cliente.
La donna sembrò notarlo perché anche lei si fermò, gli occhi spalancati e il cestello della spesa improvvisamente stretto al petto.
"Ciao Federico" disse la donna. Michael fece scorrere i suoi occhi tra loro due e rimase in disparte perché lo sguardo glaciale della donna non prometteva niente di buono.
"Ciao Anna" rispose Federico con quasi la stessa freddezza. Non durò molto, la sua.
"Non mi aspettavo di vederti in giro" chiese la donna e Federico quasi le rise in faccia.
"Neanche io" cominciò Federico e sentì di dover chiudere lì la discussione, prima di andare avanti. "Dobbiamo andare, scusaci. Ciao Anna".
Prese Michael per un braccio e superò la donna.
"Prego ancora per te, Federico" disse Anna. Federico avrebbe voluto ignorarla ma non ci riuscì, si girò e i suoi occhi incontrarono quelli freddi della donna. "Immagino che lui sia il tuo...compagno. Prego per voi, tutti noi della parrocchia lo facciamo. Siamo vicini a tua madre".
"Sono felice che non abbiate abbandonato mia madre, ma non c'è niente per cui pregare" esclamò Federico. Sentì le lacrime prendere forma nei suoi occhi ma strinse forte la mano di Michael e si fece coraggio. "Un giorno lo capirete. Capirete che siete dal lato sbagliato della storia e che non è stato Dio a creare l'omofobia, ma noi essere umani".
Anna rimase ferma come una roccia e Michael si strinse al corpo di Federico.
"Ciao Anna".
Si diressero veloci alla cassa, Michael pagò il tutto e tornarono a casa nel silenzio più totale.
Arrivati a casa Federico andò a sistemare i nuovi asciugamani in bagno e Michael si preparò ad accogliere il suo pianto disperato, ma quando uscì dal bagno e andò a salutare i cani con un sorriso sincero sul volto, Michael rimase sorpreso.
"Stai bene?" chiese.
"Mh? Oh, sì certo" rispose Federico. "Mi ha fatto bene dirle tutte quelle cose. È stato liberatorio, anche se mi ha fatto male. Ma c'è gente così in giro, non posso farmi buttare giù da ogni singolo giudizio, no?".
Michael sorrise e andò ad abbracciare il suo ragazzo, ricoprendolo di baci.
"Sono così fiero di te" esclamò.
"Mmh, grazie. Ora posso avere altri baci?".
Risero entrambi quando, caduti sul divano, furono i cani a riempire i loro volti di baci.

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora