30. // una famiglia (allargata)

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Nessuno dei due riusciva ad abituarsi a quella nuova situazione.
Per Michael era come vivere un sogno, perché viveva tra i due paesi che più amava, faceva il lavoro che aveva sempre desiderato fare e aveva l'occasione di chiamare l'uomo che amava suo marito. E da qualche anno era diventato addirittura legale, nella moderna Inghilterra. Era stata l'Irlanda a fare il primo passo e non ci volle molto prima che tutta la Gran Bretagna seguisse il suo esempio.
Per Federico era strano avere la possibilità di essere sé stesso ed essere sposato ad un uomo, non perché lo trovasse scandaloso – anche perché come poteva? - ma semplicemente si stupiva che il mondo stesse pian piano andando verso la parità dei sessi. Non tutto, ovviamente, il suo paese rimaneva uno di quelli che ancora non accettavano quel tipo di relazioni ma almeno avevano una casa dove potersi sentire sicuri.
Era estate, il sole splendeva sulla capitale inglese e Michael si svegliò con le braccia del marito attorno al petto. Dormiva ancora, il suo respiro gli accarezzava la pelle nuda appena sopra le lenzuola.
La sera prima si erano ritrovati dopo due mesi separati, tra tour che finivano ed eventi a cui partecipare avevano passato gran parte dell'estate in paesi diversi. Poi Federico aveva deciso di prendersi una pausa dal suo immediato successo e aveva preso il primo aereo per Londra, per tornare a casa dal marito che aveva appena terminato un tour.
Ci fu un momento di pace prima che Amira si accorse che uno dei due padroni si era svegliato e nel giro di qualche secondo il letto fu invaso dai quattro cani.
"Buon giorno" disse Michael quando Federico fu svegliato dai baci di Chewie.
"Mmh. Buon giorno" rispose ancora addormentato e Michael improvvisamente ricordò quella prima volta che si erano svegliati abbracciati dopo il loro primo bacio. Erano arrivati lontano.
"Qualcuno è impaziente di uscire" aggiunse Federico quando i cani cominciarono a tirare vie le lenzuola.
"Direi che è un buon motivo per alzarsi" disse Michael uscendo dal letto. Cominciò a raccogliere i vestiti da terra e passò qualche indumento a Federico. Quest'ultimo guardò l'orologio e la voglia di ricadere a letto fu molta.
"Sono le 7.30! Perché siamo già svegli?".
"Andiamo, è bello cominciare la giornata con una passeggiata nel parco! È estate, è bello stare fuori".
"Accetto solo se facciamo colazione fuori".
"Oh, cos'hai contro il mio caffè?".
"Niente, ma mi hai fatto venire voglia di fare colazione al parco".

Forse in quel momento era strano abituarsi a mattine tranquille come quella. Dopo una lunga passeggiata in mezzo al parco dove i quattro cani si erano persi a giocare con nuovi amici, si erano fermati al bar preferito di Federico e le tazze vuote e i piatti ripuliti della loro colazione confermò solo la preferenza per quel bar.
Rimasero in silenzio a godersi il vociare mattutino di persone che riempivano le loro giornate con la propria quotidianità. Quello che Michael vedeva ogni mattina in quel parco era una sorta di magia che echeggiava amore e pace.
E come ogni mattina, vedeva qualcosa che gli faceva scattare il cuore, come un brivido, un'emozione che prima non osava esprimere e che forse ora poteva lasciar libera.
Guardò suo marito e diamine, chiamarlo suo marito ancora lo faceva rabbrividire. Erano sposati da più di due anni e s'innamorava di quell'uomo ogni giorno di più.
Negli ultimi anni Federico si era proprio lasciato andare, aveva trovato una parte di sé che aveva nascosto a tutti e un po' ebbe paura a mostrarla a Michael. Quando tornò a casa con il primo tatuaggio Michael rimase a fissarlo con occhi sgranati, perché era bello in vista e non se lo aspettava. Federico cominciò a balbettare che era una vita che voleva farsi tatuaggi e Michael lo fermò prima che potesse andare in iperventilazione. Lo avrebbe amato in ogni circostanza, con o senza tatuaggi. Poi ammise che qualche tatuaggio lo rendeva solo più attraente.
"A cosa stai pensando?".
I pensieri di Michael vennero interrotti da Federico che lo guardava con quel suo solito sorriso compiaciuto, perché ormai capiva quando il marito stava rimuginando troppo su qualcosa.
"A tante cose" ammise Michael.
"Lo sai che puoi dirmi tutto, vero?".
"Certo che lo so!".
"Allora a cosa stai pensando?".
"Che vorrei un figlio".
Forse era stato troppo diretto e si accorse che quelle parole spaventarono il più giovane, così gli prese la mano e gli sorrise.
"Un figlio?".
"Sì. Non ne abbiamo mai parlato, di avere figli".
"No, in effetti non ne abbiamo mai parlato".
"Anni fa hai detto che li avresti voluti avere, prima o poi. Hai cambiato idea?".
"Non ricordo di aver fatto questa conversazione".
"Ero in coma".
Non gli piaceva mai ricordare l'incidente, a nessuno dei due. Federico si ricordò del suo piccolo discorso, di come avrebbe voluto avere figli ma che in quel momento era troppo presto. O meglio, non aveva la persona giusta accanto.
"Hai cambiato idea?" chiese ancora Michael.
"No, credo di no. Voglio dire, non ci ho più pensato perché è stato già difficile arrivare fin qui. Non credevo fossimo già a questo punto".
"Non dobbiamo esserlo, se non ti senti pronto. Ma vorrei capire se ne riparleremo, prima o poi".
Federico strinse la sua mano e quasi si agitò a quelle parole.
"Certo. Voglio un figlio, Mik, e sono sincero. Ora come ora forse non sono ancora pronto".
Michael sorrise e si allungò a dargli un bacio veloce.
"Va bene. Non c'è fretta".
Federico invece percepì tutto come una corsa.

La settimana successiva invitarono dei loro amici londinesi a pranzo a casa loro e così si ritrovarono la casa immersa nelle risate e racconti di una vita. C'erano anche dei bambini che correvano per il salotto rincorsi dai cani e qualche volta perfino da Michael.
"Questa casa diventa ogni giorno più bella!" esclamò Lily. Michael l'aveva conosciuta anni prima, mentre registrava il suo primo album. Erano rimasti amici da allora.
"Ci abbiamo messo un po' ad arredarla ma alla fine direi che il risultato finale è soddisfacente" rispose Michael. Erano a tavola e la seconda portata era già stata terminata.
"Io mi stupisco che l'abbiate finita di arredare in così poco tempo" aggiunse il marito di Lily, Hector. "Noi ci abbiamo messo quattro anni ad arredarla e non siamo due star famose come voi. Non so dove avete trovato il tempo".
"Diciamo che ci sono stati molti pomeriggi di lavoro forzato, vero?" rispose Federico e Michael sfoggiò il suo miglior sorriso colpevole.
"Era triste vuota! Volevo avere una casa ben arredata".
Ci furono molte risate, quel pomeriggio, e quando arrivò il momento del dolce Michael andò in cucina ad aiutare la loro amica Elettra. Tornarono con piatti e una grande torta che Michael appoggiò nel centro.
I bambini cominciarono ad accerchiare Michael, perché volevano l'esclusiva sulla torta, la prima fetta era sempre la migliore, dicevano. Così l'uomo si ritrovò con tre bambini attorno e quando il più grande chiese se poteva tagliare lui la torta, Michael lo aiutò.
Fu così che Federico si perse un attimo nel suo mondo, i suoi occhi che non si staccavano da quella scena. Michael stava tenendo la mano del piccolo Thomas che impugnava con troppa decisione il coltello, poi insieme passavano la fetta di torta su un piatto che Kim e Alexandra passavano ai rispettivi genitori. Era una scena contornata da quotidianità e Federico ne rimase catturato.
Finita la cena ripresero i discorsi sul lavoro mentre qualcuno si perdeva a giocare con i bambini. Federico era preso da una conversazione con Hector quando sentì un suono catturare la sua attenzione. Non capì neanche come avesse fatto a percepirlo, perché era un semplice sussurro emozionato che forse neanche Michael si era reso conto di aver fatto.
Elettra gli stava passando un piccolo fagotto bianco e il lenzuolo scoprì una piccola testa pelata quando entrò in contatto con la spalla di Michael. Era il nuovo arrivato nella loro famiglia, James, che per tutta la durata del pranzo aveva dormito nel passeggino nella stanza accanto. Michael non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Poteva vedere qualcosa nei suoi occhi. Adorazione, insicurezza, gioia, tenerezza e amore. Un improvviso luccichio andò a rivestire quei suoi meravigliosi occhi castani e Federico lo capì in quel momento.
Quella sera, quando spense l'ultima luce, si girò nel letto e cominciò a baciare il marito.
"Facciamo un figlio".
Michael lo guardò perplesso ma allo stesso tempo positivamente sorpreso.
"Cosa?".
"Ti ho visto oggi con i bambini e quando hai tenuto James in braccio, per un momento ho sperato che fosse nostro. Facciamo un figlio".
"Non possiamo fare un figlio, nessuno dei due ha un utero".
"Allora affittiamone uno. Adottiamo. Voglio un figlio, Mik".
Quasi pensò di sognare, Michael, quando si svegliò il giorno dopo solo per trovare Federico seduto accanto a lui con il computer in mano alla ricerca di una papabile madre surrogata.



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ANGOLO HEART
Siamo ancora nel mondo fluff, sta diventando una brutta abitudine. Poi ho voluto scrivere di un futuro dove il mondo è un po' più tollerante, mi sentivo positiva quando l'ho scritto! ☺
Devo dire che io vado molto agli estremi, questa storia era partita fluff, poi è diventata così angst da ricevere più minacce al giorno e adesso siamo ricaduti nel fluff più fluff.
Oltre a pagarvi le sedute dallo psicologo vi pago anche il dentista per tutte le carie da fluff ♥

Non mi dileguo in lunghi discorsi, perché so già che l'ultimo capitolo avrà una nota così lunga da diventare un mini-capitolo, quindi almeno oggi vi risparmi i miei monologhi.

Aggiungo solo che vi voglio davvero bene perché siete ancora qui dopo 30 capitoli e mi avete sopportata per tutto questo tempo. Grazie!
Ci vediamo domani con uno dei miei capitoli preferiti in assoluto ♥
Ciao!

- heartcremisi


Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora