Chapter15: You Hurt People When You Are Hurt

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15 - Ferisci le persone quando sei ferito.

'Sono io ad essere troppo debole?
O è il mondo ad essere troppo difficile?'
-Anon


Voltare pagina è un processo. Nessuno si sveglia da una notte passata a piangere e dimentica tutto. Non funziona così.

La guarigione richiede comprendere che non è mai facile dimenticare, ma puoi perdonare (così da trovare pace con te stesso). Accettare che non hai il controllo sulle cose che già sono successe, ma sapere che hai il controllo di cosa sta per accedere. 

Questo è ciò che ho imparato quando mia madre è morta. 

Mi ci sono voluti anni. E non posso dire che non fa più male. Devi vivere col dolore. Dopo tutto, il tempo non ti aspetta. Il mondo non si ferma per nessuno. Perciò devi andare avanti e lasciare che la corrente ti porti verso la prossima destinazione.

E so che Justin non ci è ancora arrivato. È ancora ferito. Sono passati solo pochi giorni e non può voltare pagina in uno schiocco di dita. Ma credo che piano piano ce la farà.

Anche se soffriamo per motivi diversi, c'è comunque la stessa cicatrice. 

Justin e io siamo da qualche parte in una zona grigia: stiamo bene, ma non del tutto. Il più delle volte, regna il silenzio tra di noi. Non c'è alcuno scambio di parole. 

Condividiamo la colazione e la cena solo per pura coincidenza. Gli chiedo della sua giornata e lui in cambio chiede della mia. Per rispetto, credo. Siamo ancora al limite dell'imbarazzo, ma mi va comunque bene. 

Ogni tanto colgo qualche sguardo discreto di Nana, ma non dice mai nulla.

Ma poi, ci sono certi momenti in cui a lui mancano alcune parti di lei. Cerca di non mostrarlo. Ma non è mai facile dimenticare qualcuno che una volta ti ha mostrato perchè il mondo è un bel posto in cui vivere, portandoti a lasciare da parte tutte le cose cattive. 

Lo capisco. Ci provo. Ma fa male. A volte. Ed è in quei momenti che mi ritrovo a chiedermi perchè sono ancora qui. 

"Justin?" lo chiamo quando lo vedo scendere le scale di corsa. 

Sembra sconvolto. I suoi capelli arruffati puntano in direzioni diverse, come se le sue dite avessero attraversato le ciocche mille volte. 

"Justin." dico nuovamente. "Dove stai andando?"

È notte. Abbiamo finito di cenare poche ore fa. E stava bene. Mi piace pensare che stesse bene. Stava zitto, ma parlava quando doveva.

Quando i suoi occhi trovano i miei, capisco che sotto quella superficie calma, c'è in realtà una tempesta. E per quanto cerchi di tenerla a bada, ha bisogno di liberarsi dalle catene che tengono incatenati i suoi demoni.

"Justin." sussurro. 

Distoglie lo sguardo, stringendo la presa sulle chiavi della macchina. Le tiene come se fossero l'unica cosa che potrebbe dargli serenità in questo momento. 

Cerco di mantenere la calma. 

"Io-" inizia. "Non posso restare qui."

Mi spezza il cuore. Ancora. Per la centesima volta. Rimango vicino al divano, immobile. Lo guardo uscire, finchè non chiude la porta dietro di sè, come se non fosse uscito così tante volte da quella porta... come se non mi avesse chiesto di restare... come se fosse facile per lui lasciarmi sempre sola al freddo. 

His Hidden Wife [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora