24.

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Michael osserva la scena in silenzio, probabilmente l'altro ragazzo è quello che lo ha picchiato e non vuole tornare nelle sue mani.
"Come fai a sapere come mi chiamo?"
"Sono stato a Oxford tempo fa, in una vacanza studio. Ora potresti venire un secondo."
Come fa a sapere tutte queste cose?!
"Scusami, ma mi spaventi troppo così." Dico ridendo.
Sospira, come se avesse perso qualcosa di importante e torna al suo posto.
"Che stalker." Dico.
Michael inizia a ridere e non smette più, tanto che contagia anche me e entrambi ci facciamo mandare fuori dall'aula.
"Chi è quel tipo?" Dico quando torniamo seri.
"Stacci lontana. Solo questo."
"Cosa vuole da me?"
Sospira.
"Evitalo, non voglio che tu finisca come me."
Vorrei non chiederglielo perché questo argomento lo fa stare male ma non resisto.
"È lui che ti ha fatto male?"
"In un certo senso, in realtà..."
"Non sei obbligato a parlarn-"
"Non fisicamente." Dice. "Con le parole."
Sposta il suo sguardo dal pavimento a me.
"E spesso fanno più male le parole che un calcio."
Mi avvicino e lo abbraccio.
Siamo seduti per terra, ma io un modo per abbracciarlo lo troverò sempre.
"Grazie Abi."
Sorrido. È uno di quei sorrisi belli, quelli veri. Quelli che riservavi per qualcosa, o qualcuno da tempo.

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