36.

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È stata una giornata lunga e difficile così andiamo a dormire presto. O meglio, lui dorme, io no.
Quanto mi dispiace che si faccia così male. Vorrei essere nata a Sidney. Averlo amato da quando sono nata, essergli stata accanto da sempre.
Avergli guarito le ferite da bambino, essere stata la sua migliore amica.
Purtroppo niente di questo era successo. Ci eravamo incontrati per caso, e quello era il caso più bello che mi fosse mai capitato.
Abbasso lo sguardo sul suo braccio, è ridotto così male che penso che tutte quelle garze non basteranno.
C'è una lacrima che scivola sulla sua guancia. Gli fa male, lo so. Se almeno potessi, prenderei io almeno una parte se non tutto il suo dolore per non vederlo soffrire così tanto.
Gli asciugo la lacrima e gli do un bacio sulla guancia.
Dorme così bene che ho paura di svegliarlo così mi alzo e sto per scendere quando sento un rumore.
"Prima forse sei stato un po' duro." Dice sua madre.
Sono appena tornati dal lavoro.
"Cosa stai dicendo? Non sai che ha iniziato a scriversi con una-"
"Si ma non serviva trattarlo in quel modo. È pur sempre tuo figlio!"
"Ti ricordo che lo abbiamo adottato."
Cosa?! Adottato? Non me ne aveva detto niente. Probabilmente neanche lui lo sa.
"E smettila di contraddirmi sempre." Dice poi.
"Eh ha parlato." Risponde lei.
Dio, quanto sono bambini.
Ritorno in camera, fortunatamente non mi hanno né vista né sentita.
C'è un solo problema.
Hanno iniziato a litigare di nuovo.

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