Capitolo Diciannove

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I was good on my own, that's the way it was
That's the way it was
You was good on the low for a faded fuck
On some faded love
Shit, what the fuck you complaining for?
( Needed Me - Rihanna )

Il suo risveglio in laboratorio fu tutto meno che tranquillo. Una scossa le percorse la schiena non appena decisa di aprire gli occhi con cautela, i muscoli fremevano ad ogni singolo movimenti e il suo intero corpo pregava per avere un attimo di pace. Non ricordava di essere mai stata così male in una delle sue solite sedute nelle ultime due settimane, quella volta invece, credeva di poter morire per davvero se avesse messo anche solo uno dei piedi sulla superficie gelata del pavimento. Il braccio disteso sul lettino era adornato dalle vene sporgenti che trasparivano grazie alla carnagione lattea di Luxia, gonfie e stordite, forse esauste quanto lei. Una parte di esso era coperto da uno spesso strato di cerotto a coprirle la piccola ferita causata dai numerosi prelievi di sangue che la dottoressa aveva ordinato di farle. Lux non capiva lo scopo di quei prelievi, ma del resto non capiva quasi nulla di ciò che accadeva in quel luogo colmo di segreti. Fu proprio quella curiosità insieme all'istinto di sopravvivenza che la spinsero ad alzarsi, sebbene avesse voluto restare lì a giacere in silenzio nel dolore che il suo corpo stava sopportando. Pochi passi le bastarono per sentirsi debole abbastanza da poter sprofondare sul pavimento gelido, ma cercò di ritrovare quel briciolo di buona volontà e si spinse a camminare verso il mobiletto tutto grigio posto vicino a quello che conteneva le sostanze nocive. Il primo cassetto conteneva soltanto siringhe, quando le dita sfiorarono il manico del secondo una strana sensazione iniziò ad impadronirsi del suo stomaco, Luxia ebbe la sensazione di aver appena toccato il fuoco e nessuno a quel punto avrebbe potuto aiutarla. Così aprì anche quello e non si sorprese nel vedere una serie di cartelle in fila per ordine alfabetico, aveva appena trovato dell'oro e lo aveva capito grazie al suo ottimo sesto senso. Gli occhi scuri vagarono per quei nomi che di familiare non avevano nulla: Hanna Jannet, Timothy Grace, Bella Forester, James Collins, India Trevis, Paul Kennett, Maya Abrham e altri nomi che di strano non avevano nulla, eppure la ragazza sapeva che se si trovavano lì un motivo c'era e di buono non aveva nulla. Stava per prendere una di quelle cartelle, la curiosità era al limite della sopportazione. Si mordeva incessantemente il labbro sentendo in bocca un gusto simile all'amaro provocato dal terrore mischiato alla dolcezza delle sue labbra, non aveva solamente paura, era eccitata per tutto ciò che stava facendo. Un senso di ribellione la spinse a toccare una di quelle cartelle, ma l'azione si bloccò quando scattò la serratura della porta. La ragazza chiuse in un tonfo il cassetto voltandosi di scatto e cercando di togliersi dalla faccia quell'aria di colpevolezza che era sicura di aver assunto. Le mani le tremavano appena lungo i fianchi e il suo petto non smetteva di alzarsi e abbassarsi con velocità disumana. Due occhi privi di colore si fecero spazio nella stanza, occhi in cui un tempo Lux si sarebbe persa volentieri, navigando nell'oceano azzurro che le iridi di Louis costudivano gelosamente.

« Come ti senti? » chiese il ragazzo chiudendosi la porta alle spalle, avvicinandosi a lei senza chiederne il permesso. La sua voce un tempo pacata e acuta, adesso risuonava alle orecchie di lei come roca e matura, come se quegli esperimenti oltre ad aver cambiato i tratti dolci del suo viso, avessero cambiato la sua intera personalità.

Lux non voleva credere a tale cambiamento, non voleva affatto pensare che l'unica persona che l'aveva accolta e aiutata era persa per colpa del suo egoismo « Potrei stare meglio. » affermò facendo una mezza risata, cercando di alleviare la tensione che si era creata nel momento stesso in cui i loro sguardi si erano incrociati.

A sua volta Louis, si era sentito sempre bene in presenza della mora, eppure sentiva che davanti a loro c'era un muro enorme a dividerli e lui era troppo codardo per poterlo abbattere. Poggiò una mano sul suo braccio facendolo scivolare fino ad arrivare al polso di lei, le dita affusolate lo circondarono e iniziò ad accarezzarne la pelle un po' fredda. Sentiva la mano di Lux tremare sotto quella presa decisa, non credeva di riuscire a metterla così in soggezione, non era il suo scopo, nonostante ciò avere quel potere su di lei lo colmava di gioia « Mi manchi, mi mancano anche gli altri. » affermò in un sussurro, i suoi occhi erano lucidi e Lux riuscì a vedere dell'umanità in essi « Non faccio altro che pensare a te, a quello che ti ho fatto, a quello che vorrei farti » la voce si incrinò mentre la presa sul polso si fece sempre più decisa.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora